Prima di buttare giù queste righe ho riflettuto a lungo. Non tanto sull’opportunità, quanto sulla forma. Perché l’argomento è serio e delicato, e merita grande attenzione. Rassegnato alle critiche di lesa maestà che sicuramente pioveranno, alla fine ho deciso di scrivere con il cuore in mano. Da grande estimatore del Totti calciatore, un po’ meno del Totti fuori dal campo.

Ciò che è importante sottolineare è che la guerra fredda tra l’ex Capitano e la proprietà della Roma è un perfetto spaccato del fantomatico “ambiente” romano e romanista, e delle crepe che lo attraversano, picconate ad arte da fazioni opposte in nome di un romanismo spesso solo presunto. Vere e proprie fratture che, nella maggior parte dei casi, esulano dallo sport per seguire logiche dettate da altri motivi. Dal vil denaro alla politica, passano per le beghe personali di figure di dubbio spessore che animano l’etere romano. Una giungla in cui vige la legge di chi finge, mente, fa e disfa trame che si sedimentano negli umori già complessi di una piazza esasperata dalla cronica mancanza di vittorie. Una giungla da cui risulta impossibile fuggire, anche se l’uscita è a portata di manopola.

Tutto ciò lo sa bene anche Francesco Totti, che però ha scelto la radio più nettamente schierata contro la proprietà americana per rilasciare l’ennesima intervista al vetriolo sulla Roma. Come se non fossero bastate una conferenza stampa trasmessa in diretta su una rete nazionale e una lunga serie di dichiarazioni tutte uguali e rendere chiaro il Totti-pensiero sugli “americani”. Cioè, di fatto, su Pallotta e Baldini. Che, personalmente, riassumerei così: “non mi hanno lasciato fare quello che volevo, quindi li critico”. D’altronde, di essere un “rosicone” lo ha ammesso Totti stesso. Di conseguenza, tutto ciò che dice dal momento in cui ha smesso i panni giallorossi è pervaso da un risentimento che fatica a lenire, e che sfoga sparando alla cieca su una società che, personalmente, non amo alla follia. Tutt’altro.

Eppure, sull’ex Capitano, la proprietà della Roma si è limitata a prendere delle decisioni. Decisioni che Totti ha vissuto come indebite ingerenze nella sua carriera di calciatore prima e di qualsiasi cosa pensasse di fare dopo: aspirante allenatore, dirigente senza incarichi specifici, assistente di Monchi, ambasciatore giallorosso nel mondo. Totti non ha (ancora) trovato la sua dimensione fuori dal campo, e chissà se la troverà mai. Fosse stato per lui, non avrebbe mai smesso di giocare. Ma il tempo passa per tutti, anche per i campioni, e la vita impone di fare delle scelte. Francesco Totti ha scelto di dire basta alla Roma degli “americani”. Cioè di Pallotta e Baldini.

Da quel momento, le strade di Totti e della Roma avrebbero dovuto proseguire parallele. Quel che è stato, è stato. Eppure Francesco Totti continua a parlare della Roma. Risponde a delle domande, certo, ma potrebbe anche limitarsi a qualche parola di circostanza, se proprio non volesse incensare la squadra della sua vita. Invece no. Francesco Totti ci va sempre giù duro. Non risparmia nulla a chi, dalla sua prospettiva, gli ha sottratto qualcosa che sentiva suo molto più di quanto dichiari. Perché, anche se involontariamente, molto spesso Totti è venuto prima della Roma. Per informazioni, chiedere a Luciano Spalletti.

Un po’ meno involontariamente, invece, Francesco Totti ha messo se stesso prima della Roma quando ha capito di non avere più spazio di manovra, quando ha avvertito di non essere ascoltato. Curiosamente però, dopo l’esonero di Di Francesco, la società ha deciso di ingaggiare Ranieri proprio dietro suo consiglio, come Totti stesso ha dichiarato. Evidentemente qualcosa non torna. Per come la vedo io, è la volontà di Francesco Totti di rimanere importante come la Roma, se non più della Roma, anche dopo il ritiro dal calcio giocato. Altrimenti non sarebbe arrivato al punto di rompere un rapporto trentennale.

Se Totti avesse messo la Roma al primo posto, come ha dichiarato a Radio Radio, oggi sarebbe a Trigoria, a lavorare per riportare la Roma a quei livelli che mai come sotto gli “americani” la squadra ha toccato con tanta continuità, pur senza vincere nulla.
Se Totti avesse messo la Roma al primo posto, oggi sarebbe a Trigoria, a parlare con quello Zaniolo che sembra quasi augurarsi di vedere in altri colori, per dire di aver avuto ragione lui.
Se Totti avesse messo la Roma al primo posto, oggi magari sarebbe davanti a una telecamera a protestare per i torti arbitrali subiti dalla Roma. Facendo sentire il peso della sua aura di leggenda romana e romanista.
Se Totti avesse messo la Roma al primo posto, oggi non farebbe fatica a distinguere tra società e squadra, tra interessi e amore.

Se Totti mettesse la Roma al primo posto, si renderebbe conto che tutto passa. Il tempo, le vittorie e le sconfitte, le proprietà e i calciatori, perfino le leggende come Francesco Totti. Che tutto passa, e solo la Roma resta.