Ci si sbaglia per eccessivo provincialismo nel valutare. Perché il mio mondo è l'Italia e il suo campionato, con i suoi rapporti di forza consolidati. Perché la Juve che aveva nella difesa la sua forza assoluta non c'è più, a parte rivederne a tratti le sembianze quando gioca anche Chiellini e io continuo a guardare il campionato nazionale e vi trovo ancora i migliori numeri che mi nascondono l'errore. Ci si sbaglia perché non sei in grado di immaginare che basti lavorare a pochi metri da Guardiola per restarne influenzati, come forse ha fatto l'allenatore dell'Ajax. Ci si sbaglia per tante cose che si rivelano solo al momento o perché ti sono passate davanti e l'ottimismo un po' sciocco te le fa sottovalutare.

Ci si sbaglia, insomma, anche perché probabilmente ci ho capito poco pur avendo seguito la partita di Madrid dove questi ragazzi, che pensavo venissero azzannati e mangiati nella tana del Bernabeu, come preda ipnotizzata in balia della storia recente di questi vincitori seriali, si sono comportati in modo impertinente e hanno fatto maramao ai blancos in modo imbarazzante e allora ho capovolto il tutto, giustificando il mio non capire, con l'ormai inesorabile tramonto che scende su quei campioni di cui questa banda di monelli ha approfittato: insomma un colpo di fortuna trovarsi a passare da quelle parti mentre questi gli permettono di passeggiare indisturbati a casa loro per chiara stanchezza postprandiale, dopo tante scorpacciate di coppe.

Ci si sbaglia tanto che quando Ronaldo ha segnato, mentre questi impacciati si contrastavano a vicenda, agevolandolo, ho pensato "è fatta!" e pure "che difesa scadente!".

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Ecco, alla luce di quanto si è visto, si può dire che sia giusto così senza repliche possibili.

Ci può stare che dopo un campionato non esaltante non sia Dybala a lasciare segni incancellabili nella partita, ma io ho visto uno che ha fatto una buona stagione, come Bernardeschi, arrancare e, dopo aver perso un pallone, lasciarsi cadere per chiedere all'arbitro che gli fosse restituito con un fischio di simpatia e quando ha capito che ciò non sarebbe accaduto rialzarsi in fretta e cercare di recuperare terreno, inutilmente ormai. Cattiva abitudine magari? Forse, ma non solo. Kean in vantaggio sull'avversario che si fa recuperare in pochi metri, quando normalmente è lui a lasciare dietro gli avversari è un sintomo non certo di resa, non ci si arrende a quell'età e con quella voglia in corpo di prenderti il mondo, è il sintomo di reale superiorità.

Stupisce invece proprio il dover dire, tirando le somme, che è andata pure bene dal punto di vista numerico. Potevano essere numeri più impietosi se non avessero a volte dato l'impressione di volersi infilare in porta con il pallone, perché scagliare volgarmente un bolide verso la porta è poco divertente, come il Barcellona di Guardiola che danzava fra le linee che delimitano l'area senza finalizzare se non quando era a un passo dalla linea di porta, solleticandomi il sistema nervoso, non sempre in positivo. Certo, il paragone si ferma lì: quelli tenevano palla quasi sempre loro, a volte annoiando quando decidevano di prendersi una pausa per riposare, mentre questi vanno ad altra velocità. L'Atalanta di Gasperini ad un livello superiore, per intenderci.

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Certo, l'idea di riportare la coppa in Italia ti fa pure sperare di superare questo scoglio in qualsiasi modo, anche con un po' di fortuna, anzi anche con uno sfacciato aiuto della fortuna. Ma niente! Non ce n'era. Pjanic a quella velocità resta scombussolato e Ronaldo è parte importante per questa squadra ma non è squadra da solo, come non lo era a Madrid. Ronaldo è ciliegina sulla torta, arrivato per quello: per completare un progetto. Forse, nell'attesa di un Ronaldo la "torta", che comunque aveva raggiunto delle finali anche senza di lui in passato e che l'anno scorso per poco non batteva pure lui, è diventata meno buona. Alcuni dei suoi componenti cominciano a degradare e altri si sono rivelati in po' acerbi per dare quel di più che serve quando le difficoltà insormontabili devono essere riportate a difficoltà normali.

Ecco, la cosa che mi ha colpito in questa sconfitta è che vi è stato un divario evidente a loro favore, non so se derivante da una condizione fisica o mentale differente.

Questa con cui hanno perso è una squadra di passaggio. Esiste quest'anno ma perde già i pezzi migliori e non so se sarà capace di sostituirli bene e in fretta per cogliere il momento e farlo durare il più a lungo possibile. Vedremo. Già penso che sia un peccato che il giocattolo venga smontato. Mi sono divertito al loro gioco, anche se molto meno sottraendo la visione della Juve in difficoltà nel secondo tempo.

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Tutto questo girarci in tondo, da parte mia, è per la difficoltà di porre "la domanda".

Questa Juve è solamente inciampata in un gradino verso l'ulteriore crescita, è da rappezzare o è (in alcuni reparti) da rifondare per cogliere, se rimane, come sembra, l'opportunità Ronaldo?

