Due vittorie in due partite, sei punti in classifica (con tanto di vittoria del girone), tre gol fatti e zero subiti. Questo è il bottino ottenuto dall’Italia nelle prime uscite stagionali. Bottino che permette alla Nazionale di ripartire e rilanciarsi, ma che allo stesso tempo fa sorgere più di un dubbio su quanto accaduto un anno fa: era davvero così complicato andare al Mondiale? Domanda legittima soprattutto dopo le ultime partite (anche quelle positive di giugno) alla quale, forse, non sarà mai data una risposta convincente. Se mettiamo sul tavolo le due eliminazioni e le valutiamo considerando i due percorsi diversi che hanno affrontato le due Nazionali, viene logico sentenziare che la più clamorosa delle eliminazioni è proprio l’ultima perché arrivata da campioni d’Europa in carica e in un girone dominato fino alle drammatiche ultime partite e che comprendeva la Svizzera come prima avversaria (battuta con facilità durante l’Europeo) mentre nel 2018 l’Italia era già partita con l’idea di affrontare i play-off vista la presenza della Spagna nel girone.

Perché allora Ventura fu cacciato e quasi disconosciuto, mentre Mancini è ancora lì al suo posto (e paradossalmente dovrebbe restare fino al Mondiale del 2026 dove si spera ci sia anche la nostra Italia)?
Qui la risposta è più semplice perché a darla ci pensa il campo. Con Ventura c’era una Nazionale senza idee e senza personalità, ora invece c’è una Nazionale che lotta e che soprattutto crea, come dimostra tutto il percorso di Mancini da C.T. con la sola terribile eccezione delle partite post Europeo dove a questo punto viene logico pensare sia mancata la testa e la voglia più che le idee dell’allenatore. Certo, un bravo allenatore deve saper anche leggere i propri calciatori, ma se vengono sbagliati dei rigori fondamentali nei momenti decisivi e in campo ci sono praticamente i migliori a disposizione, che colpa può avere l’allenatore? Vero è che poteva dare spazio ad alcuni volti nuovi e in rampa di lancio come Tonali, Scamacca e Raspadori, ma in caso di uscita (questo discorso vale soprattutto per il play-off contro la Macedonia) si sarebbe data colpa alla poca esperienza e, forse, si sarebbe danneggiato il futuro di alcuni giovani talenti del calcio azzurro.

Andare avanti con Mancini è stata una scelta di logica (anche perché sul mercato non ci sono allenatori del suo livello) e lo stesso tecnico ha dimostrato di avere la giusta ricetta per ripartire: tornare all’inizio del percorso come nel 2018 quando bisognava ricostruire una Nazionale distrutta dalla Svezia. Il mancio sta infatti ripercorrendo i passi da lui compiuti quattro anni fa a partire dai giovani (prima Zaniolo ora Gnonto) poi col bel gioco corredato dal giusto modulo (prima 4-3-3 ora 3-5-2). Proprio il modulo utilizzato nelle ultime uscite ha scatenato più di qualche dubbio anche perché guardando le due partite non si è capito se quella di Mancini sia stata una scelta obbligata o ponderata. Insomma, c’è solo la fortuna come componente della scelta o c’è anche la ragione?

Analizzando le convocazioni viene logico pensare alla seconda opzione, vista l’assenza di molti esterni offensivi a partire dai campioni d’Europa: due fuori per infortunio (Chiesa e Berardi) due fuori per scelta (Insigne e Bernardeschi) anche se nel caso del primo ci sono motivi familiari alla base della mancata convocazione. Fuori, poi, per infortunio anche Politano (il migliore in questo inizio di stagione), la coppia Zaccagni-Zaniolo punita per quanto accaduto a giugno e anche El Shaarawy spesso convocato era out. Mancini ha così puntato su Zerbin e Cancellieri (ancora troppo acerbi) e su Grifo da sempre nel gruppo ma mai veramente protagonista. Logico quindi passare al 3-5-2, ma se si guardano più attentamente i nomi scelti dal mister balza subito all’occhio che forse il passaggio al nuovo modulo era già preventivato come dimostrano, ad esempio, i nomi dei quattro esterni bassi convocati: Dimarco e Mazzocchi sono esterni a tutta fascia (con il primo che può anche fare da braccetto), Emerson conosce il ruolo (sia la Roma, in alcune occasioni, che il Chelsea hanno giocato a tre) mentre Di Lorenzo ha dimostrato di sapersi adattare a qualsiasi posizione gli venga richiesta. C’è poi da considerare Spinazzola (assente giustificato) che ben conosce il ruolo oltre alla presenza di Mazzocchi preferito a Calabria (che comunque avrebbe detto no alla chiamata visto l’infortunio di domenica sera) proprio perché più utile in un 3-5-2 rispetto all’esterno del Milan. Anche guardando i difensori centrali viene più di un dubbio vista la chiamata di Toloi, abituato alla difesa a tre, e di Luiz Felipe che per anni è stato perno della difesa a tre di Inzaghi alla Lazio. Certo l’assenza di Mancini (che gioca a tre da una vita) e la presenza di Gatti stranisce anche se bisogna considerare che il giocatore della Roma ha sempre faticato in Nazionale e che comunque altri giocatori come Romagnoli (più da difesa a quattro) sono stati lasciati a casa.

Bisogna poi considerare la chiamata (abbastanza sorprendente) di Gabbiadini, che sì, può giocare da esterno destro, ma allo stesso tempo è una buona seconda punta in un 3-5-2 a dimostrazione che forse era già nella testa del C.T. il cambio di modulo.

Ora però sorge un ultimo dubbio, quale modulo utilizzare nelle prossime partite? Il 3-5-2 dà sicuramente più certezze alla difesa e può essere un aiuto anche per alcuni giocatori come Bonucci (orfano di Chiellini) ma anche Bastoni (più abituato alla difesa a tre e che spesso in Nazionale è incappato in qualche errore di troppo nella difesa a quattro). In più potrebbe ridare fiducia a Mancini oltre che spazio a Scalvini e Okoli che all’Atalanta giocano così.
Anche in attacco l’utilizzo delle due punte potrebbe dare frutti e magari ridare slancio alla carriera azzurra di Immobile. Bisogna però considerare che questa Nazionale non può certo fare a meno di Chiesa (che il meglio lo dà sulla fascia) e che anche Berardi e Politano meritano di far parte del gruppo (naturalmente da esterni offensivi). Certo, Chiesa in passato ha giocato da seconda punta e anche Zaniolo, che potrebbe rientrare nel gruppo, potrebbe preferire quel ruolo piuttosto che quello da esterno. C’è poi da considerare Raspadori che fa il meglio con qualcuno al suo fianco piuttosto che da punta centrale.

La soluzione spetta ora a Mancini, anche se per il momento potrebbe optare per entrambi i moduli e sarà poi chiamato a prendere una scelta a ridosso del prossimo europeo, quando sarà costretto a fare una lista più snella rispetto ai trenta chiamati ora.