Dele Alli sta attraversando il periodo più buio della sua carriera, un eufemismo nei confronti del nuovo predestinato del football inglese, un talento naturale. I bagliori di Dele intravisti nel biennio 2017-2018, a tratti nel 2019, sono culminati con l’arrivo di Josè Mourinho, uno con il quale devi entrare nel sistema. Nel nuovo Tottenham targato Josè, la figura del britannico si è superata, facendo dimenticare i fasti recenti, quelli del giovane ribelle geniale, tre parole che lo descrivono al meglio nel suo essere.

Caratteristiche tecniche

Prima di approdare al lustro londinese ancora in corso, soffermiamoci sulle sue qualità: Dele Alli è un talento puro, calciatore moderno abile nell'aggredire lo spazio. A suo vantaggio ha un fisico possente, che lo rende duttile, poiché in grado di esser arretrato o avanzato a seconda delle esigenze del tecnico. Punto di forza è sicuramente la conclusione, potente, soprattutto dalla distanza, sulla quale ha costruito il maggior numero di reti in carriera. Posto sulla trequarti si esprime al meglio, e mette in evidenza un dribbling fluido e d'alta scuola. A suo sfavore vi sono alcuni nei temperamentali, mai corretti dovutamente nel tempo, ma proporzionalmente cresciuti in pari con l'acquisizione della fama, un'auto superbia divenuta poi lacunosa. Il primo Alli era calciatore più umile della versione attuale, che dal punto di vista mentale è andata sbiadirsi, mai coniugandosi con l'enorme bacino tecnico. La stampa lo ha paragonato al colosso ex Liverpool Steven Gerrard: la precocità con la quale ha sconvolto gli appassionati d'oltremanica ha convinto l’ambiziosa platea giornalistica a disegnarlo come erede del capitano dei Reds, basando i propri riferimenti su meriti tecnici. D'altronde, Steven era l'idolo d'infanzia di Alli, nel periodo nel quale il football dei Tre Leoni viveva lo storico dualismo tra Steven e Frank Lampard. Quest'ultimo è più antitetico nei confronti del classe '96, più propenso a sfruttare gli inserimenti offensivi.

Gli inizi complicati che lo forgiano

Cresciuto in un contesto arduo, nei sobborghi inglesi della "middle class" operaia, Dele è il tipico adolescente britannico. Ha sin da subito la passione nei confronti della sfera: essa è la fuga da una situazione familiare contorta, l'inizio più plumbeo della sua ascesa. La madre soffre di problemi di alcolismo, mentre il padre a causa della separazione vive lontano, una distanza complicata da colmare se a mancare è una figura di riferimento. Per Dele ciò è uno stimolo a inseguire i suoi sogni, tra mille avversità e privo di un appoggio concreto. All'età di 13 anni, il nativo di Milton Keynes si trasferisce a casa di un amico, in cerca di stabilità: proprio il club della sua città lo nota, e dalla strada il classe '96 si ritaglia un'opportunità unica. Con la squadra cittadina esordisce nelle serie inferiori, denotando una superiorità tecnica clamorosa. Il divario, rapportato alla giovane età, suscita clamore mediatico generalizzato, forse esagerato in rapporto a ciò che effettivamente Dele aveva palesato. Dal 2012 al 2015 diviene il pilastro dei "Dons" concludendo la prima avventura professionistica a quota 74 presenze e 22 reti. Il Tottenham per strapparlo al MK Dons investe cinque milioni di sterline. L'inserimento in rosa è graduale ma prolifico ed il giovane, seppur acerbo, fa intravedere giocate di elevato spessore. 

La titolarità arriva in tempi brevi, precisamente all'inizio dell’annata 2016/2017. Con gli Spurs è il trequartista designato in uno scacchiere che lo vede alternarsi talvolta con un altro caposaldo, Christian Eriksen. Il danese,complice l’esplosione del classe '96, viene allargato anche sulla fascia o arretrato. L'apice dell’ancora 22enne Alli arriva nella stagione 2017/2018, artefice di un exploit unico. Brilla in Champions League, dove realizza una doppietta che sotterra il Real Madrid, e segna a ripetizione anche in Premier League. La partita con il Blancos è la dimostrazione plateale dell'immenso bagaglio tecnico, un repertorio vastissimo e completo quanto già affermato tatticamente, un binomio vincente. Il talento ribelle ha i crismi per varcare la soglia dei migliori e le premesse di un avvenire luminoso sono lecite, condite da elementi quali l'età e la personalità negli attimi più complicati. Mauricio Pochettino lo sprona a rendere al meglio ed il giocatore ricambia innalzando il proprio status, da "predestinato" a "campione". Il 4-2-3-1 ben si concilia con le esigenze dell'inglese, che dialoga alla perfezione con Harry Kane, diventando il miglior assistman degli Spurs. Spodesta definitivamente Eriksen dalla trequarti: il ruolo del danese in Premier League è oramai ai margini, sino ad eclissarsi con il conseguente addio a parametro zero. Dele è il perno del sistema offensivo dell'argentino, che a sua volta stravede per quel ragazzino giunto dal "nulla". Sul culminare del 2018 realizza la centesima presenza, e nello stesso giorno realizza una doppietta esterna contro il Chelsea. Il giovane è reduce da una stagione travagliata, ricca di infortuni, ma sul terreno verde si esprime ancora al meglio, disputando il Mondiale della consacrazione. Conduce l'Inghilterra, di cui è titolarissimo, sino alla semifinale e lo fa da leader, nella medesima stagione in cui coglie la finale di Champions League.