Chiellini ha un'età preoccupante se vuoi guardare i prossimi anni e, sinceramente, senza Chiellini la difesa è un'altra cosa. Bonucci non è neppure lui giovanissimo e, soprattutto, senza il suo socio non dà le stesse garanzie e proprio il suo pensare di poter cambiare gli equilibri, l'anno scorso, al Milan, l'ha messo impietosamente sotto una lente che ne ha evidenziato i limiti, che lo pongono sì tra i migliori difensori degli ultimi dieci anni del campionato italiano e internazionale ma non lo fanno volare fra i fuoriclasse che da soli cambiano l'assetto del reparto di una squadra importante e competitiva. Non è il Ronaldo della difesa per intenderci.

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Qualcuno fa paragoni impietosi verso Allegri per le differenze notate con la squadra che disintegrò le speranze di Simeone e del suo Atletico. Ma la differenza, per coglierla appieno, sta nell'avversario di turno: l'Atletico arroccato a difendere i confini del 2-0 dell'andata, se li è visti erodere ed è stato lì a difendere anche la possibilità di andare ai rigori. Questi hanno visitato la partita a modo loro e se ne sono impossessati. Ci sono stati dentro da padroni. Vuoi mettere la mentalità dei due avversari? Cosa hanno in comune? Allegri è il colpevole principale? Si, per il suo ruolo di allenatore e, forse, per la gestione della squadra (ma ho dei dubbi sui tanti infortuni capitati purtroppo nel momento sbagliato, anche la sfortuna e l'età di alcuni componenti gioca un ruolo importante), ma sarebbe impietoso altalenarlo su e giù tra complimenti e immondizie.

La società, visto che è ad un livello più alto, ha maggiori responsabilità? Non so. Io, da tifoso avversario, ho visto arrivare Ronaldo; ho auspicato che prendessero Cancelo, visto che la mia Inter non poteva farlo a quelle condizioni e in quei termini temporali, e l'ha fatto. Questi sono meriti, non colpe. La gestione societaria non può passare dall'essere indicata come esempio ad essere colpevolizzata per avere mancato un obbiettivo.

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E allora? 

Il direttore Agresti, mi pare, scriveva che per alcuni tratti della partita ha rivissuto quasi l'emozione di rivedere la squadra di Johan Cruijff in campo. Chi non l'ha visto giocare, quell'Ajax (si è perso molto, ma ha anche tanti anni in meno a consolazione) non può capire che complimento immenso sia (anche se non regge veramente). Dentro vi è comunque una grande verità: si sono incontrate di nuovo due scuole di calcio differenti ed è impossibile vincere con chi usa l'essenza del calcio per muoversi in campo se la incontri nel suo massimo fulgore, o quasi, quando tu inciampi in alcuni problemi che non ti permetteno neppure di esprimerti al massimo. Tu fai l'essenziale per vincere e questi fanno il massimo per giocare. Tu hai il peso della vittoria e di un obbiettivo assillante attaccato al piede e questi hanno le ali del divertimento (non solo loro) a farli volare. Il divario è stato contenuto solo numericamente, per merito di qualche singolo, ma impietoso in ogni confronto nel secondo tempo.

Ecco: due scuole di calcio si sono incrociate e una ha dato una lezione all'altra.

Per quanto desolante sia una sconfitta, qualcosa si deve trarre da una lezione, oppure si continuerà a essere ripetenti a vita.

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La Juve continuerà a vincere indisturbata per anni in Italia, visto che gli avversari litigano per le briciole, accontentandosi, o cercando scorciatoie come il Napoli: una squadra che ha fatto un eccellente campionato e che non cerca di rafforzare la struttura, per fare meglio, ma cambia il tecnico con uno con curricolo da vincente e, per quanto se ne voglia dire bene, Ancelotti non scende in campo e avrebbe dovuto essere sostenuto da un rafforzamento della rosa. 

La mia Inter era un bluff giornalistico estivo. Ha perso Cancelo e ha perso la classe di Rafinha, uno che sapeva incollarsi la palla al piede nelle situazioni difficili e che, quando aveva iniziato ad essere veramente disponibile, aveva elevato il tasso tecnico della squadra. Sono arrivati Martinez (da inserire), Asamoah, Keita e soprattutto Radja Nainggolan. Si poteva forse fare un ulteriore passettino in avanti su noi stessi e diminuire i punti verso le avversarie davanti, aspettarsi altro mi sembrava velleitario e così è stato.

La squadra che mostra il gioco più divertente è l'Atalanta. Ma l'Atalanta viaggia a 31 punti dalla Juve. Di cosa stiamo parlando?

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Se l'Atalanta è la squadra che esprime il gioco migliore in Italia ed è a 31 punti dalla capolista, vuol dire che la nostra scuola insegna altri valori. Ieri sera a valori rovesciati abbiamo subito, come scuola calcistica, una lezione. Ora, bisogna ragionare sulla validità dei modelli, non delle sole squadre.

Bisogna, ad essere completamente onesti, confrontare anche i palmares di queste scuole e sapere che qualcosa si prende e qualcosa si lascia. Il Barcellona, per ora, fa storia a sè.

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I tifosi juventini sono giustamente amareggiati in queste ore e subiscono sfottò delle altre tifoserie che per qualche ora, in modo incosciente (nel senso di non ragionato, di pancia), ne approfitteranno. Che senso avrebbe per me sbeffeggiare una squadra che viaggia a 24 o 30 punti dalla mia per essere stata eliminata da una coppa che io non ho giocato o da cui sono stato eliminato subito?

Ieri sera sono stato sconfitto anch'io dallo sberleffo che la squadra migliore che rappresentava il calcio del mio paese ha dovuto incassare.

Forse dovrò imparare anch'io a godere delle disgrazie altrui, e farne uno sport in sè.

O forse no.