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Che palle 'sti vecchi!
Dove abbiamo sbagliato io e Andrea?
Il cane
Maurito Icardi
Ricordi amareggiati e more dolci

  • Che palle 'sti vecchi!

Guardo in tralice il vecchio con la barba lunga e tutto avvoltolato in un pesante mantello, perché credo che mi stia guardando ghignando. Eppure è lui che dovrebbe sentirsi un po' "strano": non c'è più il caldo opprimente di appena un paio di settimane fa ma ve n'è ancora abbastanza da farti sudare un po' se hai appena percorso qualche chilometro di buon passo e hai deciso di raccogliere qualche pensiero placidamente e compostamente seduto (va bene, solo un po' leggermente stravaccato, non esageriamo!) su una panchina, presso l'ingresso secondario del Giardino Comunale.
La vecchia fontana con vasca è completamente asciutta, ma comunque bella.
Chi pensò ad abbellire “la Villa", come viene brevemente e comunemente chiamata, è ricorso ad opere artistiche che richiamano il continuo vagare del tempo, raffigurando le quattro stagioni.
Se all'ingresso principale vi imbattete, appena varcato il cancello, in quattro statue raffiguranti quattro donne, di dimensioni naturali e sulla strada, prima di accedere dai cancelli dell'ingresso secondario, da dove sono appena arrivato, trovate quattro riquadri composti da piastrelle di ceramica che illustrano splendidamente anche loro le quattro stagioni, ad attorniare la fontana, qua, vi sono quattro busti, posti su delle colonne e, per fortuna, scampati all'opera dissennata dei vandali che hanno devastato gran parte degli splendidi vasi in terracotta. Due raffigurano belle donne, la primavera e l'estate. Sfortuna vuole che la panchina, libera e all'ombra, in cui sono seduto, sia invece posta di fronte ad un aitante e sorridente giovane, che immagino un po' alticcio, con in testa una corona di grappoli d'uva e il vecchio barbuto e pesantemente imbacuccato che altre volte mi era sembrato pensieroso di affaracci suoi e che adesso mi sembra che se ne stia ghignando guardandomi fissamente per catturare il mio sguardo. Temo, tutto ad un tratto, che possa chiedermi, qualora cedessi a guardarlo, qualcosa come "la maestra Failla, quella con cui abbiamo fatto insieme i primi tre anni alle elementari..."
La cosa mi imbarazza un po': sia perché non mi riesce proprio, per i troppi anni passati e con quella barbaccia, di ricordarmi di lui (Barrafranca? Franco? Meani? Roccuzzo? Tannarello? ... mi innervosisco richiamando alcuni suoni di nomi di quei giorni dimenticati, quasi l'appello da parte di una signora fintamente burbera e un po' grassottella, avanti negli anni e, quindi, per noi, incredibilmente vecchia), sia perché pensarmi suo coetaneo, cosa in effetti non carente di senso, mi dà un'idea che fino a qualche momento fa non avevo della quantità di tempo che sono riuscito a sprecare più o meno allegramente. Così cerco una exit strategy che mi permetta di uscire salvando la faccia e dribblando la coscienza idiota che vorrebbe che affrontassi la realtà di petto. Eccheccazzo! La realtà la si può anche portare pian piano a decentrarsi rispetto allo specchio della porta, evitando che possa tirare e farci male, come quando giocavo "a pallone", e magari strapparle via la sfera e passarla alla fantasia, quella che spesso ha per numero di maglia ideale il "10", e cavarmela ancora una volta!
Certo, non ho un procuratore come Jorge Mendes che ha gestito in tutto e per tutto l'addio di Cristiano Ronaldo alla Juve, e viceversa, ma qualcosa inventerò...
Ecco, approfittando del fatto che stiano bagnando le aiuole vicine e mettendo su l'aria di chi non vuole disturbare l'attività di onesti lavoratori (però, cazzo, a quest'ora devono bagnare le piante? Stamattina che hanno fatto!!!) mi srotolo dalla comoda posizione in cui mi ero stravaccato (sì, va bene, poco fa ho mentito: ero poco elegantemente accomodato!) e, facendo finta di essere incantato per avere visto per la prima volta in vita mia un tubo dell'acqua schizzare fuori proprio quel liquido, da non riuscire a staccarne gli occhi per la sorpresa, e evitando di girarmi verso il vecchio, mi incammino allontanandomi, ma sentendo alle spalle uno sguardo ironico e pungente che mi segue fino a quando svolto a destra, prendendo un vialetto secondario in cerca di una panchina lontana da statue che rompono i cabasisi, a dirla con Salvo Montalbano e il grande maestro Camilleri.

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  • Dove abbiamo sbagliato io e Andrea?

