Sono stati due giorni di Tim Cup, per certi versi, sorprendenti. Le partite dei Quarti di finale, che per inciso vedevano affrontarsi 7 delle prime 8 in classifica del nostro campionato, hanno lasciato strascichi pesanti per chi è andato fuori, e sogni di gloria per chi, ribaltando i pronostici, è riuscito ad arrivare alle Semifinali.

Iniziando dalla sfida tra Milan e Napoli, è sembrato evidente ai più come la squadra di Ancelotti abbia affrontato questa doppia trasferta contro i rossoneri in maniera troppo molle. Colpa del modulo? Degli uomini? Delle tattiche? 

Probabilmente nessuna delle tre. Il Milan, il tanto bistrattato Milan di Gattuso, ha dimostrato che il Campo è sempre l'unico ed incontrovertibile giudice della condizione fisica, ancorchè mentale di una squadra. Partenopei sfilacciati, svagati, che hanno lasciato a Piatek e compagni la possibilità di pungere nonostante un gioco non prettamente offensivo. Aldilà della straordinaria vena realizzativa del polacco, gli errori di Maksimovic e Koulibaly, oltre alle prestazioni deludenti di Milik ed Insigne, hanno consegnato agli addetti ai lavori un banco di riflessioni che spaziano dalle colpe dell'allenatore fino ad arrivare alla pochezza delle riserve del Napoli. Giustificazioni stentate se si pensa che il Milan, già decimato da infortuni di lungodegenza, non ha giocato con la formazione propriamente titolare. Dall'undici di partenza, infatti, mancavano ben 4 giocatori dello scacchiere base. Aggiungiamo che Paquetà era alla sua quarta partita dal suo arrivo e Piatek all'esordio, ed ecco che il rodaggio della squadra di Gattuso era ancora poco sopra i 1000km.
Dove sta, quindi, la verità? Beh sembra semplice parlare di poche motivazioni... Ancora più semplice parlare di giornata storta. Le radici dei problemi del Napoli sono ben più serie ed affondate nell'assenza di possibilità di migliorare le ultime stagioni. La Juve in Campionato corre e l'eliminazione, tra l'altro immeritata, in Champions League, ha riconsegnato ad Ancelotti una squadra poco matura ed a tratti sfiduciata. Chi fa paragoni con il Napoli Sarriano ha poco da spartire con questo sport. Il Napoli è una squadra diversa, sopratutto nell'atteggiamento in campo. Per mesi abbiamo elogiato la capacità dei partenopei di essere cinici, ficcanti, prima ancora che belli da vedere. Quando, però, gli attaccanti stentano, e lo fanno tutti insieme, il totale è presto calcolato. -11 dai bianconeri in Campionato dopo 21 gare ed eliminazione dalla Tim Cup.
L'Europa League rimane, a questo punto, un obiettivo non solo da giocare in maniera convinta, ma anche l'unico possibile per riscattare una stagione che rischia di deprimere definitivamente un ambiente ancora fortemente provato per l'inutile sforzo dello scorso anno.

Dalle 18:00 di ieri, poi, sono iniziate 4 ore incredibili.
A Firenze si è consumata l'ennesima, ingloriosa, pagina di storia della Roma. Una sconfitta senza attenuanti, riconducibile non solo alla giornata di grazia di un Chiesa sempre più leader e sempre più convincente, ma anche e sopratutto alla presunzione ed all'arroganza di chi, sfaldando una squadra che aveva ben figurato lo scorso anno, ha obbligato un buon allenatore a fare miracoli. La storia ci insegna che i Miracoli li fanno realmente in pochi. Il povero Di Francesco, più che Gesù, sembra un agnello al macello. Una squadra impoverita di talento e fisicità, alla quale solo l'exploit di Zaniolo ha riconsegnato un minimo di entusiasmo, che peraltro è riuscita in una straordinaria impresa ottenendo gli ottavi di Champions League in un girone difficile. Una squadra piena di scommesse, che al netto del giovane ex Inter, si stanno rivelando tutte troppo azzardate, e che, provando ad analizzare il periodo e non solo il risultato tennistico di ieri, sta comunque mantenendo un andamento onorevole in Campionato.
In molti, tra giornalisti Romani e tifosi Romanisti, ieri hanno passato il proprio tempo a chiedere la testa dell'allenatore, quando probabilmente il primo a dover cadere è proprio chi ha costruito (o smantellato se preferite) una squadra che aveva concluso una stagione straordinaria solo qualche mese fa. 

