Può darsi che tra qualche settimana saremo nuovamente obbligati ad ammettere che si era trattato di un fuoco di paglia, che era solo un altro soffio di speranza, irrimediabilmente perso nella tempesta che non accenna a placarsi su Milano, eppure... Eppure qualcosa pare davvero muoversi nella giusta direzione, nello scombussolato ambiente rossonero. 

Otto o nove anni fa, nessun tifoso avrebbe mai immaginato che si sarebbe trovato ad affrontare un periodo tanto buio. Ci si potevano certo immaginare delle difficoltà, ma non di questa portata. Dopo l'era berlusconiana - probabilmente protrattasi troppo a lungo - si è conclusa anche la breve parentesi cinese. Non è stato tutto da buttare, quel che il duo Fassone - Mirabelli hanno prodotto, ma qualunque buon risultato (come ad esempio l'acquisto di Kessie ed il rinnovo di Donnarumma, pure se a cifre monstre) è stato immolato sull'altare della disfatta nei numeri. Troppi i proclami estivi e troppo alto l'entusiasmo che si era voluto creare intorno ad una squadra che era priva di una spina dorsale, perché le promesse non finissero disattese.

Tutto sommato, il Milan è e sarà ancora per molti anni vittima della sua stessa aura di grandeur. Si parlerà sempre si un club leggendario, dimenticando che non si può vivere dei fasti di un tempo, per poi scontrarsi con la realtà sportiva, dura e spietata. 

Ciò nonostante, il Diavolo sembra aver finalmente imboccato la strada giusta. Forse non basterà - quest'anno - per centrare la sospirata qualificazione in Champions Leage, ma la conferma che gli ingranaggi stiano iniziando a girare si trova nelle parole degli addetti ai lavori. Allenatori, giornalisti e procuratori sono più o meno concordi nell'affermare che l'organigramma societario è completo e valido, che la proprietaria è solida e che si può guradare al futuro con ottimismo.

Terminati i teatrini nei quali hanno recitato personaggi che non meritavano di essere associati ai colori rossoneri, si parla fattivamente di un ammodernamento dello stadio Meazza (bellissimo, ma obsoleto), di giovani promesse internazionali strappate alla concorrenza di club blasonati, di battaglie per mantenere il piazzamento valido per l'Europa dei grandi che sembrano alla portata della squadra, di vecchie glorie inserite al posto giusto e che condividono il progetto che viene portato avanti.

Forse proprio questo, più di tutto il resto, ha segnato l'inversione di tendenza. Quando Maldini ha deciso di accettare la proposta di Elliot, formando con Leonardo in tribuna un duo da bei tempi andati, la notizia era stata celebrata come se il Capitano potesse nuovamente scendere in campo e guidare i suoi compagni verso le vittorie che mancavano da troppo tempo e, a tal proposito, non erano mancati gli sfottò della rete... A mio modo di vedere, invece, si trattava di una giusta esultanza. Il primo mattone di una ricostruzione non poteva che essere il più alto simbolo delle vittorie precedenti e questo lo sapevano i supporter, ma soprattutto lo sapeva lui: Paolo Maldini. Quando il condottiero che ti ha accompagnato sul tetto del mondo decide di tornare a rappresentarti, dopo aver rifiutato tutte le proposte precedenti ed anche attirandosi le critiche di coloro che non avevano accettato il suo "gran rifiuto", non si può non pensare che la strada sia quella giusta... D'altronde, le bandiere si vedono quando il vento soffia forte.