Salve, mi chiamo Leonardo ho 31 anni e di lavoro faccio il calciatore professionista. Sono nato a Viterbo, e li che mi sono avvicinato, da piccolissimo, al mondo del Calcio. Dopo la trafila di pulcini, esordienti e Giovanissimi, a tredici anni, vengo ingaggiato dalla Viterbese per giocare nei Giovanissimi Sperimentali e Nazionali, con il sogno di potere esordire in prima squadra. Nel 2004, questo sogno si realizza e vengo convocato per qualche partita del campionato di Serie C2. Nel frattempo vengo a sapere che qualche osservatore dell'Inter mi ha messo nel mirino e mi concentro per arrivare dove ho sempre sperato di arrivare. Nel 2005, a Luglio, arriva la chiamata importante e mi dirigo, direzione Milano, a giocare con la Primavera dei nerazzurri. Grazie al duro lavoro ed alla mia voglia, riesco a debuttare in Serie A nell'ultima partita di Campionato a Cagliari. Un sogno che si realizza, la sensazione di essere ad un passo da quello che tanti bambini immaginano quando per strada danno calci ad un pallone. L'anno dopo rimango ancora all'Inter ma gioco poco, nonostante mi senta in grado di affrontare le sfide del Massimo Campionato Italiano. Nel 2007, il Treviso mi vuole in prestito, ed allora decido di giocarmi le mie chances in Serie B. In un anno e mezzo gioco più o meno 40 partite, realizzando 4 gol. L'Inter non è ancora convinta delle mie capacità e mi gira ancora in prestito, questa volta al Pisa. Dopo la stagione in Toscana, l'Inter per acquistare Milito mi cede al Genoa, ma nemmeno i rossoblu mi ritengono un titolare ed allora il Bari decide di acquistarmi. In quella stagione, in Serie A, riesco a disimpegnarmi bene, con un compagno di reparto straordinario come Ranocchia. Sento parlare molto di me e lui come la coppia di difensori del futuro, anche se in molti ritengono Andrea migliore di me, ma questo non mi turba, perchè io sono forte mentalmente e sono convinto di poter dimostrare di non essere da meno. Nel 2010, in una data che non dimenticherò mai, Marcello Lippi mi fa un regalo straordinario e mi convoca per la nazionale Italiana, con cui debutto il 3 Marzo. Qualche mese dopo, un'altra data impressa nella mia mente, diventa quella del primo gol con la maglia azzurra nella partita contro il Messico. Alla fine di quella stagione, la Juventus decide di acquistarmi dal Bari e io penso che rifiutare una squadra come la Juve sia una follia. Firmo e sono soddisfatto di essere riuscito a tornare in una grande, dove però voglio provare ad impormi. Con la Juve gioco per 7 anni, vincendo 6 scudetti consecutivi ed arrivando per due volte in finale di Champions. In molti dicono che la mia fortuna la devo ai miei compagni di reparto, ma io mi sento sempre più importante per quei colori. Amo il popolo Juventino, amo la città ed amo mia moglie che mi regala le due gioie più importanti della mia vita. Purtroppo uno dei due, negli ultimi anni, non è stato bene ed ha lottato come un leone per riprendersi, cosa della quale io vado fiero. Alla Juve, nel 2017, ho qualche problema con il mio allenatore. In molti speculano su questi episodi, ma la realtà è ben diversa da quello che si legge sui giornali. Il culmine si vede nella partita di Champions contro il Porto, in cui il mister decide di non convocarmi. Quanto vorrei non essere rimasto seduto su quello sgabello in quella partita. Quante foto, ilarità, quante frecciate sono partite da quel momento. In molti mi ritenevano uno dei principali colpevoli del fallimento in finale contro il Real Madrid. Io, però, voglio dimostrare sempre di essere il migliore. Quell'estate, nervoso per come molte piccole cose siano diventate giganti, decido di andare via da quella che era diventata una famiglia. Scelgo di rimanere in Italia, vicino al mio piccolo, e scelgo di andare al Milan. Mi affido alle promesse dei nuovi dirigenti e della nuova società, credendo di potere diventare un simbolo della rinascita di una grande squadra. All'arrivo a Milano i tifosi rossoneri mi fanno sentire un campione, un fenomeno. Io ci credo, mi esalto, e voglio dare il massimo. Mi danno la fascia di capitano. Io non l'ho chiesta, ma per una questione di personalità non la rifiuto. Cerco di comportarmi da tale, ma dopo poco tempo mi rendo conto che le promesse sono rimaste tali e che questo è un passo indietro nella mia carriera. Andiamo a giocare a Torino, contro la MIA Juve, e quelli che prima mi amavano, mi sputano addosso un odio immotivato. Se sapessero quanto mi è costato fare quella scelta... Allora segno ed esulto, come spesso ho fatto per loro, stavolta contro di loro. Gli chiedo di sciacquarsi la bocca, anche per degli insulti a mio figlio, ma me ne pento subito. Sono un professionista... dovrei esserlo sempre... 

