Il Milan l'anno prossimo si appresterà a compiere, forzatamente, l'ennesima rivoluzione. Pioli non verrà confermato. C'è una remotissima speranza che il tecnico nativo di Parma, se vince la coppa Italia e raggiunge il quarto posto in campionato, possa essere riconfermato o comunque preso in considerazione per la panchina del Milan l'anno prossimo, ma è molto più probabile che sulla panchina del Milan ci sia un nuovo coach per la prossima stagione.

Max Allegri, Ralf Ragnick, Luciano Spalletti, Gian Piero Gasperini, sono i nomi più accostati con insistenza negli ultimi tempi al Milan, in particolare i primi due. E sono anche nomi che sposano due idee di progetto opposte e diverse, e anche divisive. La prima vede come sponsor Paolo Maldini e Zorro Boban, la seconda idea vede come suo sostenitore l'amministratore delegato Ivan Gazidis. Allegri da una parte e Ragnick dall'altra. La certezza e l'incognita.

Prendere Allegri significa andare su un profilo affermato, una certezza che prevede un progetto più votato ai risultati immediati. Il ritorno di Max significherebbe prendere un coach al quale dover non solo garantire 10 milioni di euro netti a stagione, ma anche un calciomercato dove si devono prendere almeno tre top affermati di esperienza. Per intenderci gente come Thiago Silva, Modric, magari la conferma di Ibrahimovic e  gente come Cavani. Con il monte ingaggi che magari potrebbe restare in paletti accettabili in ottica FFP, ma che comunque é destinato a lievitare. Per far comprendere meglio anzichè garantire ingaggi da 3.5 mln a Biglia, 3 mln a Bonaventura e simili ingaggi a profili come Calhanoglu, è meglio prendere e garantire 10 mln a Modric, e far crescere profili giovani alle sue spalle come Pobega, di proprietà del Milan che può riportarlo alla base e che tanto bene sta facendo con il Pordenone in Serie B. Si accontenterebbe di un ingaggio di 1 mln o anche meno. In questo modo si riuscirebbe a prendere dei top player e avere al tempo stesso un monte ingaggi in linea con i parametri a cui il Milan si deve attenere. Biglia e Bonaventura che tra l'altro lasceranno il Milan a fine stagione a parametro zero sgravando così i rossoneri del loro ingaggio.

Prendere invece un profilo come Ragnick significa andare su una incognita, anche se è un profilo intrigante e affascinante, ma il suo ingaggio significherebbe seguire una strada sconosciuta mai battuta prima, e che non si sa dove può portare. Ragnick sarebbe un manager all'inglese nel Milan. Sarebbe sia il direttore sportivo e sia l'allenatore. Prenderebbe la metà di Allegri per quanto riguarda l'ingaggio. Farebbe spendere ma punterebbe su giovani da far crescere. Forse con qualche elemento di esperienza, ma non è certo questo. Di sicuro c'è che prenderebbe le redini del Milan sia in campo che dietro la scrivania, per quello che concerne il calciomercato, coadiuvato da uomini di sua fiducia che lavorano con lui. E probabilmente questo significa anche rinunicare a profili come Maldini e Boban nel management rossonero, che con Ragnick lascerebbero il club.

Allegri anche lui interverrebbe in sede di calciomercato ma in maniera meno netta rispetto a Ragnick. Farebbe un focus sulle caratteristiche dei calciatori e darebbe dei nomi da prendere. Darebbe le direttive ma non condurrebbe lui le trattative in sede di calciomercato. Ragnick sì. E con Allegri resterebbero Maldini e Boban in società. E probabilmente anche Gazidis nonostante non sia stata sposata la sua linea di vedute.

Allegri è già stato nel Milan e ha già vinto con il club rossonero uno scudetto e una supercoppa italiana. C'era anche Ibrahimovic e Thiago Silva in quel Milan. E potrebbero ritrovarsi nuovamente tutti insieme in quel di Milanello. Ragnick non ha mai allenato in Italia. Allegri ha anche vinto con la Juventus a livello nazionale diversi scudetti, coppe italia e supercoppa italiana. Ragnick ha vinto come allenatore  in Germania con lo Schalke 04 coppe nazionali e con lo Stoccarda una coppa intertoto. Non ha mai vinto una campionato tedesco se non in seconda divisione con l'Hannover. E' più un dirigente che un allenatore.

