Davanti alle telecamere di Roma Tv, in occasione dell’annuncio del suo rinnovo, Aleksandar Kolarov si è soffermato a parlare del suo rapporto con Edin Dzeko. Ricordando l’amicizia che lo lega al bosniaco, il serbo ha aggiunto: “ci gioco da tanti anni, sia al City che alla Roma, e ormai mi sono fatto un’idea di quello che posso e non posso fare con lui. Mi piace tanto dargli la palla tra le linee, anche se non lo vedo so che sta là e che posso continuare ad andare avanti.”
Poche parole, ma illuminanti. Non solo perché confermano l’importanza dell’asse tra terzino e centravanti, ma anche perché offrono uno spunto di riflessione sul futuro della Roma. Da quando sono arrivati, indipendentemente da quale allenatore sedesse sulla panchina giallorossa, Dzeko e Kolarov hanno giocato anche quando era evidente che non ne avessero più. Per due motivi, non necessariamente legati tra loro.
Il primo, banalmente, è la loro caratura. Per qualità, personalità e carriera, Kolarov e Dzeko sono senza dubbio tra i calciatori più importanti che abbiano mai vestito la maglia giallorossa.
Il secondo, invece, è l’incapacità della Roma di individuare e acquistare sostituti alla loro altezza.

Edin Dzeko è arrivato a Roma nell’estate del 2015, accolto da una folla osannante che ha bloccato mezzo aeroporto di Fiumicino. Ma dopo un avvio da sogno, con il gol rifilato alla Juventus alla seconda giornata, il bosniaco incappò in una stagione fallimentare. A salvarlo furono il ridicolo prezzo di riscatto dal City e il ritorno di Luciano Spalletti, che lo rivitalizzò completamente. La fiducia del tecnico di Certaldo e le giocate di un certo Salah permisero al bosniaco di riscattarsi l’anno successivo, segnando 39 gol in 51 partite e risultando capocannoniere di Serie A ed Europa League. L’arrivo di Eusebio Di Francesco coincise con una stagione sottotono in campionato ma esaltante in Europa, con l’incredibile cavalcata fino alla semifinale di Champions League, di cui Dzeko fu assoluto protagonista. Della scorsa stagione meglio non parlare. L’avvio di quella in corso, invece, ha visto il rendimento totale del bosniaco aggiornarsi a 97 gol in 202 presenze. Numeri che sottolineano la centralità di Dzeko in una Roma che, solo qualche mese fa, sembrava destinata a perderlo. In tutto ciò, del tanto invocato “erede”, neanche l’ombra. Non che la Roma non ci abbia provato, ma il tentativo Patrik Schick si è rivelato un disastro di proporzioni talmente colossali da spingere Petrachi a ripiegare addirittura su Kalinic per sperare in un miglioramento. Che, puntualmente, non è arrivato. A 33 anni compiuti, Edin Dzeko è ancora l’unica valida opzione di Fonseca per il ruolo di centravanti.

Aleksandar Kolarov è tornato a Roma nell’estate del 2017, ma per lui l’accoglienza fu decisamente più fredda di quella riservata all’ex compagno. Oltre ai dubbi legati all’età e alle motivazioni, in ballo c’era anche (o soprattutto) il suo ingombrante passato biancoceleste. A tanti non è (ancora) andato giù, ma a tanti altri bastò appena mezz’ora. Quella che il serbo impiegò a siglare il suo primo gol in giallorosso, decidendo l’esordio in campionato sul mai semplice campo dell’Atalanta. Per convincere anche gli ultimi scettici, Kolarov ha pensato bene di sfoderare il suo inchino ghignante in ben due derby. In ogni caso, l’ex City si è preso la fascia sinistra di prepotenza e non l’ha più mollata. Per informazioni chiedere a Emerson Palmieri, di cui, sulla carta, Kolarov doveva essere la riserva. Quello che sembrava il futuro terzino sinistro della Roma, alla fine, prese un volo solo andata per Londra. A rimpiazzarlo arrivò tale Jonathan Silva, una delle geniali intuizioni di Monchi. Se non avete idea di chi stia parlando, vi invidio con tutto il cuore. L’anno successivo, il ds spagnolo decise di affiancare al serbo il talentuoso Luca Pellegrini, nella speranza che imparasse il mestiere praticamente per osmosi. Che il ragazzo non fosse ancora pronto divenne evidente nelle poche occasioni in cui Di Francesco lo spedì in campo, prima che lo stesso Monchi, a gennaio, lo spedisse a Cagliari a farsi le ossa. Il disastro lasciato dallo spagnolo ha costretto Petrachi a concludere una delle operazioni più chiacchierate dell’ultimo calciomercato, spedendo a Torino il giovane prodotto del vivaio giallorosso in cambio di Leonardo Spinazzola. Una promessa per un giocatore già pronto, con tutte le carte in regola per sostituire gradualmente Kolarov. Una mossa che, finora, non ha dato i frutti sperati anche per una serie di sfortunati eventi, tra infortuni e la ricerca di una soluzione a destra, dove Fonseca ha spesso schierato l’ex Juve.

Edin Dzeko e Aleksandar Kolarov sono anime della Roma, nel bene e nel male. Nel carisma, nelle giocate e nei gol, ma anche nelle facce storte, nelle scelte sbagliate, nelle prestazioni deludenti. Dovute sempre più frequentemente a condizioni fisiche precarie per l’età che avanza e gli impegni che si susseguono senza sosta. Ai quali, tuttavia, il serbo e il bosniaco non possono sottrarsi in quanto pezzi fondamentali della scacchiera giallorossa.
Pezzi insostituibili, ma anche insostituiti. Per dare degni eredi a due campioni, bisogna trovarne altrettanti. Chi c’è stato finora ha fallito. Non ci resta, allora, che confidare in chi verrà, sperando che, nel frattempo, Dzeko e Kolarov non prendano un’influenza al momento sbagliato. Per esempio, pochi giorni prima di una partita in casa della capolista del campionato.
Allora sì che saremmo nei guai.