Prossimo alla fermata di Lanza, dove oltre alla linea verde della metropolitana transitano anche alcune linee tramviarie, non lo sento subito, sovrastato dallo sferragliare e dal successivo stridio, in frenata, di un vecchio tram, residuo meccanico, poco stabile, di altra era, riportato sui binari per potenziare i trasporti in tempo di pandemia e contribuire ad evitare i sovraffollamenti. È il cinquettìo di un esemplare di volatile che mi è vicino e che non riconosco. Nonostante le dimensioni doppie rispetto ad un comune passerotto, si capisce che è ancora un novellone: è ben piumato, sul corpo ben nutrito, ma ancora poco sviluppato nelle ali. Probabilmente è scivolato fuori dal suo nido.
Mi allontano di qualche passo mentre estraggo un braccio dallo spallaccio e mi faccio scivolare in avanti lo zaino ruotando l'altro sul braccio sinistro, mentre la mano di quello già libero fa scorrere la lampo e si ficca dentro a cercare, con sollecitudine, la piccola borsa della macchina fotografica, quasi in modo non dipendente dalla mia volontà ma, comunque, assecondandola con un certo anticipo. In un attimo ho la piccola e discreta amica tra le mani e, senza perdere tempo a cercare anche gli occhiali per correggere la mia presbiopia, inquadro il buffo esserino, tenendomi sempre ben distante per non impaurirlo, e scatto a catturare qualche sua immagine, fidando sulla buona sorte, e sul sensore della macchina, per l'accuratezza della messa a fuoco.

Innocente (come tutti gli esseri con ancora un limitato, se non nullo, bagaglio di esperienze, e incosciente del fatto che esistano specie, come quella a cui appartengo, costantemente dannose, e spesso letali, per la natura in genere e per gli altri animali - nonché dotato di un caratterino intraprendente e poco pauroso), anziché tenersi a dovuta distanza di sicurezza, con qualche saltello mi si avvicina, cogliendomi di sorpresa, e rinnova il suo accorato cinquettio che, presumo, dovrebbe aiutarlo a richiamare l'attenzione dei suoi adulti famigliari, ma che io - sentendomi il suo sguardo, invero anche un po' critico, addosso e avvertendo anche un po' di petulanza nella tonalità con cui ha espresso la sua ultima richiesta - accolgo con non poco imbarazzo, non concependo in fretta quale tipo di aiuto possa dargli. Non ho risposte immediate in punta di pensiero. Eppoi, perché proprio io che non ho mica risposto appieno a tutti i miei quesiti e dubbi esistenziali e forse mai ci riuscirò?
In quello che a lui deve sembrare un tempo insopportabilmente lungo, penso che, in questo spazio di passaggio, sterrato e abbastanza ricco di cespugli, non corre alcun rischio derivato dal traffico. Penso anche che questo è un quartiere di gatti imborghesiti e mezzo obesi, che sono tutt'altro che propensi a lanciarsi in mirabolanti avventure, eludendo le attenzioni di padroni esageratamente affettuosi, calandosi da altezze che richiedono un fisico asciutto e muscoli abituati alla bisogna, e non una pancia che non permette una buona aderenza ai muri, e, soprattutto, qualora si raggiungesse il suolo senza un attacco cardiaco, spendendo comunque gran parte delle nove vite per la sopravvivenza, per procurarsi del cibo riottoso a consegnarsi spontaneamente e perfino insopportabilmente crudo.
Mentre io valuto quanto sopra, anche lui deve aver fatto i suoi calcoli, mentre i nostri occhi si fissano e si scambiano messaggi attraverso sguardi inconsciamente ultra eloquenti, perché lancia un’ulteriore sequenza di suoni, tra delusione e disgusto, per tanta gigantesca, dal suo punto di vista ovviamente, inutilità e, con uno svolazzo quasi rasoterra, si porta sulla delimitazione in cemento di un'aiuola, mentre io, vergognosamente, mi allontano per sottrarmi a tanto malcelato ludibrio.
Sento a distanza di passi ripetere il suo appello, non più diretto a me, mi pare ovvio, mentre ripongo la macchina fotografica, indosso la mascherina ed estraggo la tessera dei trasporti pubblici, scendendo le scale del metrò.

