L'odierno confronto tra la squadra di Inzaghi e quella di Spalletti a San Siro non mettera' l'una di fronte all'altra solo la Lazio e l'Inter. Ma anche le filosofie dei due allenatori - schieramenti strategici, impostazioni tattiche ed equilibri di gioco, chiavi di assetto, allineamenti, posizioni, ruoli - e in sintesi gli "ideologismi" di Luciano, che segue un preciso progetto fisso e immutabile (e' un 4-3-3 con il vertice avanzato al centro della mediana, vicino al centravanti) a prescindere dai calciatori che ha contro i "pragmatismi" di Simone. Questi finora ha adattato la sua squadra a esigenze, condizionamenti, ispirazioni, ambizioni e obiettivi di volta in volta diversi. Se un principio si puo' notare nella Inzaghiade - cioe' nelle modalita' in cui la Lazio affronta l'avversario con accorgimenti specifici meditati su misura della squadra che sfida - e' proprio l'estrema e assoluta duttilita' proteiforme delle formazioni, delle linee, degli equilibri. Quindi nell'assenza di una sola e unica impostazione, nella rinuncia ad ogni ideologia. Nella Lazio si e' visto ogni e qualunque tipo di schieramento. Talmente fluido ed adattabile il 5-3-1-1 che si puo' definire "assetto base" (con gli esterni bassi spesso proiettati avanti come ali e gli interni avanzatissimi, anche al fianco del solo attaccante-vero, mai isolato e estraneato), che non sarebbe errato presentarlo come un 5-2-2-1, in quanto i due"mediani veri" Pezzini e Parolo garantiscono a Milinkovic Savic ed a Luis Alberto ampia e continua liberta' d'inserimento nel gioco d'attacco e nelle conclusioni. Elementi versatili come Anderson (ala, mezzapunta, rifinitore e anche seconda punta e centravanti agile), Lulic (galoppatore esterno mobile su tutta la fascia sinistra e  dotato di ampia falcata e tiro potente con il sinistro), Radu (centrale difensivo, terzino sinistro o entrambe le cose nella stessa partita), i due citati interni goleador (fisico e stacco dello slavo lo rendono un imprevedibile socio di attacco di Immobile) riadeguano e riposizionano di continuo le linee della Lazio durante una partita. E se e' vero che Inzaghi predilige il contropiede - con folate di cinque o sei giocatori che avanzano tutti insieme con fraseggi stretti o con cross per Milinkovic Savic) - e' altrettanto vero che la sua squadra sa restare per decine di minuti a palleggiare nella meta' campo avversaria in attesa di piazzare la zampata.

                                                                                                                    Non si e' mai visto nulla del genere nel  team di Spalletti. Tanto rigida e schematica appare la sua impostazione, quanto parziale, limitata e difettosa si e' rivelata finora l'applicazione in campo di schemi, assetti, principi. In particolare la modestia tecnica e il deficit di qualita' del parco-giocatori disponibile ha pregiudicato (o "compromesso") il rendimento della quadra. E proprio dove la Lazio si esprime meglio cioe' sulla fascia laterale sinistra, l'Inter ha evidenziato i suoi peggiori difetti e le piu' gravi lacune: voragini. Cioe' "contraddizioni", parlando di visioni e di filosofie. Joao Mario sarebbe un buon esterno portatore di palla con un buon palleggio, l'attitudine a gestire la palla con ordine ed a dettare il passaggio con generosita', oltre a quella di rifinire assist con precisione e intelligenza. Ma nell'Inter "scolpita" da Spalletti il portoghese l'esterno  non lo fa. E' costretto a giocare in posizione centrale a ridosso del centroavanti senza averne le doti. Senza averne nessuna. Non ha il temperamento, il passo, lo scatto, il rush, la cattiveria e l'ispirazione ne' il tiro come sanno i tifosi neroazzurri.  