Il Leeds è una della favole del calcio inglese, un modello al quale si guarda con ispirazione per la capacità di approcciare la gara proponendo una manovra corale.
Il tecnico Bielsa, reduce dalla controversa avventura francese con l’Om, ha accettato l’allettante proposta del Leeds, ai tempi in Championship.
Per diventare un riferimento ai piani alti della Premier League ci è voluto poco: una stagione tranquilla, condita da acuti su campi importanti ( su tutti la vittoria esterna contro il Manchester City ), ma soprattutto gli schemi del tanto idolatrato Marcelo Bielsa, icona del calcio d’oltremanica.
Tra un calciomercato corposo e una filosofia tutta plasmata da “ El Loco”, andiamo alla scoperta del Leeds, la vera rivelazione della Premier League.

Il calcio di Bielsa e i suoi uomini simbolo

Appena arrivato, l’allenatore argentino, ha fatto costruire una stanza tutta per sé al centro di allenamento per analizzare i dettami tattici delle squadre avversarie. Studiare e migliorare, questo il suo mantra, riconosciuto da sempre come un lavoratore umile
Ha preso in mano un organico di discreta qualità, non investendo mai sui singoli, bensì sulla forza del collettivo. Ha scelto, come suo solito, di azzardare per vincere, con il 4-1-4-1.
Il profilo più esperto, Kalvin Phillips, come leader della mediana e uomo recupera palloni. Non a caso, Gareth Southgate lo ha notato e anche convocato con i Tre Leoni. Il 24enne inglese è fondamentale per gli schemi del Leeds e funge da uomo equilibratore tra le due fasi.

Il gioco offensivo del Loco nasce soprattutto per vie centrali ed è caratterizzato dal costante ritmo nei passaggi, il che porta la squadra a dominare costantemente in quanto a possesso palla.
Una strategia spettacolare quanto vincente, un binomio che poche volte si è visto: riuscire a coniugare un bel gioco all’intera solidità dell’apparato difensivo è stata la consacrazione dell’idee del Loco, prima ancora acerbe nell’approccio alla partita per un eccessiva spregiudicatezza.

Tenere con costanza il pallone, più del 50% di possesso palla di media a partita, aiuta nel creare azioni offensive. Il segreto è proprio l’imprevedibilità della giocata, complice la consistente mole di uomini in avanti. I trequartisti sono due, di norma Poveda e Klich, due giocatori molto tecnici con il pallone, la cui tendenza è di produrre assist vincenti a Patrick Bamford, capocannoniere a quota 14 reti.
Eppure, durante il corso dell’annata sono esplosi altri due semi sconosciuti, puramente formati da Bielsa: Jack Harrison e Stuart Dallas. L’invenzione adottata con quest’ultimo non ha precedenti: Stuart nasce come difensore centrale, ma ha ottimi piedi. In Championship il ruolo variava molto, tra il terzino e talvolta il mediano. Eppure, le sue qualità con la sfera, gli hanno permesso di essere posto dietro la punta. Un’ altra scelta senza logica sulla carta quanto vincente, poiché il 29enne irlandese ha realizzato ben 7 reti.
Jack Harrison, invece, nasce come centrocampista centrale con ottime doti negli inserimenti senza palla. Talento puro quanto incostante ed incapace di compiere il definitivo salto di qualità. Ad oggi, l’inglese, è un altro degli insostituibili, con ben 7 reti e 6 assist messi a referto.
La forza offensiva arriva poi dagli esterni alti, il cui lavoro è prevalentemente di ripiegamento, con l’obiettivo di eludere gli esterni avversari, impegnati in marcatura nella manovra, sviluppata perlopiù dai trequartisti.
In molte circostanze, così agendo, sono nati spazi pronti ad essere sfruttati per andare al cross. Perfetta poi è stata la richiesta estiva di Bielsa, che ha preteso con successo un giocatore idoneo al ruolo da ricoprire: Raphinha, acquistato dal Rennes per 20 milioni di euro.
Il brasiliano è un esterno abile nel dribbling che ha completato il proprio bagaglio tecnico imparando a giocare sulle due fasi. Titolarissimo sulla sinistra, è il tassello utile a completare l’attacco.

Questa è la sintesi del Leeds, una serie di armi tattiche poco ponderate pronte a cogliere in contropiede i rivali, un insieme di jolly che non consente mai di affrontare i gialloblù con un piano ben preciso, poiché la guida tecnica non lo consente. Questo è sicuramente un notevole vantaggio nell’affrontare squadre che fanno dell’equilibrio la loro carta vincente.

La pragmatica resistenza ad uno stile non conforme alla Premier League è la vittoria tattica più ambita dal Leeds in questo campionato, un’altra lezione dell’argentino al mondo.
I 49 goal siglati, ottavo attacco del torneo, non testimoniano uno strapotere in numero di reti realizzate, ma legittimano la filosofia del bel gioco, tanto discussa dinanzi alla più accreditata nel calcio italiano, difesa e contropiede.
Il Leeds, oltre a proporre da sé l’andamento della partita, con la volontà di deciderne da protagonista l’esito, ha affermato il lavoro sul bello e concreto.

L’estetica è il più grande vanto di questa favola che è saputa divenire ben presto realtà. I tanti complimenti sono diventati un’affermazione di maturità durante un percorso specifico.
La Premier League ha responsabilizzato un collettivo che, in molte circostanze, approcciava l’incontro solo per divertire.
Il lavoro svolto nel curare i dettagli difensivi ha fatto la differenza, impedendo la sola predisposizione al goal. La linea a quattro non è alta come ci si auspicherebbe da una squadra guidata da Bielsa, che fa della pressione il suo punto di forza.
Infatti, il pressing, viene eseguito nella metà campo avversaria solamente dai cinque predisposti all’azione d’attacco, chiamati però a rientrare quando sono gli avversari ad impostare.
I terzini sono prettamente difensivi, mentre i centrali sono di grande qualità: Diego Llorente è colui che fa partire dal basso l’azione, come richiesto rigorosamente dalla filosofia calcistica di Bielsa. L’iberico ha una discreta esperienza in Liga e il suo acquisto ha completato il pacchetto arretrato.

L’ennesima mossa vincente della società, alla quale va una menzione d’onore per l’ottima campagna acquisti, volta a soddisfare le richieste del Loco. Il Leeds economicamente ha generato diverse plusvalenze nell’ultimo lustro e come sovente accade in Premier League, entrate tv e sponsor aiutano molto i conti.
Per completare il discorso difensivo, la fiducia fornita a Islian Meslier sta ripagando: il 20enne francese è stato il vero exploit di questa squadra, complici gli ottimi riflessi e le parate da lui compiute.
La maturità agonistica di un reparto che ha spesso sofferto negli anni passati, condito da ottimi innesti, ed un pragmatico quanto intelligente lavoro per colmarne le lacune, ha consentito il compimento di un gioco di squadra ben assortito.
L’ultimo step, d’altronde era questo, e completato esso i Whites si sono affermati come realtà del campionato, con uno sguardo all’Europa.
Non è proprio uno sguardo timido, ma è quello consapevole di chi, ricevuti i tanti complimenti, ha cercato ogni giorno di migliorare.
Una rosa di qualità guidata da un maestro, che anche quest’anno ci sta stupendo e ha trovato la chiave definitiva per portare nell’èlite i suoi. E che le sorprese non siano finite, come sempre accade con l’Albiceleste.
Il Leeds era una favola, una di quelle storie da raccontare. Ora sono una realtà, che della favola ha fatto il proprio punto di partenza. Questa, non sarà certo dimenticata.
Ma, scusate, ora chiamiamola realtà.