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Vabbè, tutto sembra girare come sempre ma questo piccolo intermezzo, per quanto vissuto tra divertimento e senso di inadeguatezza, non mi distoglie da questi giorni dove ogni cosa, per quanto possa sembrare uguale a sempre, viene invece vissuta con la pesantezza di una guerra che occupa ogni spazio, togliendo gran parte di leggerezza alle cose piacevoli. Stare lungamente all'aperto, dopo i numerosi giorni relegati in casa, o comunque limitati dal virus, vedere che la primavera si manifesta tutt’intorno, ingemmando gli alberi, se non già rivestendoli di foglie e di fiori, colorando i prati, dove già il tarassaco fiorisce macchiando di giallo le foto, è entusiasmante. Eppure, non puoi ignorare che anche il piccolo pennuto che ha perso il suo nido ti porta la mente ai tanti bambini della guerra che hanno perso i punti di riferimento della loro ancora brevissima esistenza: giochi, stanze, persone, abitudini. Ne parlo in senso largo, non facendo riferimento specificatamente all'Ucraina, forse solo per celare malamente che ho fatto finta di non sapere che anche prima del 24 febbraio vi erano guerre in corso, sporche e cattive come ogni guerra, dove le foto dei bambini che ormai si abituano a giocare tra le macerie, con la naturalezza di chi c'è nato, a furia di assimilarle, non sono quasi più un pugno nello stomaco.
Cerco di non seguire più di un notiziario al giorno per non farmi sovrastare, ma è una lotta quasi inutile. Così, alla delusione per l'insensatezza con cui l'essere umano si muove in alcuni momenti storici si aggiunge l'irritazione per le prese di posizione che diventano eccessivamente schematiche da essere vissute quasi come tifo da stadio e chi cerca di argomentare - per capire dove si è smarrito il bandolo e cercare di recuperare l'intera matassa della coesistenza, per trovare soluzioni - spesso riceve, anziché argomentazioni contrarie, volte a mettere in luce altre sfaccettature, magari sfuggite, solo invettive e etichettature banalizzanti (tra quelle più utilizzate “guerrafondaio” e “putiniano”, che tra l'altro possono coesistere tranquillamente).
Non so, a questo punto, cosa sarebbe meglio fare. Non sono un esperto di geopolitica e rischierei di mettere altra confusione in un ambito, tra l'altro, non proprio consono per parlare di questo, come un sito di calcio, anche se in un ambito come BarVxL, e rischierei di essere, involontariamente, irritante anch'io.
Al massimo potrei esternare alcune perplessità, chiedendo che vengano lette solo per quelle che sono.
A parte quelli, che spero comunque pochi rapportati al consenso elettorale che aveva, che hanno creduto che Berlusconi (magari proprio per essere l'”unto dal Signore”) avesse la giusta autorità per definirlo “dono del Signore” e quegli altri che condividevano la valutazione di Salvini, quando voleva scambiare metà Putin per due Mattarella, in quanti pensavano che Vladimir Putin fosse una bella persona, politicamente parlando? Anche prima di queste follie (parlo dal mio punto di vista personale e non perché penso, come alcuni, che sia malato e in preda ad una condizione psichica precaria) mi sembra che i suoi oppositori non vivessero una vita tranquilla. Che la stampa non fosse così libera, volendo, di esprimere, senza conseguenze, il proprio dissenso.
Anche tenuto conto che Putin non è un angioletto e che la sua giustificazione sulla denazificazione dell'Ucraina fa scompisciare dal ridere, avendo finanziato le destre più o meno estreme di tutta Europa, mi chiedo se senza un calo di popolarità di Biden, dopo la fuga dall'Afghanistan, e le prossime elezioni di medio termine negli USA ci sarebbe stata lo stesso un'esasperazione nei toni, sia nei mesi precedenti l'aggressione all'Ucraina che anche di recente.
I caschi blu dell'ONU che fine hanno fatto? Non sarebbe stato meglio utilizzarli in modo preventivo, anziché fare le esercitazioni NATO a due passi dalla Russia?
Vero che la statura dei politici è abbastanza “normale” ovunque e che quelli nostrani si sono fatti cogliere di sorpresa e impreparati perfino da un evento “previsto” come l'elezione del Presidente della Repubblica, ma non si poteva fare davvero nulla, dal punto di vista diplomatico, per evitare questa catastrofe, visto che se ne parla da qualche anno della tensione in quei territori?
Eccetera, eccetera...