Il 2019 si apre in maniera altalenante: la squadra abbassa il proprio livello di gioco ed alcuni top calano. Il calcio di Pochettino non incide più ed il collettivo ne risente: in patria è diventato prevedibile, privo dell'equilibrio necessario e troppo spesso lacunoso in fase di non possesso, quasi sterile in avanti, come se tutto d'un tratto la chimica perfetta fosse svanita. L'infortunio di Harry Kane e l'eliminazione dalla Coppa dalle grandi orecchie sanciscono la fine di un ciclo positivo, privo di titoli, ma utile a consacrare la figura di Alli. Come lecito aspettarsi ogni storia ha in serbo un epilogo, dolce o amaro che sia. Pochettino ha quasi portato sul tetto d'Europa una squadra che negli anni precedenti vagava nel burrascoso mare di mezzo in Premier League. Il Dele Alli reduce dall'esperienza con il tecnico argentino è un calciatore maturato prima dei coetanei, definito dai più come leader del nuovo progetto. Tuttavia, la nuova avventura ne paleserà le fragilità psicologiche, vero e proprio difetto non ancora corretto. Nella comfort zone dei tatticismi voluti da Pochettino ben si adattava l'inglese, il cui addio ha coinciso con l'inizio della fine. Assenza di stimoli, vortice negativo e un modulo non suo le cause. Le porte di Mourinho stanno per aprirsi…

Josè Mourinho, una figura mai compresa


Nuova linfa e ritorno alla stagione precedente si auspica. A rimpiazzare l’albiceleste è Jose Mourinho. Il portoghese, nonostante la grandissima esperienza, è reduce da avventure negative e ha il compito di rilanciare le ambizioni degli Spurs, affiancandole alla ricerca di un trofeo che oramai è divenuta un'ossessione. Mourinho è una figura pesante, vincente, talvolta da comprendere. L'ex Porto pretende rigidità, ma un calcio opposto alle idee del predecessore, più finalizzato a difendere e volto a strategie idonee ad Alli. Lo Special One non è un estimatore dell'estetica, ma ricerca unione di squadra e rigore generale. Il rapporto tra i due si sgretola sin da subito a causa di continui litigi in allenamento relativi alla mancanza d'impegno di Dele. Due caratteri bollenti che mai si incontrano, e sul nascere già non si comprendono. Ciononostante, inizialmente l'allenatore lusitano crede nel suo talento e lo lancia più volte dal primo minuto. Infortuni costanti e schematiche differenti al passato contribuiscono ad estraniarlo dalla manovra, e nonostante i primi tentativi, Alli si perde. Diviene irriverente in campo, sino a giungere ad una totale mancanza d'abnegazione e la conseguente esclusione dai titolari prima e convocati poi. Lo Special One ne ignora le doti, non le comprende ed anzi le accantona. I fattori extra-campo divengono i protagonisti e la sfrenata conduzione di una vita composta solamente da sfizi, alimentano un astio reciproco mai più colmato.

Il resto è storia: la stella passata non ha più la volontà di accendersi, mentre il Tottenham si sta abituando a una mediocrità pallida, senza i numeri del suo jolly. Dele è in un vortice professionale negativo, vittima di eventi sciaguratamente creati da sé stesso, un periodo contorto che si spera resti breve, quasi come un incantesimo che deve svanire. Nella stagione in corso ha disputato solamente dieci gettoni senza incidere e da comprimario, simbolo della decadenza che oramai la fa da padrone. La gestione Mason si è aperta con un'opportunità, nella gara vinta 4-0 contro lo Sheffield United. Nuova linfa, come quella che il gioiello ribello vuole ritrovare. Ritrovare sé stesso, tra colpe e consapevolezza, dal buio della tempesta inglese sino ai lumi della sua versione primordiale. Dele Alli è in un buio, forse più introspettivo, ma ha gli elementi per tornare ad incidere come in passato. E' l'occasione per correggere i difetti che lo hanno frenato e capire le sue ambizioni, anche lontano da Londra, per la conclusione di una storia di odi et amo, che ho la visto maturare, innalzarsi, frenare e cadere, in quei vortici burrascosi la cui rinascita può creare solo evenienze splendenti, che noi ci auguriamo possano essere tali.