Ed eccomi qua seduto lontano da pericoli psicologici devastanti. Pensare a nulla non si può, altrimenti si rischia di sprecare un buon momento di placida inattività. D'altro canto non mi posso mica mettere a riflettere, anche se sapessi farlo, sui massimi sistemi. Visto che l'abbiamo già tirato in ballo, troviamo una via di mezzo. Magari una via mediana tendente verso il basso, va': Ronaldo alla Juve e Ronaldo via dalla Juve, che in questi giorni mi sembra un argomento, tutto sommato, poco trattato. Un po' di originalità, insomma.
Ecco, quando è arrivato Ronaldo alla Juve, io, pur non avendo contribuito con il becco di un quattrino, ero d'accordo con Andrea (nell'intimità amichevole dell'estremità di una tastiera da computer chiamo così i vari personaggi pubblici, per via della nostra frequentazione a senso unico) o, comunque, ritenevo l'operazione (proprio perché mi sembrava che non dovesse costarmi nulla) ricca di senso: avrebbe sì rafforzato la Juve (anche se questa cosa non è proprio da vedere con ottimismo da parte di un interista) ma avrebbe anche portato lustro e maggiore visibilità al campionato italiano.
Beh, credo che entrambe le cose si siano rivelate moderatamente corrette. Ronaldo ha fatto tanti goal, alcuni dei quali decisivi. In alcuni momenti, in campo internazionale, è stato forse l'unico all'altezza della situazione, soprattutto quando la squadra avversaria sembrava prevalere e si richiedeva a tutti una risposta caratteriale forte. Forse, però, l'equilibrio di una buona squadra, che stravinceva in campo nazionale e cercava di superare il gradino decisivo in Champions, cosciente della propria forza e delle proprie carenze, con il suo arrivo ha un po' subito l'entusiasmo della società recependone un messaggio sbagliato: anziché fare lo sforzo decisivo aumentando l'apporto, ha dato per scontato quello che scontato non era... che il solo arrivo di uno tra i due più forti calciatori del momento, ed entrambi tra quelli di sempre, avesse già automaticamente dato diritto a qualcosa e, quindi, sia subentrata un po' di rilassatezza.
Bene, anzi male: sia io che Andrea non avevamo previsto questo. Io, poi, non avrei avuto tutta quella smania di regolare i conti con Marotta, liquidandola, nel giustificare il suo licenziamento, come semplice ringiovanimento dello staff dirigenziale. Messa così sembra quasi che se si è giovani si possa replicare all'infinito, e automaticamente, quanto accaduto tra Giotto e Cimabue. Ovviamente, scrivo per quello che immagino e conosco. Poi, magari, la verità è che in un momento di rabbia Marotta gli ha rigato la macchina con le chiavi o, forse, gli ha detto che non era d'accordo con l'operazione Ronaldo. Fosse così, il giovin signore (cit. Massimo Moratti) sarebbe un po' permalosetto e fragilino caratterialmente, preferendo una gestione incontrastata ad una in cui deve cimentarsi a fronteggiare qualche riottosità.

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  • Il cane

Il cane un po' mostra il passare degli anni.
Non sa che l'ho fotografato, quando eravamo lui più giovane e io meno vecchio, con nello sfondo la balaustra in terracotta modellata artisticamente, quella che fa da parapetto per godersi visivamente il grande piazzale che contiene il bel palco della musica e il laghetto dei cigni.
Ha ancora un che di giocoso e di credibile candore, nei suoi movimenti, meno scattanti di quando cucciolo pensava che il parco cittadino fosse suo, crescendo insieme alla colonia dei gatti che, forse, considerava in qualche modo la sua famiglia. Ecco, appunto! I gatti dove sono? Spero non li abbiano soppressi. Non ho incontrato neppure, in giro, la coppia che li accudiva, a spese loro, portando un po' di cibo e curando le patologie dei cuccioli.
Il cane avrà avuto la sua dose di calci, nella vita, e, una volta che volevano allontanarlo in malo modo, mentre rientrava dal cancello principale, io e una signora, che passava anche lei in quel momento, l'avevamo difeso, argomentando entrambi che con tutti gli animali a due zampe, spesso maleducati e poco rispettosi del parco, che lo frequentavano in modo poco equilibrato, forse il cane era quello che creava meno fastidi, se mai lo avesse fatto.
Certo, qualche ringhio e qualche lite con quelli incazzati, e al guinzaglio come i loro padroni, se l'è scambiato. Non per colpa sua. Certi ipocriti moralisti vorrebbero vietare anche agli altri quello che non riescono a ottenere anche loro, per vari motivi, e, allora, meglio uniformarsi ad una prigionia generalizzata che battersi, magari senza risultato, per la propria libertà di vivere. e se è vero che la frustrazione dei "padroni" si trasmette alla loro proprietà a quattro zampe, qualche risultato nefasto viene fuori.

