Società e squadra, tifoseria ed allenatore: sarebbe grave per tutti se il consueto miracolo di San Siro e San Samir - carismatica coppia non meno implorata di quella dei santi Cosma e Damiano dalle parti di Porta Nuova a Milano - sbiadisse o cancellasse il chiaro messaggio  riferito al mondo del calcio dal fortunoso pareggio strappato ieri dalla Beneamata alla Dea.
Perfettamente leggibile a chiunque - per la limpidezza dei contenuti e per la chiarezza delle forme espressive - il segnale lanciato ieri sera durante Atalanta-Inter nel mezzo degli sforzi interisti per tutelare la porta dei nerazzurri milanesi dagli attacchi insistiti e travolgenti dei nerazzurri di Bergamo suonava grossomodo così.
"Ma la società di Marotta, che proprio in questi giorni e in queste ore sta dragando il mercato alla ricerca di validi rifinitori, geniali incursori, veloci laterali a tutta fascia, stoccatori di attacco ed ancora giovanissimi registi, mezzepunte ispirate, granitici centrali difensivi meglio se altissimi di statura, agili, nonché veloci e svettanti di testa - si rende conto che, nell'undici opposto all'Atalanta, ieri dopo un po' non correva più nessuno in mediana? Qualcuno, nei vertici decisionali societari, ha per caso notato - o colto almeno di sfuggita - che tra Gagliardini, Sensi e Borja Valero, si stava svolgendo una gara a chi correva di meno? Qualcuno ha colto lo stato di incipiente asfissia polmonare e l'evidente affaticamento dell'intera cerniera mediana dell'Inter, ad eccezione di un Epico Brozo che, in tutti e 94 i minuti di gioco, ha corso, stracorso, rincorso, anche per gli altri tre compagni di squadra? 
L'estensore di queste righe - per sue conclamate carenze linguistiche - proprio non immagina come in lingua croata si "mandino a vaffa" compagni di squadra accidiosi, complessati, affaticati, disonesti o infortunati che corricchino di mala voglia mentre l'avversario sprinta, aggredisce, raddoppia, morde caviglie ai suoi compagni di squadra. Ma quell'espressione idiomatica che fa "Brisky brosky buskin zaboj!" che più e più volte è ritornata, ieri sera, ad increspare in una smorfia di sforzo e di rabbia le labbra di Brozovic - mentre inseguiva una coppia di centrocampisti avversari, raddoppiava da solo il servizio di guardia sul Papu, tamponava sul portatore di palla Malinowsky, andava a tirar a rete nella porta di Gollini e poi affondava i tacchetti sulla caviglia di Illicic, in un tackle di schiumante ferocia agonistica - posso garantire che in Italiano è tranquillamente traducibile in un banalissimo "Vaffa".
Ma sfiderei chiunque a mantenere un linguaggio aulico ed altero, mentre insegue, cioé corre appresso da solo, all'intera squadra del Campionato italiano nella forma fisica migliore e più smagliante di tutte e venti. Possibile, che nessuno dell'Inter - tra Conte e Marotta, Ausilio e Antonello, Stellini e Vanoli (ex giocatori e collaboratori tecnici di Andonio) - si sia accorto che ieri sera nella mediana interista già da mezz'ora prima della fine della partita non correva più nessuno? Era come fosse venuta meno la carica a molla di un giocattolo a ruote o la spinta cinetica di un motore rimasto a secco.
Allora, ha poco e anzi nessun senso logico attardarsi ed eventualmente svenarsi economicamente per regalare alla squadra il sofisticato rifinitore per la trequarti, che - in punta di piedi e con un impeccabile "Fais do do" degno di Margot Fonteyn" - sa fare 82 palleggi consecutivi sull'alluce sinistro nel mentre recita il monologo di Amleto in danese, l'infinito di Leopardi in italiano, le "Odi di Riccardo Reis" di Dylan Thomas in gallese.
Se al dunque, nessuno dei rinomati mediani interisti è pronto, disposto, capace, interessato, o fisicamente in grado di opporre i muscoli, la determinazione, l'olio di gomito, l'onestà contrattuale, la rabbia agonistica, alla maggiore prestanza e alla superiore corsa degli avversari di che stiamo parlando quando leggiamo del sogno interista di uno scudetto nerazzurro? Come si fa - in un ambiente professionale tanto esigente e competitivo come quello della Società "Internazionale FC" - a dilungarsi mesi e mesi nella scelta più vantaggiosa di un fluidificante a tutta fascia, di ampia esperienza e di classe comprovata, se poi oltre all'Epico croato dallo sguardo triste e dalle braccia sempre sconsolatamente allargate davanti al nulla agonistico prodotto dai suoi compagni di linea, nessuno insegue l'avversario che porta palla? Nessuno l'intralcia, nessuno lo sgomita e, ai limiti del regolamento, nessuno lo butta per terra? "Brisky brosky buskin zaboj!", gridava ieri sera il povero Brozovic con la lingua di fuori mentre entrava "in estirada" su Gosen al galoppo sulla fascia sinistra e prima di chiudere in fallo laterale la successiva sgroppata di Hateboer. Non vorrei che sulla panchina gli accidentacci rivolti dal maratoneta croato alla ciurma impigrita dei suoi compassati compagni di squadra - "Vai tu, o vado io? No, lascia fare a Brozo che ha più voglia..." - fossero rimasti mal intesi, mal interpretati o inascoltati, dall'allenatore Conte.
Eppure, il messaggio di Brozo - più volte a braccia aperte con lingua penzoloni - era chiarissimo. "A che pro - diceva così ieri sera la triste invocazione croata - continuare a perder tempo, soldi, energie, lavoro, nella scelta di costosi giocatori di grande classe comprovata, di celebrità internazionali e di stelle di primaria lucentezza, se quel che manca all'Inter attualmente è un mediano-tappezziere, un mediano-falegname, un mediano idraulico, anche di modesto lignaggio e di basso stipendio, disposto ad impegnarsi fino alla ultima sua stilla di sudore nell'antica attitudine del calciatore di inseguire il suo avversario, di contrastarlo nella gestione del pallone, di anticiparlo nella ricezione dei passaggi, di non lasciarlo pensare con un "pressing" asfissiante?".
La sola ed unica risposta a tale domanda che ho sentito finora è quella - accorata e quasi disperata - pronunciata ansimando ieri sera da Brozovic, che suonava più o meno così "Brisky brosky buskin zaboj" e - l'ho già detto - vuol dire "Vaffa".
Da tifoso interista, spero che non resti agli atti questa unica risposta alla generalizzata crisi di fiato e motivazioni affioarata dalla squadra nel difficile match di ieri.