La Juventus o si ama o si odia. Non esiste una via di mezzo.
Ragion per cui mentre mezza Italia tifava i bianconeri contro l’Atletico Madrid, l’altra metà era impegnata a sostenere i ragazzi di Simeone. Ciò è valso anche per i tifosi del Napoli – testimonianza diretta – che vedono nella Juventus la nemica sportiva numero uno, così come la metà italica non sostenitrice della squadra di Allegri.
Sarà perché alcuni napoletani si sentono un po’ spagnoli, sarà il sangue degli avi borbonici che ancora scorre in alcuni partenopei, fatto sta che in tanti erano pronti alla più grande delle gufate. Noi tifosi del Napoli abbiamo però subito ancora lo smacco non solo di vederli nuovamente vincere, ma anche di compiere un’impresa per alcuni insperata. Un’impresa realizzata poi dall’uomo migliore, quel Cristiano Ronaldo che una volta giunto in estate a Torino ha provocato un be po' di invidia in tutti i tifosi delle altre squadre. 

Nel mio piccolo ho intrapreso una piccola battaglia quotidiana, con tutte le conseguenze negative del caso, che se portata a compimento potrebbe pure diventare un cambiamento rivoluzionario.
Quella di convincere i tifosi del Napoli a smettere di gufare la Juventus. Pur venendo additato come simpatizzante bianconero (lungi da me) mi chiedo: “A cosa serve tifare contro se continuano a vincere? Cosa c’è da gufare se da 7 (quasi otto) anni consecutivi vincono scudetti? Non sarebbe meglio sperare che sia il Napoli a mettere in bacheca qualche trofeo? A chi importa se la Juventus dovesse vincere la Champions se il Napoli dovesse trionfare in Europa League?”.

Dunque, sarebbe il caso ora che la squadra di Ancelotti portasse a casa quella coppa che gli azzurri hanno conquistato una solo volta in quasi 93 anni di vita. Non solo, sarebbe anche ora che il Napoli inizi ad affrontare ogni singola partita in ogni singola competizione come se fosse la gara più importante del momento, senza regalarci scempi come quelli di domenica contro il Sassuolo o quelli di San Siro contro il Milan in coppa Italia, quando si decise di non scendere in campo.
Come se la coppa nazionale non fosse abbastanza di livello per poter essere conquistata. Costruire la mentalità vincente, missione di Ancelotti. Pensare al raggiungimento dei propri obiettivi. Così che le soddisfazioni arrivino da vittorie proprie e non da sperate sconfitte altrui.