Era stato un super colpo dell'estate appena passata, quella del post covid. 
Era stato un capolavoro di Maldini e Massara e Gazidis ed Elliot e chiunque altro vi può venire in mente orbitare in zona rossonera.
Era stata una di quelle favole con il lieto fine che riempiono le pagine dei giornali e fanno saltare i contatori dei like sui siti specializzati.

Sandro Tonali, promesso sposo nerazzurro e soffiato ai cugini che non avevano affondato il colpo, era approdato in rossonero per una cifra cospicua, ma dilazionata in modo da non gravare eccessivamente sul bilancio. Vuoi perché la lente d'ingrandimento del FFP era già puntata sulla voce delle uscite da un anno e più, vuoi perché Elliot è un investitore e non un mecenate. Sia come sia, uno dei migliori prospetti del calcio italiano aveva inossato la casacca rossonera con l'entusiasmo di un ragazzino, accendendo il cuore di noi tifosi e rubandoci subito sorrisi a profusione con la telefonata a Gattuso per chiedere il permesso di indossare la "sua" numero 8. 
Inutile girarci troppo intorno: le prestazioni sul campo, nel primo anno trascorso al Milan, non sono state all'altezza delle aspettative. Sandro ha pagato il passaggio di categoria, ha sofferto nel doversi conquistare il posto, si è dovuto adattare ad un ruolo non perfettamente suo (a Brescia giocava in un centrocampo a tre). Ci ha provato e non è riuscito come avremmo e - immagino - soprattutto come avrebbe voluto.

In questo scenario, nella calda estate della nazionale del Mancio, anziché un tranquillo periodo di relax per ricaricare le batterie Tonali ha vissuto sulle spine, protagonista involontario di una trattativa estenuante, con all'orizzonte la concreta possibilità di doversi presentare al raduno delle Rondinelle del Brescia, dato che la formula con cui si era vestito di rossonero era quella del prestito oneroso (molto oneroso) ed il diritto di riscatto andava esercitato entro il 16 giugno. Trascorsa inutilmente questa deadline, il fronte temporalesco si stava facendo preoccupante e, più che minacciare pioggia, prometteva una tempesta di quelle capaci di scoperchiare il fragile tetto che a Milanello stanno cercando di costruire da un paio di anni.
Manca l'ufficialità, ma pare proprio che la storia si sia arricchita di un nuovo lieto fine... È delle ultime ore la notizia dell'accordo totale tra Milan e Brescia per il riscatto definitivo del regista di Lodi, raggiunta grazie allo sconto concesso dal presidente Cellino, all'inserimento del cartellino di Olzer come parziale contropartita e, udite udite, al passo indietro di Tonali stesso, che ha accettato una decurtazione del proprio stipendio passando (pare) da circa 1.600.000 a circa 1.200.000 più bonus legati al rendimento di squadra e personale. 
Questo dato si può banalmente leggere così: -25%
Potrebbe significare niente, invece significa tanto. Tantissimo. 

Nel film La Grande Scommessa (The Big Short), Christian Bale nei panni dell'eccentrico manager Michael Burry è protagonista di un momento storico e di una vicenda reali. Si rende conto che il mercato immobiliare statunitense è ad alto rischio, in quanto basato sui tristemente noti mutui subprime e decide di "scommettere" sul default dell'intero sistema. I colleghi gli danno del pazzo, le banche si fregano le mani perché prospettano il più facile dei guadagni, i clienti rivorrebbero indietro il proprio denaro convinti che Burry dilapiderà i loro risparmi. Lui tira dritto per la sua strada e, nella catastrofe finanziaria scoppiata alla fine del 2006, consegue un profitto del 489%.

Sandro Tonali, nei panni di se stesso, ha deciso di scommettere contro il sistema instauratosi da oltre un decennio nel quale l'unico reale parametro di valutazione per il valore di un giocatore è lo stipendio percepito. Un sistema che viveva in bilico per propria natura già prima del Covid e che adesso rischia di crollare come un castello di carta, a braccetto con l'economia generale. Un sistema che ha già provato a mettere in scena un atto estremo per non collassare con la Super Lega di Perez ed Agnelli. Un sistema che, però, proprio come quello dei mutui subprime continua a fingere di essere sano. 
Sandro Tonali ha scommesso sulle sue qualità, tecniche ed atletiche, ma ha già vinto con quelle morali. Perché nell'estate in cui Donnarumma è andato a Parigi per prendere i famosi 12 milioni e Calhanoglu è andato alla Pinetina per prenderne 5 (non nella prima stagione, ma nelle successive), ha dimostrato che 25% si può leggere anche con un meno davanti e che, tutto sommato, suona davvero bene.

Congratulazioni Sandro, dal profondo del cuore. Per i milanisti, da oggi, sarai sempre e comunque uno da Milan. E chissà che, proprio come Christian Bale, tirare dritto per la tua strada in aperta opposizione al sistema, non ti porti a segnare sulla lavagana della tua soddisfazione personale quel bel +489% con cui si chiude la pellicola di Adam McKay... Sarebbe anche questa da Oscar.