“Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.”  W.Churchill

Bisogna, necessariamente, partire dalla celebre frase di Winston Churchill per analizzare il momento storico che l'Inghilterra sta attraversando, sia sul piano politico, che sopratutto sportivo.

Dopo le difficoltà degli anni 90, sia a livello di Club che di Nazionale, e il grave problema degli Hooligans, oggi l'Inghilterra è un punto di riferimento, sia per i modelli societari che offre, sia per quelli gestionali dei vari Campionati. 

  • Un Cambio di rotta deciso.

I sorteggi contro le squadre Inglesi, fino a 20 anni fa, erano accolti come un campanello d'allarme, e come la necessità di studiare misure di sicurezza, da parte delle città ospitanti, per contenere la furia degli Ultras più accesi, che utilizzavano il pre e post-partita per sfogare i loro istinti più animaleschi. 

Per gestire questa situazione, allora, le strutture governative(politiche e sportive) del paese anglosassone, dopo essersi sedute intorno allo stesso tavolo, con la forte convinzione di riuscire a trovare degli accordi, adottarono delle drastiche misure di repressione, e di lotta, a questi atti di puro vandalismo per ridare, all'Inghilterra, l'immagine del paese in cui il Football ha preso vita per la prima volta.

“Migliorare significa cambiare, essere perfetti significa cambiare spesso.” W.Churchill

Questo cambiamento è uno di quelli che di più hanno influito sullo sviluppo del Calcio Inglese, perchè le società sono tornate ad essere padrone dei propri spalti, senza rischiare multe, o denunce per quattro poveri "imbecilli". Pene severe, dure, con l'impossibilità di partecipare a manifestazioni sportive di qualsiasi genere, con la presenza di Steward sempre fissati a verificare la regolarità dei comportamenti. Queste poche regole hanno limitato fortemente un fenomeno che ha macchiato un paese per diverso tempo, ma che adesso sembra un lontano ricordo. 

Non è stato necessario inserire tessere del tifoso, limitazioni o Daspo. In Inghilterra un crimine commesso durante una manifestazione sportiva, è considerato equalemente grave di uno commesso in qualsiasi altra circostanza, per cui carcere e certezza della pena.  Un inciso sulla nostra situazione è doveroso, perchè troppo spesso, nel nostro Paese, la manifestazione sportiva viene vista come il luogo o il momento in cui vige una inquietante assenza di regole, come se tutto ciò che viene fatto o detto durante una partita di calcio, non costituisca mai una violazione delle leggi. Una sorta di terra di nessuno, in cui tutto è concesso ed in cui lo Stato non ha giurisdizione. 

  • Lo stadio come luogo di aggregazione, e come fonte di guadagno

Sfido chiunque a trovare uno stadio Inglese, anche nelle serie minori, in cui le presenze non siano sempre(o quasi) equivalenti alla capacità degli spalti. Famiglie intere che si trasmettono senso di appartenza e voglia di divertirsi, che seguono la propria squadra aldilà dei risultati, che rendono quel prato verde alla stessa stregua di un teatro, in cui lo spettacolo va goduto e rispettato. A questo, ovviamente, si lega anche la crescita esponenziale della forza di una società. In Inghilterra quasi tutte le squadre possiedono uno stadio di proprietà, da cui ottengono ricavi non indifferenti e con cui offrono agli sportivi non solo lo spettacolo di una partita, ma anche veri e propri tour attraverso la storia del Club. Senza considerare che nella maggior parte di essi, esistono anche dei poli commerciali che creano posti di lavoro ed interessi extra calcistici che aumentano indotto e senso di appartenza. Si, perchè andare, ad esempio, all'Ethiad, non vuol dire unicamente vedere una partita del Manchester City, bensì anche conoscerne la storia, poterne ammirare i trofei, poter sviluppare una conoscenza su tutto ciò che ruota attorno ad una società di calcio.

