In queste ore di avvicinamento al match contro il Wolfsberger, epilogo della fase a gironi dell'Europa League, a Roma tiene banco un interrogativo: assisteremo all'ultima partita in giallorosso di Alessandro Florenzi? Non lo sappiamo con certezza, ma possiamo ragionare sulle parole di Fonseca. Ieri, in conferenza stampa, il tecnico portoghese ha annunciato che farà turnover, concedendo un'altra chance importante a Under e un turno di riposo a Lopez e Kolarov. Dando per scontato che al posto del serbo giochi Spinazzola, sulla fascia destra si apre un buco che, vista l'assenza di Santon, sarà riempito quasi sicuramente da Florenzi. Al riguardo, tuttavia, Fonseca ci è andato giù duro, chiaramente infastidito dall'ennesima domanda sul capitano giallorosso: "Non voglio parlare più di questa questione. Quando penso che abbiamo bisogno di Florenzi, gioca. Quando penso che non ne abbiamo bisogno, non gioca". Insomma, se l'allenatore della Roma non ha problemi a dichiarare che Dzeko giocherà e Kolarov no, su Florenzi continua a parlare di opzione, schierandolo solo quando proprio non può evitarlo. Niente che non sapessimo, ma con il mercato alle porte e qualche indizio social in più, Florenzi sembra ormai destinato a lasciare la Roma.

Personalmente, su Florenzi ho già avuto modo di esprimermi, spiegando perché non sia un "caso", ma semplicemente un esubero. Di cui non si parlerebbe neanche, se non vestisse una fascia una fascia da capitano ereditata più per tradizione che per merito. Nonché contro il sentimento popolare della piazza più rumorosa, che da tempo ha rotto con lui. Ecco, la parola chiave dell'affaire Florenzi è proprio "tempo". Perché la sempre più probabile cessione del capitano romanista sarà solo l'ultima, inevitabile tappa di una storia mai davvero sbocciata, eppure logoratasi nel corso degli ultimi anni. Una storia iniziata in una fredda, triste serata di fine gennaio del 2018, dopo una sconfitta casalinga contro la Sampdoria. Alla fine della partita (durante la quale lo stesso Florenzi sbaglia un calcio di rigore), i tifosi chiamano la squadra sotto la Curva Sud. Da regolamento, i calciatori non possono più andare sotto le rispettive curve. Florenzi lo sa e, imboccando tra i fischi il tunnel dell'Olimpico, impedisce a Nainggolan di rispondere all'invito della Sud. Per la Curva è un oltraggio impossibile da digerire, e da quel momento la guerra contro Florenzi non conosce più tregua. Già sotto accusa per le deludenti prestazioni offerte da terzino destro, unico ruolo in cui sembra poter giocare pur essendovi chiaramente adattato, Florenzi diventa bersaglio di una contestazione che prosegue anche durante la preparazione estiva in vista della stagione successiva.

A inasprire la tensione tra Florenzi e la tifoseria arrivano infatti le lunghe trattative per il rinnovo del contratto, cui si affiancano voci che vorrebbero il giocatore vicino ora all'Inter, ora alla Juventus. Invitato a prendere la via di Milano o di Torino, Florenzi diventa "trenta denari" e resta tale anche dopo l'annuncio del rinnovo con la Roma, accolto con malumore dalla frangia più accesa del tifo giallorosso. Nonostante la positività con cui Florenzi affronta la situazione, le sue prestazioni tutt'altro che buone nel corso della disastrosa annata romanista non aiutano a risanare il rapporto con la Curva Sud. Contestazioni e fischi sono all'ordine del giorno per il terzino, che infine, con l'addio di De Rossi, riceve la fascia da capitano. Sicuramente il momento più alto della sua storia in giallorosso, davanti al quale persino l'inviperita Curva Sud è disposta a fare un passo indietro. Dopo un'estate non facile, in cui Florenzi finisce ai margini della nuova Roma di Fonseca, alla prima giornata di campionato nel cuore pulsante dell'Olimpico compare uno striscione che recita "Avanti con la tradizione della fascia a un romano. Al fianco di Florenzi capitano". Pace fatta, dunque? Non proprio.

Se, da una parte, tanti tifosi hanno messo da parte il livore verso Florenzi, dall'altra, il sentimento si è lentamente trasformato in indifferenza. Complici le scelte di Fonseca e una stagione tutto sommato positiva, Florenzi è praticamente uscito dai radar dell'ambiente. Sulla carta è il capitano di questa squadra, me nessuno lo considera tale. Nello spogliatoio ci sono calciaotri che, per storia, caratura od origini, appaiono decisamente più adatti di lui a indossare la fascia. Florenzi, di fatto, non sposta più niente, a nessun livello. Non vede mai il campo e non è la figura di riferimento della squadra. A che pro tenerlo, si chiedono tanti? E come dargli torto? A questo punto, tanto vale separarsi. Per il bene di tutti. Della Roma, che può liberare spazio per una pedina più importante, e di Florenzi, che può trovare altrove la continuità necessaria a non perdere la Nazionale. A questo punto, tanto vale dirsi addio. Come in una storia d'amore che finisce, da qualche parte resta un po' di amarezza. Ma anche quelle che sembrano favole, a volte, non hanno un lieto fine.