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  • Maurito Icardi

Non nego che, durante questa sessione di mercato appena conclusa, tifassi, ancora una volta, per il ritorno in Italia di Mauro Icardi. La Juve con in bilico Cristiano Ronaldo avrebbe dovuto e potuto farci un pensierino. Credo che avrebbe potuto cavarsela con una quarantina di milioni (sempre soldi non miei, ovviamente) e, oltre che far felice me, che lo rivedrei volentieri nel nostro campionato, avrebbe dato ad Allegri uno strumento in più per cavarsi fuori dai problemi in alcune partite.
Se sin qua posso essermi guadagnato qualche cenno di assenso da parte di chi legge, magari poco convinto, adesso sono sicuro che sto andando a dilapidare questo piccolo patrimonio. Già il ragazzo è indisponente di suo, sia perché troppo orgoglioso da non accettare che gli si tolga la fascia di capitano a campionato in corso (e informando la stampa prima di lui), unico caso, sembra, nella storia del calcio noto, sia perché il suo non lasciarsi intimidire dalle tifoserie, amiche o avverse che siano, lo posiziona automaticamente sulle gonadi (ovviamente maschili) delle stesse (come si permette?)
L'altra macchia d'infamia incancellabile, essendo a detta dei suoi allenatori professionalmente irreprensibile, è quella di avere sposato una donna che non si limita a mostrarsi in atteggiamenti disinvolti, cosa più che tollerata, come richiede la sua attività di showgirl, ma pretende perfino di parlare di calcio e di fare da agente, a cura degli interessi del marito, quasi che fosse un uomo e ne possedesse quindi i necessari requisiti che ne danno diritto (come si permette!?)
Come dicevo, ho letto tanti commenti sfavorevoli. Sia da parte dei pochi estimatori rimasti fra i tifosi nerazzurri, come il sottoscritto, che ritengono che avrebbe rafforzato la squadra avversaria e che, quindi, badando al sodo non apprezzerebbero tale situazione (a me importa un po' meno vincere perché le altre non si rafforzano) ed è un atteggiamento comprensibile, sia dai suoi denigratori (di fede bianconera e nerazzurra, più altri senza interessi particolari). Tra i suoi denigratori vi sono quelli che non lo apprezzano per il suo modo di stare in campo, e anche questa categoria non ha motivi insensati, agendo per conto del proprio gusto calcistico. Quelli che capisco meno sono quelli che pensano che abbia scarse qualità pedatorie e che sia dannoso per le squadre in cui gioca.
Bene, appartenendo un nutrito gruppo di questi ultimi alla tifoseria interista, mi domando perché hanno commentato e argomentato come negativo un passaggio alla Juve. Non sarebbe tanto di guadagnato se il ragazzo andasse a danneggiare la squadra bianconera (con i suoi goal)? In passato ha spesso segnato contro Chiellini & Co e scommetto che tra i suoi denigratori qualcuno ha esultato di gioia in quei frangenti, appena un po' meno di quando lo cedemmo al PSG, ma, probabilmente in quantità bastante, come si scrive sulle ricette, quando un determinato ingrediente è da utilizzare a piacere di chi si sta cimentando nella realizzazione del piatto in causa.
Io, credo che, sotto sotto, quella ventina di goal personali (almeno), più quelli che farebbe segnare a compagni di qualità, di cui la Juve non manca di abbondare, per quanto lo si voglia e possa ritenere non un gran giocatore, un po' di fastidio mentale lo creino. Magari proprio a San Siro, portarsi la mano alle orecchie, come faceva dopo aver segnato per conto nostro. Questo, se accadesse quando incontra noi, sconvolgerebbe il sistema nervoso anche a me, lo ammetto.
Penso che la Juve sia ricca di attaccanti forti ma non di un attaccante centrale vero. Averlo avuto prima, cosa che effettivamente voleva realizzare Fabio Paratici in varie sessioni di mercato, sarebbe stato utile anche con CR7, poco propenso a starsene ben marcato in prossimità della parte centrale dell’area avversaria. Avrebbe, al momento opportuno, con i suoi spostamenti e portandosi via i difensori, liberato spazi sfruttabili dal campione portoghese, contrariamente a quanto fanno attaccanti generici, anche di altissima qualità come Dybala, che quando attaccano l’area avversaria si trascinano dietro anche qualche centrocampista (cosa che importa poco se vanno a concludere loro, abilissimi come sono nello stretto).
Vabbè: tempo di andare verso la parte nuova della città, ai limiti, dove trovo edifici costruiti dove era campagna e dove gli alberi scuotono, con la forza delle loro radici, la falsa sicurezza che ci viene dall'asfalto e dal cemento, cercando di ribellarsi alle nostre angherie.

