2 settembre 2019: il Napoli esce sconfitto 3-0 dalla sfida di Marassi contro la Sampdoria alla terza giornata di serie A, dopo le vittorie in rimonta nelle prime due contro Lazio e Milan. Fin dal primo giorno della sua avventura azzurra, l’ex allenatore del Bayern Monaco sapeva che il punto di partenza del suo lavoro dovesse basarsi sull’eredità del sarrismo, faro del gioco partenopeo per tre anni. Una filosofia fatta di precisi meccanismi e di metodologie ripetute quotidianamente all’infinito alla ricerca della perfezione, tante volte mostrata nel corso della gestione Sarri. Solo gradualmente Ancelotti avrebbe iniziato a plasmare la squadra a suo piacimento, con le sue idee e il suo modo di interpretare il calcio.

Il pesante k.o. contro i doriani però, spinge il nuovo tecnico del Napoli ad accelerare il processo di cambiamento, passando di netto dal 4-3-3 al 4-4-2. Un modulo, quest’ultimo, interpretato con flessibilità e capace quindi di trasformarsi all’occorrenza anche in un 4-2-4 in fase d’attacco. Una soluzione tattica che ha portato all’impiego di diversi giocatori in ruoli non del tutto a loro “naturali”. Se, con il 4-3-3 l’unico a subire una variazione di posizione fu Hamsik – voluto dal mister nel ruolo di regista – con il 4-4-2 tanti azzurri hanno cambiato il loro modo di stare in campo.

Il cambiamento più evidente è stato quello di Lorenzo Insigne, da sempre attaccante esterno a sinistra, divenuto seconda punta. Una scelta che ha ripagato l’azzurro, almeno inizialmente: infatti Insigne nelle prime 11 gare di campionato mise a segno 7 gol, 3 in Champions, punendo prima il Liverpool e poi due volte il PSG. Sempre in attacco, anche Mertens ha dovuto riadattarsi al nuovo modulo. Trasformato da Sarri in falso nueve, con Ancelotti alterna il ruolo di prima o seconda punta a seconda se gioca in coppia con Insigne o Milik. Anche l’altro attaccante esterno, Callejon, viene utilizzato diversamente da Ancelotti, ovvero come ala.

A centrocampo due sono i giocatori che si sono trovati ad agire in ruoli differenti dal solito: Fabiàn Ruiz e Zielinski. Entrambi sono i jolly di Ancelotti. Lo spagnolo infatti è stato impiegato da esterno a sinistra nei 4 di centrocampo, da esterno a destra, da seconda punta e infine da interno, sostituendo definitivamente Marek Hamsik, passato ai cinesi del Dalian. Il polacco, nato trequartista e trasformato da Sarri a Empoli in mezz’ala, è stato utilizzato da centrale e da esterno a sinistra, stabilendosi in questa posizione dopo le ultime straripanti prestazioni. Infine, altri cambiamenti hanno interessato Ounas, Verdi e Younes, che da attaccanti esterni sono stati tutti utilizzati come ali.

Resta da capire se questo modulo sarà la base di partenza di Ancelotti anche nella prossima stagione. Tutto dipenderà in che modo agirà il Napoli sul prossimo mercato estivo e se arriveranno giocatori funzionali all’attuale progetto tattico. Ad oggi mi piace pensare che il tecnico partenopeo possa passare a quel 4-3-2-1 – il famoso albero di Natale – che tanto ha fatto le fortune di Ancelotti ai tempi del Milan. Una soluzione che riporterebbe alcuni giocatori partenopei nei propri ruoli d’origine. Con il centrocampo a 3 Allan e Zielinski tornerebbero mezz’ali, come Fabiàn. Lo spagnolo potrebbe anche giocare da regista, come a volte fatto nel Betis Siviglia. Diversi invece gli azzurri che possono ricoprire i ruoli d’attacco. Dietro la punta potrebbero giocare Verdi, Insigne, Mertens, Fabiàn Ruiz. In avanti Milik e Mertens possono alternarsi, con il belga che tornerebbe in quel ruolo che gli ha consentito l’exploit da bomber. Resterebbero fuori dal giro Callejon, Ounas e Younes, per cui sarebbe difficile una collocazione nel 4-3-2-1. Ma non è detto che non possano trovare spazio in avanti, considerata l'abitudine di Ancelotti nel far giocare fuori ruolo tanti dei suoi uomini.