In Italia, sono pochissime le realtà che possono vantare la proprietà dell'Impianto sportivo, ed anche su questo, con grande onestà, si fonda lo strapotere economico e sportivo della Juventus, che ha rinunciato a qualche spazio sulle tribune, per applicare questo modello di intrattenimento oltre la gara, forte di un paio di anni di vantaggio su tutti gli altri club del nostro massimo campionato.

  • Un Campionato sempre equilibrato

La Premier, negli ultimi anni, è diventato un campionato bellissimo. Conosciuto, prima, come uno dei tornei migliori dal punto di vista agonistico e del ritmo di gioco, oggi la prima serie Inglese è diventata anche un torneo bello da vedere, con dei valori tecnici tra i migliori del panorama mondiale. Questo è dovuto, in parte, all'approdo nelle società più importanti di figure imprenditoriali molto forti, come sceicchi degli Emirati Arabi e petrolieri Russi, ma anche(e secondo me sopratutto) ad una struttura di ripartizione dei finanziamenti molto ben equilibrata. I diritti Tv, ad esempio, che in Italia fruttano ben 924mln di €, di cui ben 107(circa il 10%) vanno alla Juventus, 79 a Milan ed Inter e cosi via, non aiutano le medio piccole società, assestate su un guadagno che varia tra i 20 ed i 30 mln di €, quindi con una percentuale sul totale che arriva al 3% . In Inghilterra, invece, il totale dell'investimento è di circa 2,4MLD di Sterline, ripartito equamente per tutte le 20 partecipanti. Il disavanzo di percentuale è impietoso. La squadra che incassa di più(al momento il Man City), arriva ad incassare circa il 7,5% del totale, mentre l'ultima squadra in ordine di incasso, tocca il 5% del totale. Possibilità, quindi, di investire sul potenziamento della rosa anche per neopromosse o squadre non ricchissime, che rendono il Campionato più divertente e sopratutto equilibrato. In Italia, una neopromossa, secondo i calcoli, ottiene più introiti attraverso il paracadute che viene concesso in caso di retrocessione in Serie B. E' abbastanza lampante, quindi, perchè le società appena approdate in Serie A, non effettuano investimenti a lungo termine consistenti, bensì preferiscono giocarsi le proprie chances di sopravvivenza tramite prestiti e mantenimento di buona parte dell'organico, anche se tecnicamente, almeno nella maggior parte dei casi, inadeguato.

  • Cura dei settori giovanili

La cultura del settore giovanile, in Inghilterra, è sempre stata un punto cardine della maggior parte delle società. Curare i giovani che si affacciano al mondo del calcio, non vuol dire insegnargli tecnica, tattica, bensì introdurli ad un ambiente che non è mai facile da affrontare, prepararli dal punto di vista morale, umano, a delle sfide proibitive. E' cosi che in quasi tutti i club di Premier, ogni anno, un giovane diventa titolare e si lancia nei più alti palcoscenici. I tecnici non hanno paura di concedere chances, di lasciarli sbagliare, perchè anche i media, gli addetti ai lavori e gli sportivi, non giudicano immediatamente un giovane, bensì lo accompagnano in questo percorso, fino a quando il tempo non svelerà i bluff o la nascita di una stella. Tempo che, purtroppo, le nostre società non si concedono. Negli ultimi anni sono state studiate delle soluzioni kafkiane, difficili da interpretare anche per chi è addentrato negli ambienti della politica sportiva. In Italia è stato istituito l'obbligo di fare giocare giovani nelle categorie inferiori(Serie C e CND), complicando maledettamente la vita agli allenatori che devono effettuare i cambi con la calcolatrice in mano per non sforare l'età media di squadra. Quando, poi, finiscono le stagioni, questi ragazzi non hanno imparato nè guadagnato niente, sono semplicemente stati sfruttati dalle società, per ottenere finanziamenti e non incorrere in sanzioni in termini di punti. Da quando è stata istituita questa riforma, nessun giovane partito dalle categorie più basse è arrivato a giocarsi le proprie chances in Serie A. Discorso a parte, invece, va fatto per le squadre Primavera. Molti dei giovani dei vivai, arrivano a giocare nella squadra Primavera, affrontando delle partite che a guardarle assomigliano più a Calcio Amatoriale che professionistico. Perchè non alzare il livello allora, o perchè non provare a rilanciare il nostro movimento obbligando le società di Serie A a puntare sui giovani in prima squadra? 