Menzione di merito alla Fiorentina, che diverte e fa divertire e che ha trovato in Luis Muriel quel terminale offensivo, ma anche di raccordo delle azioni che mancava. Il suo oculato ingresso in squadra ha dato ancora più concretezza alle idee di Pioli, artefice unico di un gruppo capace di mettere in difficoltà tutti e che, probabilmente, insidierà la zona europea fino al termine del Campionato. Senza dimenticare che la semifinale di Tim Cup conquistata può portare ad una finale che manca da troppo tempo e che sarebbe la ciliegina sulla torta di una stagione, fino al momento, di altissimo livello.

Nella mezz'ora di attesa tra la fine della gara di Firenze e l'inizio di quella di Bergamo, la maggior parte degli addetti ai lavori ha passato il proprio tempo ad analizzare quella che, con ogni probabilità, è stata la gara più sorprendente della stagione. E non perchè l'Atalanta è riuscita a vincere ed annichilire i SuperCampioni della Juve, quanto perchè quest'ultimi hanno dato la sensazione di avere preso terribilmente sotto gamba una sfida che, invece, presentava molteplici insidie.

Allegri ha scelto di schierare, quasi, la formazione titolare, al netto degli infortunati concentrati tra la difesa ed il centrocampo. Ecco, proprio questo reparto, è sembrato il meno equilibrato possibile. Niente Pjianic nè Emre Can, bensì Bentancur e Khedira. Con Matuidi a fare un ruolo stranissimo, quasi da esterno alto a sinistra. Quando poi, dopo appena 25 minuti, anche Chiellini ha dato forfait, l'allenatore bianconero ha sfoderato la scelta meno azzeccata fra tutte quelle possibili. Caceres, appena arrivato, rimane in panchina e De Sciglio viene spostato al centro della difesa a fare coppia con Rugani, mentre Cancelo nel suo ruolo a destra ha dato saggio di errori degni del buon vecchio "Vai Col Liscio" di "Mai Dire Gol". 

Proprio questa scelta ha portato al titolo dell'articolo. Se Ancelotti e Di Francesco sembrano più vittime che carnefici nell'eliminazione della propria squadra, Allegri ne è stato, con ogni probabilità, l'artefice. Questa Juventus, decisamente due spanne sopra chiunque in Italia e a livello delle migliori in Europa, è una delle squadre più arroganti mai viste. E' una formazione che nei singoli annovera dei campioni in ogni singolo ruolo, ma totalmente incapace di comportarsi da gruppo, o di giocare a calcio. La Juve potrebbe fare da un minimo di 3 ad un massimo di 10 gol a partita, se solo affrontasse le gare con il piglio della grandissima squadra. Preferisce, invece, passeggiare, giochicchiare, per poi affondare solo in determinati momenti. In tutto il campionato, ad esempio, sono state pochissime le occasioni in cui i bianconeri hanno totalmente dominato una gara, mentre in tutte le partite contro squadre di medio-alta classifica, hanno trovato delle difficoltà, risolte talvolta da questo, talvolta da quest'altro giocatore. 
Per carità, non è un demerito avere in squadra dei campioni assoluti che sanno risolvere una gara in una singola giocata, ma su questo non si può fare sempre e solo totale affidamento. La Juventus di ieri ha subito una bruciante sconfitta(checchè ne dicano tifosi e giornalistifosi), rinunciando al Triplete già con 4 mesi di anticipo, solo ed unicamente perchè è stata impossibilitata a reagire dalla ferocia degli atalantini, che hanno consegnato a chiunque la ricetta per mettere in difficoltà Ronaldo e compagni. 

E' arrivato, probabilmente, il momento di cambiare decisamente rotta.
Chi dice che sia un problema fisico dovuto ai carichi di lavoro per ritrovare la miglior forma tra una ventina di giorni, non ha la reale percezione della situazione in casa bianconera. La Juventus, in questa stagione, ha praticamente sempre giocato come ieri sera, solo che ha sempre trovato la soluzione nella giocata del singolo. 

Provocatoriamente, e solo provocatoriamente, fa abbastanza impressione l'incredibile involuzione tecnica di un campione come Ronaldo. La sua capacità di incidere sta decisamente scendendo e non sarà la freddezza su un rigore all'85 a dimostrare che lui è il migliore al Mondo. Allegri deve ritrovare la bussola, perchè la Champions League non perdona ed il Cholo ha uno stile di gioco molto simile a quello di Gasperini. La corsa, la grinta, il pressing costante e il ribaltamento veloce dell'azione. Nella speranza che lo sciagurato duo centrale di ieri sera, non abbia la possibilità di ritrovarsi ad affrontare attaccanti del calibro di Griezmann e di Morata.

La presunzione trasformata in fame, in voglia di vincere. Questo è il segreto(nemmeno tanto segreto) dei grandi successi. Chi è più forte, specialmente nel calcio, deve dimostrarlo ogni gara di più.

Altrimenti può annoverare una bella collezione di figurine, che staccate dall'album, valgono tanto quanto la carta su cui sono stampate.