Redenzione Milan, o proclamata tale. Un folle entusiasmo attanaglia le menti dei tifosi sognatori. Una ritrovata emotività, il profilo più lieve per affermarsi, senza proclamare più alto un nome degno dei più illustri vertici pallonari. Non lo devi invocare, bensì possederne la dovuta coscienza e mai pavoneggiarlo. E’ un vanto, ricordati. Se ne farai utilizzo scorbutico fallirai.
I tempi bui suggerivano accattivanti motivazioni nell’appellarsi a tale status, semplicistico e a sfregio dei nomi blasonati, sommersi dal rievocare del passato per offuscare un obnubilato presente, torbido, buio, infinito nella sua profondità negativa.
L’accostamento era l’ennesima fuga dalla realtà, dopo una domenica di delusione. La speranza era vana, affossata dalle nubi. Problemi, enigmi inarrivabili. Eravate, alcuni, si pochi, milanisti-juventini, la parte non vera che all’origine dei mali si scosta da essi in quanto disonorata di seguire chi non sa più sognare. E sognare fa bene, la speranza di poterlo assaporare è una via che va colta. Inseguirla, senza nascondersi dalle incognite. Essere milanisti ha significato, nel recente decennio, un’introspettiva visione delle difficoltà del tifoso.

Tu, milanista vero, tanti quanti ne ho visti, che ne sono uscito con lo spirito dell’abnegazione, la sensazione di esser di più di undici uomini. Quei colori, quello stemma. Milano. La città, la terra e le origini, al di là dell’oppressione acuta delle umiliazioni subite. Schiaffi dolorosi furono, a ripetizione. Amarezza, uno stato di vuoto se pensavi a lei. Ma tu, tifoso, subivi e ti univi sempre di più. Una fede lo è nel vuoto più totale. Lo hai passato, una tempesta burrascosa. I tempi belli torneranno. E mentre 65 mila persone continuavano a seguirti nella folle bolgia, unica, di San Siro, tu ignobile ostentavi le patatine dal divano, cambiavi canale e ti vedevi la Juve, l’Inter di turno. Tu milanista, parte falsa della tifoseria che non lo ha mai meritato. Il milanista è all’esosfera dei recenti insuccessi. Non lo ha meritato. Udite il vostro legame più forte, e di quella sciarpa conservata e mai rinnegata andate fieri. Fieri, anche perché, sostenere i vostri colori è un diritto. E’ il diritto del popolo di sventolare quella bandiera, abbracciarsi al goal e cantare. Nei tempi d’umiliazione avete mantenuto alta la fede, combattuto per gli ideali.
E oggi, i primi spiragli di luce.
Primi, ma per voi poco è cambiato. Siete al seguito della malattia più bella, e contagiosa. Credetemi, questo virus è l’apice di ciò che realmente uniti si può fare. Da tante emozioni si creano poteri inconsapevoli. L’unione è il nostro punto di forza.

Dicevo… questa malattia è d’esser del Milan… non va più via, e chi supera le avversità sconfigge gli unici pericoli presenti. Si resta tali e mai si cambia, il vademecum del tifoso vero. E molti di voi lo sono. Vanno ammirati e ringraziati.
Parlo a voi, la parte sana di un pallone febbrile, morto dallo spirito entusiasta d’inizio secolo. Voi, tutti tifosi, in questo caso rossoneri. Siete i pionieri del calcio d’antan, quello con lo spirito della sua nascita. Lottate per la vostra passione, e fiancheggiate altezzosi le recenti mode di pay tv. A voi il campo ha tentato di contrapporsi d’ impattante sconforto, e seppur abbiate ricercato l’illusione, avete accettato gli attimi di fallimento, raschiando il più inferiore dei periodi della vostra storia gloriosa, passata. Passata come lo era nel demoralizzarsi pensando al presente. Quei demoni che da diavolo erano quotidiani e quella forza di abbatterli, scacciarli alzando il capo e ribadendo con fermezza ciò che sei, il tuo ideale.nel vostro Inferno interiore. Rialzarsi e combattere la guerra ha reso grandi gli uomini. Voi, le turbolenze le avete vinte. Meritate i primi spirali di una luce, del giorno. Il Diavolo vince, stoico, si rialza. Il tifoso crede, spera, ma sempre sostiene, da quei giorni che paiono non concludersi più a quelli che vorresti vivere sempre, iconici perché rari e per palati fini, da assaporare con il medesimo atteggiamento che ha retto lo sconforto: dignità e privilegio. Voi, quelli festanti, mai dovrete dimenticare il passato. Mai dovrete scordare l’apice della turbolenza. Dimenticare è un atto vigliacco, e chi lo ha vissuto sempre lo porta con sé, nel ricco bagaglio del tifoso. Ah questo! Al suo interno vi sono le emozioni più naturali, l’istintiva reazione all’insuccesso e la gioia del goal, l’urlo talvolta represso in gola e quello libero di dichiararsi al mondo. Ieri ne sei uscito vincitore. Sei primo in classifica. Voi, milanisti, solo reali, esultate. Fatelo con la coscienza della vostra memoria, compagna fedele. E voi, con gli amici, non esitate appena sarà possibile.
A frapporsi un virus che ci sta sconvolgendo, ma lui non fermerà il vostro stimolo, sarà da sprone. Ad oggi, in casa, con voi stessi e quel simbolo che più amate. Maglietta, sciarpa, bandiera. Portatele. Credete in loro e continuate. Coltivare un sogno è la vostra anima e il più possibile dovete farlo, non esitate a far prevalere il sentimento, fate della nostalgia il trampolino per rievocare i vecchi tempi d’oro, e replicarli, vivendo soddisfazioni maggiori quando i tempi lo necessiteranno. Milanisti veri, da tutto il mondo, avete usufruito di pazienza e perseveranza, e fosse ancora il continuo delle sconfitte, voi, supportando avrete comunque ottenuto la maggiore delle vostre soddisfazioni: tifarlo sempre, il Milan. E se ancor più bene andrà, siate i più entusiasti possibili, atteggiatevi da tifosi.

Insomma, siate la parte fondamentale di questo sport, come avete sempre fatto, in attesa di tornare sugli spalti e sorseggiare quella birra, con gli amici. E uscire dallo stadio, con o senza lacrime, consapevoli di ciò che siete e sarete.
A voi, veri milanisti, un doveroso ringraziamento da parte del calcio sano, che non si arrende mai.