Ma la testardaggine con la quale si nega a Joao Mario la possibilita' di giocare al posto suo da esterno - del resto a destra c'e' Candreva e a sinistra Perisic - nega altresi' il necessario presidio e la vitale coperura della fascia laterale sinistra. Cio' che nella Roma di Spalletti faceva Strootman e che egregiamente fa tuttora (pressing, copertura, raddoppi, interdizione, poi anche impostazione e regia) nell'Inter non lo fa nessuno. E poiche' la squadra milanese non ha neppure un gran terzino sinistro, basta avere visto le sue partite per prendere nota che la quasi totalita' dei gol incassati finora ha avuto origine (e spesso conclusione) da iniziative portate dalla fascia destra della squadra avversaria. A sinistra, infatti, manca un mediano che colleghi la posizione del terzino a quella dell'ala. E per coprire questo buco Spalletti sta snaturando, avvilendo, contrariando, il suo secondo migliore attaccante: Perisic. Nella sua Roma i 3 fenomeni del centrocampo - De Rossi frangiflutti arretrato sul centrodestra, Strootman mediano incontrista oltre che playmaker sul centrosinistra, Nainggolan a tuttocampo  su e giu' come un incursore centrale (con Florenzi non raramente schierato a destra come tornante) - coprivano perfettamente quella mediana. Con un regista tradizionale in mezzo al campo (il playmaker Borja Valero) e utilizzando come incursori Brozovic o Joao Mario (entrambi pero' inadeguati....), l'Inter si ritrova puntualmente con un vuoto sulla sua fascia sinistra. E che si chiami Suso (peggio della grandine per l'Inter le sue iniziative da destra verso il centro...!!) o De Paul, Verdi o Ciceretti, Berardi oppure Yago Falque l'esterno avversario che da destra stringe al centro dribblando verso la porta di Handanovic, troppo spesso segna o fa segnare. Troppo comodo prendersela con il giapponesino o con il suo collega in campo - fosse Santon o Dalbert - che nella semitotalita' di tali situazioni e' restato a presidiare la sua fascia esterna di competenza. Il problema e' che l'Inter non ha mediano sinistro e che Perisic in quel ruolo e' un assurdo spreco, una bestemmia tecnica. Oltre che un rimedio inadeguato. 

                                                                                                                              Non si riesce a capire perche' un  tecnico bravo e intelligente come Spalletti non abbia ancora neppure provato a correggere l'assurda e pericolosa contraddizione del suo schieramento tattico nel modo piu' facile e cioe' restituendo a Joao Mario la sua fascia di sinistra (che avrebbe il fiato e la generosita' per coprire per intero anche in fase di tamponamento, interdizione e raddoppio) ed avvicinando Perisic (gia' utilizzato piu' volte da Mancini come interno) ad Icardi per non lasciare solo un centroavanti d'area, come lui, facilmente isolabile senza rifornimenti adeguati. La testardaggine con cui Spalletti insiste ad alternare senza successo come "incursore" ora Brozovic, ora Joao Mario, ora Borja Valero e pure Vecino, ovviamente, non lascia molte speranze di correzione degli squilibri tattici che stanno uccidendo le potenzialita' di successo dell'Inter. Ora poi che la Lazio sa collocare le sue pedine offensive con un'intelligenza diabolica, si puo' gia' presumere che l'uomo-chiave biancoazzurro (anche a prescindere dal risultato finale della partita) sara' Luis Alberto e cioe' la mezzala destra offensiva che Inzaghi collochera' sicuramente in quella zona dello schieramento interista, che Spalletti - inevitabilmente o deliberatamente ed incredibilmente - lascia vuota dall'inizio del campionato. Si ha dunque un bel dire che rispetto al mercato di gennaio all'Inter manca un quarto difensore centrale, il vice-Icardi, l'incursore di centrocampo degno di questo nome oppure una mezzapunta (ma fino all'estate scorsa non c'era Jovertic?) in grado di rifornire Icardi ed anche un terzino sinistro piu' rassicurante dei vari Santon, Nagatomo e Dalbert. Ma non e' vero. Innanzitutto all'Inter serve un mediano sinistro che sappia chiudere quella "autostrada del gol" perennemente spalancata a vantaggio degli avversari sulla loro fascia destra dalle convinzioni ideologiche dell'allenatore neroazzurro. Finche' non si chiude quella falla, restera' difficile una ripresa delle potenzialita' di successo dell'Inter. Si vada a rivedere l'antologia filamata dei gol subiti dall'Inter. Si faccia caso da dove originano nel 90% dei casi. Sempre dalla fascia difensiva sinistra dell'Inter e piu' esattamente dalle conversioni al centro di un palleggiatore di attacco che, dalla sua destra, stringe al centro tagliando le difese dell'Inter come un coltello caldo nel burro. Il solo che ancora non se n'e' accordo e' Luciano Spalletti.