A Natale torno da mia moglie, che è rimasta a Torino, e mi rendo conto di quanto sbagliata si sia dimostrata la mia scelta. Cerco di essere professionale, e di portare a termine la stagione. Nel frattempo è arrivato Gattuso, ma io mi sento un estraneo. Già prima della fine della stagione cerco di ricontattare la Juve. Voglio tornare a Torino... e con un pò di fatica alla fine riusciamo a trovare un accordo. Vado via dal Milan, ed i tifosi non mi perdonano. Torno alla Juve, ed i tifosi non mi perdonano. Mi sento oppresso da questa situazione, ma sono convinto di poter riconquistare i cuori di chi, per 7 anni, mi ha sostenuto. In parte ci riesco... segno con la Juve ed esulto con i miei tifosi. Nelle interviste parlo della Juventus come della mia famiglia... Ed a volte, esagero, mettendo in mezzo il Milan in discorsi che non c'entrano. Sbaglio, ma c'è sempre qualcuno pronto ad attaccarmi ancora una volta, come sempre. Sono forte, ho le spalle larghe. So di avere una grossa corazza, ed una consapevolezza dei miei mezzi che pochi hanno. In fin dei conti, gioco in una delle squadre più forti d'Europa, da titolare, e ho vinto qualcosa nella mia carriera... Come sognavo da sempre.

Che mi odino, o che mi amino, io amo il mio lavoro... Ed è quello che so fare meglio. Leonardo Bonucci.

Ho provato, cercando di essere il più rispettoso possibile, ad incarnare quello che potrebbe essere il pensiero di Leonardo Bonucci. Io ho vissuto il suo cambio di maglia, convinto che davvero potesse diventare un simbolo di rinascita. Bonucci non è solo un ottimo difensore, ma anche un uomo di personalità, di esperienza, che al Milan mancava da tanto tempo. Dopo solo un anno è tornato sui suoi passi, magari anche esagerando nelle dichiarazioni. Questo, però, credo sia il personaggio. Leonardo è sempre stato abbastanza equilibrato nelle interviste, ma quando ha avuto qualcosa da dire lo ha fatto senza mezzi termini. In molti, in Italia, lo criticano, quasi lo odiano, per il suo atteggiamento nelle ultime due estati. Innegabile che abbia dato l'impressione di essere un bimbo capriccioso. Hanno sicuramente fondamento le critiche dei tifosi di Juve e Milan, perchè le banderuole non sono mai state apparezzate in questo ambiente. Lui sbaglia quando tira in ballo l'una o l'altra società per giustificare delle scelte personali, o dei risultati non straordinari. Lui sbaglia...

Di certo, però, tanti e tanti altri sbagliano, quando credono che il Calcio sia la valvola di sfogo su cui esercitare le proprie repressioni. Il Calcio è uno sport. Si può criticare il calciatore, si possono criticare le scelte, si possono criticare le dichiarazioni. Il limite, però, bisogna sempre vederlo come invalicabile. Un uomo (maturo o meno) merita comunque rispetto, e merita comunque una comprensione. Un calciatore non è un robot, e questa frase non dobbiamo farla nostra solo quando succedono tragedie come quella capitata a Davide Astori, o a Gianluca Vialli nel più recente passato, ma dobbiamo averla ben presente sempre. 

Impariamo a criticare il calciatore. Impariamo a gestire anche noi le nostre emozioni. Un tifoso può fare il tifoso anche senza il bisogno di insultare, denigrare, minacciare. Un tifoso può anche solo godere delle prodezze dello sport più bello del mondo senza il bisogno di cercare obbligatoriamente un nemico.

Bonucci sbaglia... ma non è l'unico.