  • Possibilità di cullare sogni

In questo paragrafo sarebbe facile citare l'exploit sensazionale del Leicester di qualche anno fa, ma non per forza bisogna guardare chi ha vinto una straordinaria Premier in una stagione incredibile. Il calcio inglese, sopratutto nelle coppe nazionali, è pieno di favole vissute da piccolissime società, arrivate ad affrontare(ed a volte battere) squadroni dal livello mondiale. Questo cullare i propri sogni, crea un attaccamento al sistema calcio nei giovani, che si ripercuote anche nella cultura sportiva. Un giovane troverà più facile legarsi alla realtà più vicina, se sarà convinto di poter vedere la propria squadra fare delle vere e proprie imprese sportive, invece che andare a cercare la vittoria facile di una squadra lontana chilometri e chilometri. 

Nel nostro Paese, invece, questo senso di appartenenza sta andando sempre più svanendo. La Coppa Italia allargata ad alcune società di Serie C, ha permesso qualche piccolo lampo nel buio(ad es il Carpi che è arrivato a giocarsi la Semifinale contro il Milan un paio di stagioni fa), ma continua ad essere un torneo di nicchia, in cui 9 volte su 10 a giocarsi la vittoria arrivano sempre le stesse squadre. Una struttura della Coppa che tende sempre a favorire le prime 8 del Campionato precedente, che entrano in gara solo a Coppa inoltrata. Praticamente una squadra di Serie A può arrivare a vincere la Coppa giocando solo 5 partite(Ottavi, quarti, semifinali andata e ritorno e finale). Per consentire una modifica a questo livello, probabilmente, si rende necessaria anche la modifica dei Campionati. Troppe 20 squadre per questa Serie A(anche considerando quanto detto nel paragrafo sugli introiti). Sarebbe il caso di abbassare il numero di contendenti, magari aggiungendo un pò di pepe alla lotta salvezza con l'istituzione dei Playout per scegliere 2 su 3 retrocessioni, in modo da mantenere in lotta più squadre possibili per il maggior tempo possibile ed evitare, cosi, di vedere delle gare di fine stagione in cui la noia e la mancanza di stimoli rendono osceno, a volte, lo spettacolo.

  • In Anglia Europa dominetur

Letteralmente questa frase vuol dire: L'Inghilterra domina L'Europa. 

Beh, trascendendo dalle analisi effettuate fino ad adesso, lo strapotere Inglese sull'Europa è abbastanza evidente. Impressionante notare come nelle 4 semifinali delle 2 maggiori Competizioni Europee, ci siano ben 4 squadre Inglesi a contendersi l'accesso in Finale, peraltro con la possibilità(anche se di difficile realizzazione), di vedere 2 finali tutte anglosassoni. 

E senza dimenticare che in Champions, il Barcelona ha eliminato il Manchester United, che poteva essere un'altra contendente di livello.  Non è soltanto una questione puramente economica, ma anche e sopratutto tecnica e sportiva. Siamo stati abituati a considerare la Premier come un campionato unicamente fisico. E' vero, è una componente fondamentale e che rende le gare molto vibranti e belle da vedere, ma oltre questo si sono aggiunti dei valori tecnici di spessore. 

Se analizziamo una partita del Campionato Inglese, la prima cosa che notiamo è il ritmo di gioco. Elevatissimo, gioco poco spezzettato, calciatori mai domi, che non mollano, che raramente si gettano in terra a simulare questo e quell'altro contatto.  Da qui, e dalle argomentazioni eplicate finora, probabilmente, sarebbe giusto ripartire, per gettare delle basi più solide e per provare a ricostruire il nostro movimento sportivo, falcidiato in questa annata oltre lo stivale, sotto tutti i punti di vista. 

“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.” W.Churchill

Questa ultima frase, se mi è concesso, la modificherei come segue:

“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di RIALZARSI che conta.” 

Vincenzo Tripodo