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Avessi almeno potuto trarre un po' di consolazione dal calcio! Invece ho dovuto utilizzare quintali di cioccolato fondente per tenere a galla il mio umore, in questi passaggi d'inverno verso la primavera!
La mia Inter che ha bruciato tutto il suo vantaggio, anch’esso ottenuto rimontando eguale quantità di svantaggio, e ha perso il controllo della sua sorte, per tornare ad essere tagliata fuori dalla contesa per il titolo, anche se mi ha fatto divertire in parecchie partite di belle sconfitte: grandiosa, quasi splendente per lunghi tratti, eppure sterile e incompiuta nel tratto più breve alla porta avversaria. Questo è il grosso problema che abbiamo sin dall’inizio: vero che è la squadra che ha segnato più di tutte ma altrettanto vero che deve seminare tanto per fare un raccolto sufficiente. Tanto spreco che richiede anche un notevole dispendio di energie che, se non ottieni risultati, ti lasciano svuotato oltre la misura reale della fatica. Ci manca uno che si possa definire “infallibile” in prossimità e dentro l’area avversaria. Così emblematico è stato lo scontro diretto con il Milan: belli a lungo e perdenti alla conta finale, quella che vale ai fini dei punti e della classifica. Così era stato già con il Real a Milano. Così nello scontro, comunque da nessuno dato alla pari, in partenza, con il Liverpool.
Per questo, forse, mi ero lasciato sfuggire questo commento, sotto le critiche e gli sfottò a Vlahovic, dopo la partita con la Juve: “Criticatelo quanto volete. Io continuo a invidiarlo alla Juve: il prossimo anno si tornerà a guardarle la targa soprattutto per merito suo, se le altre non faranno un ulteriore passo in avanti (Inter e Milan con un finalizzatore e Napoli con altri sostituti all'altezza tecnica dei titolari).”
Risposta ottenuta: “Ma lascia stare vai a giocare a bocce che il calcio non fa per te”.
Qua forse mi sono un po’ piccato perché mi sono sentito in dovere di dare una contro risposta: “Io a calcio ci ho giocato, non so tu. Detto che potevi dire le stesse cose argomentando un po', Vlahovic, a mio parere, è la punta con maggiore potenziale di crescita della serie A attuale. La mia Inter, ma anche il Milan, devono fare fronte alla carenza di un giocatore letale in area di rigore avversaria, altrimenti tra un anno saremo a farci i conti. Ovviamente questo è il mio opinabile parere. Un saluto.”
Forse di calcio capisco poco (di bocce invece non so nulla!), però, credo davvero che con un Vlahovic quest’Inter di Simone Inzaghi sarebbe davvero una delizia per noi tifosi nerazzurri. Ovvio che parlo in linea teorica e non vi è alcun bisogno di precipitarsi a commentare che siamo sull’orlo del baratro economico, come qualcuno ha già scritto: da tifoso faccio i conti con soldi non miei e, di conseguenza, posso spendere e spandere metaforicamente senza causare grossi danni. Se poi, come autorevoli blogger hanno scritto (anche l’anno passato qualcuno scrisse la stessa cosa), stiamo falsando il campionato perché indebitati fino al collo, non so che dire se non che se abbiamo fatto sconquasso di qualche regola scritta ce ne sarà presentato il conto.

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Eppoi… Eppoi… Eppoi...
Beh, forse quell’utente che mi sfotteva non aveva tutti i torti.
La Nazionale fuori dal Mondiale è stata una delusione. Non eccessiva, ma pur sempre delusione. Già il ricorso agli spareggi ne era metà. Pensavo che con la Svizzera ce la saremmo cavata egregiamente, lasciando loro a giocarsi la sorte con un’appendice ai gironi.
E detto questo, anche se non vedo suoi post recenti e, quindi, posso raggiungerlo solo virtualmente, devo chiedere scusa al bravissimo Giovanni Terenziani che aveva paventato la nostra esclusione dal Mondiale in un suo post e che io avevo incoraggiato con un commento a quel suo scritto, dicendomi sicuro che alla fine tutto sarebbe andato bene. Devo dire che, nonostante io sia molto più carico di anni, tra me e lui la saggezza è stata eccumulata e gestita in modo decisamente differente. Sulla sua preparazione, invece, non ho mai avuto dubbi: forse dovevo fare affidamento su quello e prepararmi al disastro sportivo anziché sperticarmi in sicurezze da vanesio. SCUSA GIOVANNI!!! Anche se, in fondo, ti ho regalato un po' di illusoria speranza.

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Ecco, in verità, in questi passaggi d’inverno non tutto è stato negativo: il ritorno sui campi di calcio (e che ritorno!) di Christian Eriksen è davvero una notiziona di cui far uso positivo a lungo. Certo, rivederlo in maglia nerazzurra sarebbe stato il massimo ma era già fuori da qualsiasi possibilità. Rivederlo felice sì che è fantastico.

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Adesso c’è questa primavera che ci fa vivere di nuovo un campionato incerto, al cui sprint finale partecipa, al momento, anche la mia squadra ed è, se visto con occhi da sportivo, entusiasmante. Comunque, per questa sera, con l’Inter a La Spezia, ho deciso di rimpinguare la mia scorta di cioccolato, sperando di non doverne usare anche a scopo consolatorio.

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Eccoci qua: alla fine devo dire, come sempre (dando per scontato che qualcuno vi si sia cimentato), che mi scuso per avervi condotto a questa prescindibile lettura solo per qualcosa di simile ad un saluto, visto che manco da tanto. E’ bello sbirciare e vedere tanti dei vecchi blogger ancora sulla breccia e tanti nuovi a mescolare i colori sociali di squadre meno presenti in passato. Insomma, è bello sapere che c’è questo posto dove venire a sostare per ricaricarsi di energie (quasi sempre) positive. Come è stato bello percorrere le strade di Milano con i giovani e giovanissimi che manifestavano con entusiasmo per la pace (ovunque) facendo sembrare ancora più incomprensibile la concezione di un conflitto armato in quest’epoca che già altri conflitti ed emergenze globali deve affrontare. Le foto con cui ho composto la copertina le ho scattate in quel frangente.

Buona Pasqua