Negli ultimi 2 anni il Milan di Li prima e di Elliot dopo ha affrontato una continua rivoluzione, sia sul fronte societario che sul fronte sportivo.

Dopo una esagerata ed ingiustificata dichiarazione di intenti del duo Fassone - Mirabelli, lo scorso anno, i rossoneri hanno disputato una stagione dignitosa, con alti(pochi) e bassi(ben di più), frutto in gran parte delle scelte gestionali del duo societario e della parte tecnica. Montella, nella prima fase di stagione, ha esageratamente insistito su un cambio di modulo, dovuto soprattutto all'arrivo di Bonucci, che ha snaturato gran parte degli interpreti, portando Suso sul banco degli imputati e annullando giocatori importanti come Çalhanoğlu e Andrè Silva utilizzandoli in posizione a loro poco consone. Al momento dell'esonero dell'ex tecnico di Roma e Samp, il Milan sembrava nettamente in ripresa grazie alla cura Gattuso, capace di risollevare l'ambiente e che nel girone di ritorno ha portato il Milan al terzo posto per punti conquistati dietro solo a Juve e Napoli.

I commenti degli addetti ai lavori hanno indicato come naturale questa sorta di assestamento di una squadra nuova per 9 undicesimi nei titolari, sostenendo che la continuità avrebbe reso il Milan sempre più forte ed individuandolo come una delle protagoniste di quest' anno.

L'estate bollente, con cambio di proprietà e di management tecnico, ha portato i rossoneri ad una nuova rivoluzione, stavolta per lo più sul lato societario, con l'arrivo di figure importanti come Leonardo e Maldini, oltre a quello già annunciato di Gazidis, ex AD dell'Arsenal capace di quintuplicare il fatturato della società londinese in circa un decennio di lavoro. Dal punto di vista tecnico, in rosa, sono arrivati giocatori importanti e di prospettiva.

Il colpo, quello da novanta, è sicuramente Gonzalo Higuain, capace di colmare il vuoto, spesso enfatizzato, del bomber nella squadra dello scorso anno. Castillejo, Caldara, Laxalt, Bakayoko e Reina, sono acquisti giusti, mirati, utili a rinforzare una squadra che sulla carta, forse non nell'immediato futuro, ha le potenzialità di diventare importante.  Nelle prime giornate di campionato il Milan è sembrata una squadra dal doppio volto. Grandi primi tempi, a volte grandissimi, ma vittima di una estrema fragilità psicologica. Al primo intoppo, i ragazzi di Gattuso sembrano sgretolarsi sotto i colpi degli avversari, incapaci a volte di reagire o di ricostruire la casa crollata. Napoli, Atalanta, Cagliari sono tutte squadre che hanno approfittato dei momenti difficili dei rossoneri. La partita con il Dudelange in Europa League, ha ancora di più confermato, oltre ad un problema psicologico, una poca profondità di una rosa molto forte nei titolari, ma ancora lontana dalle grandi del nostro campionato nelle "seconde linee".

Dove sta, quindi, il vero problema del Milan?

Sarebbe facile dire che tutta la colpa è di Gattuso, che sicuramente in alcuni momenti della partita ci mette del suo nel fare arretrare la squadra ed a volte con qualche cambio azzardato, a cambiare il volto della gara. Non si può, però, ridurre a cosi poco un problema più generalizzato.

Il Milan, se si esclude Gonzalo Higuain, ha una squadra totalmente inesperta, non abituata a vincere e conseguentemente carente di mentalità. Non è sicuramente una colpa dei giocatori, peraltro molto giovani in alcune componenti, ma è un dato di fatto che al momento sta rallentando il percorso di crescita ipotizzato dalla società. 

La mancanza di esperienza si nota anche in panchina. Gattuso ha delle ottime idee ed i meneghini a tratti giocano un calcio bello da vedere, veloce, imprevedibile. La gestione dei momenti negativi è frutto di lezioni imparate sul campo. Rino è stato un grande calciatore, è un grandissimo motivatore, un preparato tecnico di calcio, a cui manca quel bagaglio di esperienza necessario a fare la differenza in una grande squadra.

La scelta del Milan, allora, deve essere veloce e definitiva. Il ventaglio offre due possibilità. Lasciare questa squadra, e conseguentemente il suo allenatore, crescere sul campo, magari sbagliando e soffrendo in alcune circostanze, oppure provare a cambiare inserendo un allenatore di esperienza, capace di dare subito una sterzata ed un salto di qualità.

Questo dipende dalle intenzioni che il duo Leonardo-Maldini ha per il Milan. Se l'obiettivo è tornare subito in Champions, i rossoneri hanno ancora tempo e le carte in regola per giocarsela, senza alcuna certezza di raggiungere l'obiettivo, rimanendo con l'attuale configurazione. Altrimenti, basta dire chiaramente al mondo Milan, che la squadra deve crescere e come tale può fare un grande campionato, oppure un campionato in linea con quelli degli ultimi anni. La scelta è ardua, ma da qui passa il futuro del Milan.  Resta chiaro che, in ogni caso, le basi ci sono e sono solide, forse come non lo erano mai da 6 anni a questa parte.