L’imponderabile, o quasi, era una partita perfetta come quella di ieri sera da parte della Juventus di Allegri. 
Prevedibile, invece, era l’umore ondivago dei tifosi bianconeri in quel rapporto controverso che hanno con il proprio allenatore. 

Si sarà messo l’animo in pace, Max: lui non è un tecnico che unisce e, personalmente, ritengo che non possa neppure ambire a questo traguardo. Ci sarebbero degli scontenti anche se vincesse la Champions League ed il campionato, perché si sarebbe lasciato sfuggire il triplete per leggerezza (?) nel trofeo meno nobile. A prescindere da questo, il livornese è uno che tira dritto per la sua strada, si crea pochi problemi, fa parlare il campo e sa alzare la voce quando serve. 
Gli juventini - ed i non juventini, come il sottoscritto - sono nettamente divisi a proposito delle sue capacità: da un lato ci sono coloro che lo ritengono un grande allenatore, dall’altro quelli che lo trovano modesto e, forse, neppure all’altezza di società come la Juventus e del fior fiore di campioni che gli vengono messi a disposizione.

In questo scenario, ormai noto e finanche stucchevole, ad ogni passo falso si sollevano i vessilli della fazione che lo osteggia e ad ogni traguardo garriscono quelli di chi invece lo supporta. Immancabilmente, in mezzo a questa giostra medievale alimentata dalla passione di tutti noi amanti del calcio, ad un evento come quello di ieri segue la rinascita di un partito specifico: quello dell’inflazionatissimo “scusatevi con Allegri”.

Ecco, personalmente trovo che queste scuse siano non richieste, non dovute e, per soprammercato, non gradite.
Coloro che si dicono e professano contro il tecnico, dovrebbero semplicemente avere il buon senso di rimanere tali, con o senza vittorie, con o senza campionato e Champions League. Sì, perché chi lo critica non è vittima di un abbaglio e non è preda di un momento di debolezza dovuto alla cocente delusione di un’eliminazione o di una partita giocata sottotono; da troppo tempo siede su quella panchina perché possa parlarsi di questo. I detrattori di Max, da sempre, fanno della mancanza di gioco della squadra (vera o presunta che sia) il loro cavallo di battaglia. Ciò che non va loro giù è la manovra talvolta asfittica, la mancanza di determinazione nello scendere in campo per dominare gli avversari dal primo al novantesimo minuto pur avendone - a loro dire - le qualità e le possibilità, l’assenza di un’idea tattica di supremazia assoluta. 

Verso chi mantenga questa utopica coerenza, non posso muovere alcuna critica. Trovo giusto che i sognatori rimangano tali ed è bellissimo che ve ne siano, nello spesso rimarchevole mondo del pallone. Non è affatto vero che costoro debbano ad Allegri delle scuse, anche se sarebbe interessante vederli alla guida tecnica di una società obbligata a vincere ogni anno in Italia le tre competizioni a disposizione e che vive nell’incubo del mancato trionfo europeo...
Già, perché i sognatori del calcio costituiscono una categoria a parte da proteggere ad ogni costo e, in tutta onestà, mi piacerebbe poter ritenere tali tutti i tifosi juventini che negli ultimi anni paiono appartenervi. Se così fosse, credo che veramente saremmo davanti al primo e necessario passo per una rivoluzione calcistico-culturale, in grado di avvicinarci al decantato modello olandese, al calcio totale ed all’estetica prima del risultato. Potremmo forse in un prossimo futuro permetterci di considerare lo spirito del gioco più importante rispetto al numero di trofei in bacheca e, magari, vedere dei ragazzini di scuola italiana andare a farla da padrone al Santiago Bernabeu, vincendo e convincendo, provando le giocate più complicate, regalando emozioni che possono valere quanto una vittoria sportiva, anche se lo sarebbe solo a livello umano.

La realtà che osservo, ahimé, è diversa e più grigia. Vedo pochi sognatori veri, il più delle volte nostalgici del calcio che fu ed ora ingobbiti dalla disillusione, lontani dal televisore perché l’unico modo che ritengono verace è quello di stare sulle gradinate di uno stadio ad ammirare uno spettacolo tecnico in grado di annichilire le critiche oppure, più spesso, nelle piccole realtà. Vedo tifosi dell’Atalanta di Gasperini gioire ed applaudire i nerazzurri perché hanno giocato da Dio mettendo in campo tutto quel che avevano. Per uscire da questo schema è necessario andare oltremanica o comunque in paesi diversi dal nostro, magari all’ombra dei mulini a vento olandesi... 
La posizione di buona parte del tifo juventino mi pare invece quella del viziato, ormai così avvezzo ad ottenere la vittoria da non assaporarla più: il primo posto nel campionato italiano è normale, di conseguenza deve essere stravinto coniugando il bel gioco alle prestazioni ed i record che la compagine bianconera sta macinando contano poco o nulla. La Champions League prospettava avversarie ritenute all’altezza e si prendeva in considerazione l’idea di non trionfare, ma prima dell’arrivo di Cristiano Ronaldo. Approdato il portoghese, anche la coppa con le orecchie era un must.
E dunque, non sono questi tifosi a dover delle scuse ad Allegri, poiché hanno il diritto di non ritenerlo all’altezza. Non hanno quello di tacciarlo di incompetenza, semmai, ma questa è una storia diversa.

L’augurio di tutti i non juventini, nel frattempo, è che il loro desiderio di vedere il tecnico allontanato ed un gioco spumeggiante al prezzo di qualche trofeo in meno, venga realizzato quanto prima... Il mio personale è che Max vinca la coppa, per i tifosi meritevoli.