Quando mi concentro riesco ad immaginarmelo distintamente: un giovane Chuck Palahniuk che, mentre frequenta le riunioni della Cacophony Society di Portland, improvvisamente fissa lo sguardo nel vuoto e senza quasi rendersene conto inizia a costruire - con quella mente visionaria - l’embrione di quello che diventerà il suo best seller. Certo, neanche nei sogni più sfrenati deve aver immaginato all’epoca che David Fincher, Brad Pitt ed Edward Norton gli avrebbero regalato una fama mondiale di tale livello. Né del resto può aver ipotizzato che il suo “Progetto Mayhem” sarebbe sopravvissuto a Tyler Durden, all’iconica colonna sonora dei Pixies - che suona a tutto volume mentre i palazzi simbolo del capitalismo crollano a terra accartocciandosi come tovaglioli di carta in fiamme - ed allo stesso romanzo.

Giovedì scorso, durante un’intervista, Marco Verratti ha commentato così l’arrivo a Parigi di Sergio Ramos: “…Sono veramente contento che ha scelto il progetto del PSG. Questo dimostra anche che stiamo facendo un grande lavoro per far arrivare questi grandi campioni…” 
Le frasi del centrocampista azzurro mi hanno colpito negativamente ed in particolare quella parola - progetto - ha preso a ronzarmi in testa. Ho spento la luce ed ho cercato di prender sonno, eppure la sensazione di fastidio non accennava a diminuire. Progetto. Già, ma quale sarebbe esattamente il progetto del Paris Saint Germain? Mentre il mio personale pinguino/animale guida scivolava nella grotta di ghiaccio, mi riaffioravano i ricordi dell’approdo di Ibrahimovic e Thiago Silva sulle rive della Senna a cifre che per un difensore venivano definite all’epoca irrinunciabili, quelli dei circa 65 milioni spesi per Cavani, degli altrettanti per Di Maria, del 2017 e dei 222 spesi per Neymar e finanziati con la sponsorizzazione di una controllata del medesimo proprietario della squadra, dei 138 per Mbappé dell’anno dopo… Un canovaccio piuttosto standard, un percorso poco chiaro se mi figurassi di osservarlo attraverso gli occhialetti cerchiati di metallo di un addetto al Financial Fair Play della UEFA, ma coerente. I dubbi sulla liceità di tutto ciò non sono mancati, nel tempo. Gli organi preposti al controllo sono sempre apparsi piuttosto laschi, nei confronti dei parigini… Basti pensare che al termine della stagione 2017-18 il saldo tra acquisti e cessioni evidenziava un negativo di oltre 716 milioni, senza parlare del monte ingaggi, che prima di questa estate si aggirava sui 300 milioni. 

È tutta roba a cui ormai dovrei aver fatto il callo, e quindi perché questo tarlo? 
Ci ho messo un po’ a capire, ma in effetti lo spartiacque della faccenda è stato rappresentato dalla Super Lega… 
Checché se ne pensi della creatura di Perez ed Agnelli, alzi la mano chi non è rimasto stupito dall’assenza della compagine francese tra i fondatori della competizione. 
Ma come? Al-Khelaifi ha speso centinaia di milioni per portare il Paris nell’olimpo del calcio e si lascia sfuggire un’occasione come questa per dimostrare che ci è entrato di diritto? Certo, l’ingresso se l’è comprato con un bel biglietto milionario, ma in un contesto simile chi ci avrebbe fatto caso? E infatti Mansur con il suo City non ci aveva pensato mica troppo all’assenza completa di pedigree per stare in quel salotto buono del calcio. La patente di nobiltà mancava, ma i denari no di certo!
In un amen, tra la notte in cui la Super Lega veniva annunciata e la mattina in cui le prime indignate reazioni prendevano a piovere sui malcapitati club fondatori, una trasformazione Kafkiana aveva spogliato i parigini della kefiah araba e li aveva rivestiti dei panni di Robespierre, sempre buoni in mezzo ai tumulti popolari. Per incredibile che possa apparire, erano loro i porta vessilli della voce della gente.
Con questi nuovi paladini in testa al corteo, si è sviluppato uno dei più significativi ed efficaci linciaggi mediatici mai visti e la ghigliottina della rèvolution è calata a tempo di record decapitando il neonato trofeo. 
Che questa idea abortita agli albori sia o meno del tutto abbandonata, l’estate del PSG è proseguita con l’acquisto di Wijnaldum svincolato (10 milioni all’anno di stipendio), Donnarumma svincolato (12 milioni all’anno), Hakimi pagato 60 milioni circa (8 milioni più 2 di bonus all’anno), Sergio Ramos svincolato (15 milioni per due anni più cifra imprecisata alla firma) e si parla con insistenza del possibile assalto a Paul Pogba… 

Inizia quindi ad essermi più chiaro il “Progetto Mayhem” del PSG: un tentativo  estremo di smantellare i poteri forti del calcio utilizzando però metodi decisamente opposti a quelli del Tyler Durden di Palahniuk… Un capitalismo estremo e kamikaze che cerca di cannibalizzare quello vecchio. Un tentativo diretto e forsennato, un attacco frontale senza precedenti e che sembra non avere freni. Milioni e milioni di acquisti, mentre i palazzi dell’antica élite del calcio europeo oscillano pericolosamente, minati dai conti in rosso, dagli stadi chiusi, dalle quotazioni in borsa, dagli ingaggi monstre e dagli sponsor che se ne vanno. E la Uefa? E Ceferin? E tutti quelli pronti ad incatenarsi in piazza per difendere il calcio del popolo? Beh… “Signore, la prima regola del Progetto Mayhem è non si fanno domande, signore.”