Nella continua ascesa dell’Hellas Verona i nomi da tener d’occhio si sprecano. Quello scaligero è un sistema vincente, orchestrato al meglio da Ivan Juric. In esso è il collettivo ad esaltarsi ed ogni suo membro a rendere al meglio. Il 3-4-2-1 voluto dal tecnico ha convinto tutti e persiste oramai da due stagioni, a ribadire una salda ed efficace filosofia di gioco, poco spettacolare quanto concreta. Alla base di essa vi sono gli esterni alti di centrocampo, chiamati ad un lavoro a tutta fascia. Per svolgerlo sono richiesti profili completi in ambedue le fasi, che la società osserva al meglio prima di scegliere.

Federico Dimarco è giunto in Veneto lo scorso inverno, tra pochi clamori e con l’obiettivo di rilanciare la propria carriera. Il giovane esterno azzurro, capace di svolgere tale ruolo anche in passato, voleva replicare le ottime prestazioni di Parma in una piazza altrettanto tranquilla. La chiamata dell’Hellas lo ha subito convinto e dinanzi al flebile feeling con Conte non ha avuto dubbi. Juric dal canto suo, maestro nel valorizzare i giovani, lo ha subito alternato a Lazovic e Faraoni salvo poi collocarlo definitivamente sulla sinistra.

CENTRALITA’ NEL PROGETTO E FIDUCIA
Fiducia è il dogma che Juric ricerca nel proprio organico, compatto e vincente. Al suo arrivo, Dimarco veniva impiegato in alternanza con altri giocatori e talvolta al centro della difesa. La pazienza dell’ambiente gli ha consentito di apprendere un altro ruolo, il difensore centrale. Il tecnico serbo lo ha alternato sapientemente, sino alla conclusione della scorsa annata. L’umiltà e la voglia di imparare hanno inciso e convinto sin da subito Ivan, che dall’inizio della stagione lo ha schierato regolarmente.

CARATTERISTICHE TECNICHE
E' un profilo duttile
, o meglio, lo è diventato in gialloblu. Sulla fascia rispecchia il perfetto identikit di esterno a tutto campo, abile a coprire eccelentemente la fascia in ambo le fasi. Per spiccare ha appreso al meglio la lettura d’interdizione, lavorando sul posizionamento arretrato. Un neo del passato, la marcatura ad uomo, si è rivelato il tassello vincente per completare il puzzle: da uomo puramente offensivo ha affinato la capacità di leggere i movimenti del suo avversario diretto.
Il lavoro al centro della difesa è il segreto della sua crescita, utile a completare le già discrete doti di spinta. L’equilibrio da lui trovato è stata la chiave della sua duttilità e dello score, che recita 3 reti e 3 assist, a testimoniare un piede pulito in avanti ( indimenticabile il goal incredibile da fuori area con i Ducali a San Siro). Gli inserimenti senza palla avvengono anche per vie centrali, una novità nell’interpretare il prototipo dell’esterno alto, un’idea vincente in zona goal.

Di lui stupisce la propensione al controllo palla pulito e la gestione matura di essa, merito di proprietà tecniche discrete.
Nella sua prima versione, a Parma, mancava di lucidità negli ultimi 20 metri e non incideva in velocità, limitandosi a ruolo gregario e più arretrato, snaturato dal calcio attuato da D’Aversa. Tuttavia, un nuovo approccio alla partita l’ha svezzato e lo ha reso l’esterno completo che Juric ha poi lanciato.
E’ una gemma perché compie giocate complicate in una frazione di secondo e lo trovi ovunque. Il tecnico serbo lo ha reso uno stakanovista, impiegandolo nel pressing alto e nell’intensità in fase di non possesso nella metà campo avversaria, nonché il giocatore scaligero più abile a dettare ritmi elevati in questa fase.
Fisicamente è troppo esile per il calcio moderno in cui tale componente è fondamentale. Per Federico sarebbe l’ultimo passo per diventare un calciatore internazionale, che già ora ingolosisce i top club italiani.
Essendo uomo più idoneo ad essere avanzato in una linea mediana, potrebbe divenire occasione sfumata da Conte, che non lo ha mai considerato. Proprio con i gialloblù si è completato e ha compiuto il salto di qualità auspicato.

I NUMERI DELL’ASCESA: E’ INDISPENSABILE PER L’HELLAS
Oramai il nativo di Milano è una certezza per i Butei: già 21 le presenze stagionali, di cui ben 14 per tutto l’arco della gara. Dimarco è divenuto tra gli insostituibili per la sua propensione a poter ricoprire due ruoli nella partita stessa e per la rinnovata capacità di creare pericoli.
La precisione dei passaggi riusciti, ben il 74%, palesa questo fenomeno: Juric cerca sempre un calcio imprevedibile, e ciò viene trovato nella sua propensione nel fornire palloni puliti ai compagni.
Da quando è giunto in gialloblu il suo valore di mercato si è triplicato, dai due milioni di un inverno fa ai sette odierni ( fonte Transfermarkt), una cifra destinata a crescere ulteriormente.

UN NUOVO INIZIO
In poco tempo Dimarco si è preso il Verona, da gran lavoratore ha smentito gli scetticismi neroazzurri. Alla Pinetina la sua costanza non è passata inosservata, tanto da divenire quasi un rimpianto. Il riscatto immediato operato dagli scaligeri è per lui un nuovo inizio. Anche il c.t. Mancini osserva speranzoso, in attesa di colmare un dubbio persistente nella sua gestione: il terzino, ruolo che Federico ha già interpretato, e che tutt’ora sta praticando in maniera rivisitata, aggiustato da accorgimenti perfetti in un binomio che pare potersi protrarre a lungo, Juric-Dimarco. Un binomio che fa sognare il calcio italiano perché le ambizioni del classe 97’ non vogliono più arrestarsi.
Un nuovo inizio per Dimarco, il più redditizio tra i sottovalutati.