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  • Momenti di amarezza e more dolci

Tra le cose che mi colpiscono, lungo il cammino, vi è l’indicazione verso una “Armeria full metal jacket”. Questo mi fa capire che l’interesse per le armi (e per la caccia) è ancora forte da queste parti e mi illumina pure sul perché, dopo i disastri ambientali causati dagli incendi estivi, con un patrimonio naturale azzerato completamente in alcune parti della Sicilia e con animali uccisi dal fuoco e con la prospettiva poco rosea di un futuro diventato incognita, per tutti gli altri, per avere perso il loro habitat, un assessore regionale abbia addirittura anticipato di un mese la stagione di caccia, anziché porsi il problema opposto, per favorirne migrazione e ripopolamento: i cacciatori votano e vi sono le elezioni locali a ottobre e per l’assemblea regionale nel 2022! Con un po’ di facciaculismo, consueto in quegli ambienti, si può parlare di disastro o salvaguardia ambientale anche caricando una doppietta... a difesa dell’ambiente. Una difesa armata anche nei confronti di qualche specie protetta, giusto per non farsi mancare nulla, a quanto dicono…
Amarezza aggiunta a quel po’ di tristezza che mi aveva colto rivedendo lo spazio dove andavamo a fare le nostre partitelle, che allora era all’estrema periferia cittadina, al confine con le contrade di campagna, dove trovavi qualche villa signorile e poi solo verde e verde, e che adesso segna un po’ il collegamento con la parte moderna della città.
Uno spazio in piano. Tutt’intorno il terreno un po’ sconnesso e pietroso, dove erba e cespuglietti senza ambizione trovavano di che campare a malapena. Una volta, per potervi giocare, ci era toccato ripulirlo dai “regalini” lasciati dalle mucche che erano state condotte lì a mangiare quel che il miracolo della primavera, e delle piogge, aveva prodotto, risvegliando radici addormentate. Diciamo che quel giorno fummo costretti a fare attività di riscaldamento, seppure anomala, anziché iniziare subito il nostro pacifico battagliare. Utilizzammo tutto quello che di piatto riuscimmo a trovare che si prestasse a farci come pala e trasportare dove non potessero esserci di intralcio. Insomma, prima della partita fummo costretti anche ad operare una sana attività di concimazione del terreno intorno che, in verità, non ricordo se ne trasse i rilevanti benefici dovuti. Però, è un ricordo che risiede nelle mia mente e che mi fa sempre sorridere quando riaffiora.
Poi, quello spazio fu comprato per edificarvi una struttura che ospitava una pizzeria-ristorante, con la possibilità di utilizzarla anche per i festosi pranzi matrimoniali, o per festeggiarvi battesimi e cresime che riunivano i parentadi. Insomma, andò che un anno dei miei primi ritorni in Sicilia lo proposi come luogo per ritrovarci a dare due calci, essendo indisponibili le strutture oratoriali che conoscevamo, e prima di rispondermi vi fu qualche istante di pausa amareggiata. Poi mi fu spiegata la sciagura abbattutasi su tutti quelli che si sentivano un po’, oramai, proprietari di quello spazio. Perfino il sottoscritto, ormai a Milano, si sentì defraudato.
Ora, scopro che, dopo anni di inattività, l’edificio, tenuto sempre bene, è diventato uno spazio per un servizio di onoranze funebri e ci vuole davvero uno sforzo di memoria per rivederci quel campetto che un tempo era stato per noi e che, nella foga della gara, credo che nulla invidiasse neppure al favoloso Maracanã.

Ed eccomi qui a girovagare tra strade e stradine. Niente carruggi nella città nuova, tra edifici e negozi. Tanti bar.
Sotto lo sguardo trasognato e vuoto di presente di due manichini, esposti nella vetrina posteriore di un negozio, che dà verso una piazzetta alberata, mi attardo a staccare le more da un rovo, là dove più numerose si sporgono verso di me. Una pratica tanto usuale ai miei tempi andati quanto estranea al quotidiano moderno che penso al misto di curiosità e commenti ironici, magari qualcuno anche scientemente divertente, che si sta manifestando tra i tavolini del bar nella stradina poco distante.

Poco importa: quando la mano sinistra ne contiene a sufficienza, con la destra le riprendo una ad una e me le porto alla bocca, con la dovuta lentezza atta ad assecondare le percezioni delle papille gustative. Ripeto altre due volte il rito e poi, con le mani macchiate, ma asciugate del tutto con un fazzolettino di carta, macchina sempre a tracolla, riprendo il mio cammino.