È lecito che la Uefa si ponga questa domanda? È lecito che la Uefa abbia dei dubbi? Tramite un indagine del New York Times scopriamo alcune cose utili interessanti. In quel famoso maggio del 2016, un giorno prima che Shangbing Li  cedesse il Guangdong Lion, fondò una società che si chiamava Sino-Europe Asset Management Changxing Company. Solo due giorni dopo , un’altra persona registrava una nuova società con un nome stranamente simile: Sino-Europe Sport Investment Management Changxing Company. Ancora più curioso, le due società avevano la sede nello stesso edificio, nella città di Huzhou.

 

Oggi,  Sino-Europe Sport Investment possiede una quota di AC Milan in quanto azionista di Rossoneri Sport Investment, la società del gruppo guidato da Yonghong Li con la quale è stato rilevato il Milan nell’aprile scorso. Il New York Times ha raggiunto telefonicamente Shangbing Li , il quale ha negato di aver creato Sino-Europe e di possedere quote di AC Milan. Shangbing Li  si rifiuta di rispondere a altre domande su AC Milan. Il famoso prestanome Huashan Chen , che risulta dai documenti legali come il proprietario di Sino-Europe Sport Investment Management Changxing Company, risulta irreperibile. 

 

Cosa ha scoperto il New York Times sul proprietario cinese del Milan?  Yonghong Li non ha un passato che fa stare tranquilli. Perché dai documenti ufficiali emergono dettagli raccapriccianti è decisamente turbolenti di questo uomo d’affari. Partiamo? Tenetevi forti:

 

°Nel 2013, Yonghong Li viene multato dalle autorità finanziarie cinesi per oltre 90mila dollari per non aver documentato la vendita di azioni di una società immobiliare per 51,1 milioni di dollari.  AC Milan ha detto che Li non era a conoscenza del regolamento dei mercati.

 

°Nel 2011, la stessa società immobiliare disse che Yonghong Li era il presidente di una società di aviazione, la Grand Dragon International Holding Company. Ma a giugno la Grand Dragon ha negato di avere mai avuto legami con la suddetta società. Il portavoce di AC Milan ha detto di non saperne niente.

 

°Nel 2004, l’azienda di famiglia di Yonghong Li, la Guangdong Green River Company, fu autrice con altre due società di una colossale truffa ai danni di cinquemila investitori per un valore di $ 68,3 mln, secondo The Shanghai Securities News, massimo quotidiano finanziario cinese. Il padre e il fratello di Li furono condannati al carcere.

AC Milan ha detto che questo episodio non ha nulla a che vedere con Li, il quale “non era a conoscenza della situazione fino al momento delle indagini”.

 

Voi entrereste in affari, grandi o piccoli che siano, con una persona che ha all'attivo questo passato? Silvio Berlusconi sì. 

 

Questo è solo l’inizio. La domanda è sempre la stessa. Di chi sono i soldi con i quali Li ha comprato il Milan? Con quali soldi riuscirà a sdebitarsi?  Ad ottobre 2017 hai tifosi rossoneri viene svelato un nuovo prestito da 8 milioni di dollari a Yonghong Li. Il finanziamento alla Rossoneri Sport Investment di Hong Kong, che andrebbe a coprire una tranche degli aumenti di capitale approvati a giugno, arrivano da Great Earn International di Hong Kong e dalla Jin Bao Bao Holdings Limited delle Isole Cayman. Quest’ultima è una società di packaging che ha come principale azionista il marito dell'attrice Zhao Wei, Non so se la ricordate era nella giuria al festival di Venezia del 2016. Peccato che la Consob cinese abbia interdetto per cinque anni l’attrice e il marito per aver ingannato il mercato. Avevano annunciato l’acquisizione di uno studio di animazione. Ma non avevano i soldi per portare a termine l'operazione. Qui è sempre tutto più ingarbugliato. 

 

Onestamente voi di fronte a tutte queste premesse vi sentireste tranquilli? Silvio Berlusconi sì. Invece quei cattivoni della UEFA non si vogliono far convincere non concedono il Voluntary Agreement”, e nemmeno “Settlement Agreement". L' AD Marco Fassone dichiara:" La Uefa dice che il fatto che la holding non abbia rifinanziato il debito con Elliott getta delle nubi sul futuro della società. Ma questa ipotesi non tiene conto della nostra proposta di sentire il nostro finanziatore che è Elliott e che ha garantito anche per scritto una continuità dell’azienda, ma anche ai continui adempienti della proprietà del Milan come gli aumenti di capitale che sono stati versati con regolarità, ci sono rimasto male francamente, il dossier che dovevamo fare l’abbiamo fatto." 

Onestamente se voi foste al posto della UEFA, aprireste le porte a una nuova situazione debitoria a qualcuno che già ha un grande debito ottenuto con un garante perché lui non era in grado con le sue sole garanzie di ottenerlo? A meno che non vi chiamate Silvio Berlusconi penso di conoscere la vostra risposta. 

 

La prossima tappa è il processo della UEFA. Il Milan andrà a giudizio, all’incirca a metà giugno. Quel giorno, i tre giudici del consiglio decideranno come sanzionare il club per aver sforato il bilancio nel triennio precedente (2014-2017). Le possibili sanzioni a fronte di un deficit di oltre 100 milioni, sono: stop al mercato, restrizioni della rosa, multe e non è esclusa la più severa, l’esclusione dalle Coppe.

 

La notizia è di per sé eclatante: in genere l’Uefa e i club calcistici riescono a raggiungere un accordo.  Nel caso del Milan, la UEFA ha concesso del tempo nella speranza che arrivassero elementi positivi in merito al rifinanziamento, alla proprietà, ai ricavi futuri. Ma nessuna buona notizia è giunta a cambiare la decisione finale. Anzi direi che si è verificato proprio il contrario. Oltre all'incertezza sul rifinanziamento del debito di 303 milioni  contratto con il fondo americano Elliott e sugli effetti passivi da pagare entro ottobre 2018, pesano i troppi dubbi sull'affidabilità finanziaria di Yonghong Li, e sulla continuità della gestione economica. Non è condivisibile che i continui rinvii del rifinanziamento da parte del misterioso uomo d’affari, non siano affatto positivi? Oltre l'inchiesta citata del New York Times, il patron del Milan è al centro di numerose inchieste sul suo millantato impero. Solo nel mese di marzo 2017 è fallita la sua cassaforte, la società Jie Ande. La procura di Milano ha aperto a fine marzo 2017 un’inchiesta sulla cessione del club all’imprenditore cinese. Gli occhi della UEFA sul Milan potevano essere positivi con ciò che si è aggiunto a sfavore di Yonghong Li dopo il Voluntary Agreement? 

 

Sul piano dei ricavi perché il Milan non ha convinto la UEFA?  Perché la pianificazione del business si basa su ipotetiche entrate prive di riscontro. La qualificazione alla Champions League non avvenuta. I progetti sui nuovi sponsor asiatici, tutti ancora da avviare. 

 

I giudici decideranno le sanzioni in base alle informazioni attuali, quindi è difficile che il Milan riesca in un mese a produrre informazioni dettagliate su Yonghong Li o a concludere il rifinanziamento.

 

Non escluderei l’ipotesi che Yonghong Li, impossibilitato a rifinanziare il prima possibile, decida di vendere. Questo scenario  è migliore per il futuro della squadra: un nuovo proprietario potrebbe infatti strappare condizioni migliori all’Uefa.