La sconfitta con il Real Madrid riapre ferite che ancora non si erano rimarginate dopo Cardiff, incidendo ulteriormente su quella che è l'ossessione di primeggiare lì dove la Signora manca da 22 anni.

Analizzando la partita di martedì, è chiaro che la tattica difensivista di Allegri ha imposto la superiorità numerica a centrocampo del Real Madrid che solo il raggio di sole Bentancur, in una serata amara, ha permesso di limitare i danni.
Douglas costa è un giocatore straordinario, ma lo è altrettanto nel 4-3-3, chiaramente così perde la presentazione di Dybala, ma nonostante il modulo a suo favore fino all'espulsione si era visto ben poco a causa della continua superiorità numerica a centrocampo che prevedeva raddoppio fisso sul fantasista bianconero.
In fase difensiva era prevedibile qualche difficoltà, ma non si può e non si deve subire gol dopo 3 minuti di gara, questo significa non essere pronti mentalmente e significa non aver imparato niente da Cardiff.

De Sciglio e Douglas Costa raddoppiano su Marcelo lasciando Isco libero di stoppare e mettere la palla con i giri contati in area.
Asamoah segnala che Ronaldo di sta svincolando dal blocco creato da Benzema e Barzagli non lo segue. Due errori che costano caro, che non sono errori di stanchezza fisica, ma di una voglia di primeggiare solo in Italia che per le parole dette e sottolineate da inizio stagione potevano far presagire che in questa Champions non ci crede nessuno.
Il secondo gol, una meraviglia, una perla, qualcosa che ti fa credere ancor di più nella bellezza di questo sport. Ma come nasce l'azione lo sappiamo tutti.

La Juve ne esce ridimensionata, è chiaro che lasciare la Champions con 90 minuti di anticipo fa male ed è ulteriormente chiaro che il favoloso campionato del Napoli, i vari infortuni a centrocampo ed in attacco, hanno imposto un impegno straordinario che toglie energie fisiche e mentali, proprio quelle che servivano soprattutto nei primi minuti di gara.
Peccato, perché la Juve stava facendo un'ottima gara, ma questo purtroppo è il calcio, questa è la Champions, fatta di episodi e fenomeni.

Ripartire non è mai facile, ma il calcio insegna che la prossima partita è sempre quella che ti può risollevare, quella che ti può impedire di fermarti. E mentre a Vinovo si lavora per il Benevento e per onorare la gara di martedì, proviamo a pensare come si potrebbe migliorare, fino a che punto si può migliorare.
Ripartire da Szczesny, De Sciglio, Chiellini, Benatia, Rugani, Matuidi, Pjanic, Bentancur, Douglas Costa, Bernardeschi, Higuain, Cuadrado.
Buffon e Barzagli ormai in evidente fase calante potrebbero essere rimpiazzati da Marchetti e Caldara.
Sulle fasce il probabile addio di Asamoah prevede il rientro di Spinazzola mentre Alex Sandro, destinato in Premier, dovrebbe corrispondere all impiego dei soldi ottenuti dalla sua cessione per portare a Torino un esterno valido tanto quanto le passate stagioni del brasiliano.
Da Khedira ad Emre Can, passando per un "Pogba" che potrebbe portare il nome di un Milinkovic-Savic che pur valendo 150 milioni ha sempre l età che non garantisce immediatezza, ma sicuramente garanzie future e che potrebbe essere l'investimento giusto per colmare il gap.

Dybala? Deve crescere, deve sentire meno le partite, giocando con naturalezza e tranquillità e questo si ottiene solo avendo consapevolezza dei propri mezzi e giocando anche con un pizzico di presunzione. Nelle verticalizzazioni della Juve era sempre in ritardo e mai fra le linee (complice anche la supremazia territoriale del Real), mai incisivo e mai voglioso di prendersi la squadra sulle spalle.
Non discuto la qualità del giocatore, ma è proprio da chi ha queste qualità e da chi riceve queste critiche che ti aspetti di più.

Chiaramente stravolgere cosi una squadra non è mai una scelta ottima, ma in questo caso è un imposizione, perché noi tifosi della Juve meritiamo una stagione nel quale chi si sieda in conferenza stampa dica "vogliamo la Champions" senza paura di sedersi al ristorante,senza scuse di stanchezza a Cardiff o di supremazie a Berlino.

Fino alla fine.

Fino a Madrid, io posso e forse ci credo, con un pizzico di presunzione, quella che ci è mancata e che forse le parole di Marchisio hanno dato il preludio alla voglia di riscatto.