Ragnick dal 2012 coordina le squadre della Red Bull, il Salisburgo e il Lipsia, di cui è direttore sportivo. Nel 2015/2016 decide di promuoversi come coach del Lipsia e lo porta nella massima serie della bundesliga, grazie ad un secondo posto nella seconda divisione tedesca.  Lascia la panchina nel Lipsia e vi ritorna nel luglio del 2018 per una stagione. Nel mezzo anche un problema di stress. Mantiene comunque il ruolo di direttore sportivo del Lipsia e continua il suo percorso professionale con la Red Bull diventando head of sport and development soccer del gruppo, avendo così la gestione del mercato di tutte le squadre di calcio di proprietà della Red Bull, non solo Salisburgo o Lipsia.

Ragnick è più un ds che un allenatore. Con il Lipsia in particolare ha fatto un grande lavoro portandolo dai bassifondi al terzo posto in Germania nella massima serie e portandolo anche a disputare la Champions League.

Allegri è una certezza. Ragnick una incognita. E il Milan ha bisogno di certezze. Non è più l'epoca di Silvio Berlusconi che si poteva permettere di stupire affidando la panchina del Milan a Sacchi, che veniva dal Parma. E' stata una grande intuizione di Silvio, ma va anche detto che quel Milan aveva la squadra più forte in assoluto compreso il trio olandese Gullit, Rijkaard e Van Basten, e insieme hanno fatto la storia del calcio vincendo tutti i trofei più importanti. 

Il Milan deve andare sul sicuro, sul concreto, non deve cercare di stupire il mondo con una scelta coraggiosa, anche affascinante e intrigante, ma tremendamente rischiosa come Ragnick. Chi scrive personalmente sta dalla parte di Maldini e Boban, e quindi preferisco Allegri a Ragnick.

Ed Elliott, il patron del Milan, da che parte sta? Su chi ricadrà la scelta? Verrà seguita la linea di Maldini e Boban oppure quella di Gazidis? O si opterà per una via di mezzo, un mix tra Allegri e Ragnick, magari quel Simone Inzaghi che molti danno alla Juventus. Italiano che ha già allenato in Serie A come Allegri, ma che non ha mai allenato il Milan come Ragnick, anche se Simone ha il fratello Filippo che ha allenato il Milan e che quindi potrebbe in teoria consigliarlo o comunque informarlo sull'ambiente. Le sorprese possono essere dietro l'angolo, ci sono anche le figure di Spalletti e Gasperini, il primo come profilo più vicino ad Allegri come esperienza, il secondo più a Inzaghi, che aleggiano nell'area, ma in tutto questo non sappiamo cosa sceglierà Elliott.

Elliott metaforicamente può essere accostato alla storia de "La Gabbianella e il Gatto". In molti sicuramente conosceranno questa storia per bambini, magari avranno letto la favola o visto il cartone animato con i propri bimbi o i propri nipoti, o magari i propri genitori glielo avranno letto o fatto vedere quando erano piccoli, o ancora si potranno essere imbattuti in questa favola attraverso figli di parenti o amici della loro cerchia. 

La favola è stata scritta da Luis Sepùlveda, scrittore cileno naturalizzato francese, ma il cartone animato è italiano, prodotto da Vittorio Cecchi Gori, ex patron della Fiorentina, per la regia di Enzo D'Alò. E' la storia di Kengah, una mamma gabbiano che muore avvelenata dal petrolio mentre era in acqua. Prima di morire la mamma gabbiano riesce a convincere un gatto, di nome Zorba, che si è imbattuto in lei di ritorno da una zuffa, a prendersi cura del suo piccino. Lo convince a non mangiare l'uovo, a curarlo fino a quando non si schiude, e una volta nato a insegnare a volare al piccolo. Nonostante la sua natura, alla fine il gatto manterrà la promessa fatta alla mamma gabbiano.

Elliott deve fare come Zorba. Prendersi cura del Milan e portarlo a volare in alto. Il Milan è un top club, deve stare ad alti livelli. Il periodo di transizione può esserci, ma non può durare a lungo. Il Milan non può essere snaturato da quello che é. Non é una squadra che può sempre scommettere su talenti giovani in campo e incognite in panchina. Certo, a volte questi giovani e queste incognite possono stupire, e fare bene, ma sono un rischio che il Milan non può accollarsi a lungo.
Il Milan ha bisogno di un giusto mix. Ha bisogno non solo di scommesse, ma anche di certezze e di profili affermati. Il Milan ha bisogno di tornare a volare. Con Allegri si è più sicuri di poterlo fare.