Bologna - Roma, 22 settembre 2019.
Ultima azione di una partita strana, che la Roma, rimasta in 10 uomini, sta impattando 1-1. Manca solo una manciata di secondi al fischio finale del pessimo Pairetto. Juan Jesus, in un raro lampo di lucidità, batte velocemente una punizione, affidando la palla a Veretout. Dove la trovi non si sa, ma il francese ha la forza di portarsi a spasso mezza Bologna, torri comprese, prima di servire in area Pellegrini. Ci penserà lui a mettere sulla testa di Dzeko la palla che permette ai giallorossi di imporsi all’ultimo respiro, ma il merito del gol è da attribuire in gran parte alla determinazione, anzi, alla tigna (come si dice da queste parti) del numero 21. Che, mentre i suoi compagni corrono impazziti sotto il settore ospiti, esulta gettandosi a terra, forse per riprendere un po’ il fiato, prima di rendersi conto di averne ancora e unirsi alla follia collettiva. In questi pochi frame c’è tutto Jordan Veretout: corsa, geometrie ed energia pressoché inesauribile. Tutto ciò che è mancato al centrocampo giallorosso nella scorsa stagione, ma che Petrachi è stato bravissimo a individuare e portare a Trigoria.

Jordan Veretout, classe 1993, cresce calcisticamente a Nantes, squadra in cui debutta da professionista e gioca per quattro stagioni (vincendo nel frattempo un Mondiale Under 20) prima di attraversare la Manica per indossare la maglia dell’Aston Villa. A Birmingham, però, le cose non vanno gran ché. Il giovane centrocampista trova poco spazio e, alla fine della stagione, i Villans retrocedono in Championship. Il nostro torna dunque in Francia, al Saint-Etienne, con cui disputa un buon campionato, al termine del quale fa di nuovo le valigie.
Si accasa alla Fiorentina, che lo acquista per soli 7 milioni di euro, sperando che torni il centrocampista visto a Nantes e nelle Nazionali giovanili francesi. E in effetti, nelle due stagioni trascorse a Firenze, Veretout si mette in mostra come centrocampista estremamente duttile, prezioso sia in fase di recupero palla sia in regia, unendo dinamismo a visione di gioco e segnalandosi, inoltre, come specialista di calci piazzati. Così, pur giocando sostanzialmente davanti alla difesa, Veretout sigla 13 gol in 69 presenze, attirando l’attenzione di mezza Serie A.

In estate, il francese finisce al centro di una lunga e confusa telenovela di mercato tra Napoli, Milan e Roma, tre club alla disperata ricerca di un centrocampista con le sue caratteristiche. Per giorni, Veretout sembra essere più vicino a vestire l’azzurro o il rossonero, ma alla fine la spunta Petrachi, che lo preleva in prestito oneroso con obbligo di riscatto, per un totale di 18 milioni di euro più bonus.

Il 20 luglio 2019 Veretout posa con la nuova maglia, ma la sua prima estate nella Città Eterna è tutt’altro che semplice. Arrivato dal ritiro dei viola con una caviglia acciaccata, salta tutte le amichevoli pre-stagionali e, in ritardo di condizione, vede le prime due partite di campionato solamente dalla panchina. L’esordio in giallorosso arriva contro il Sassuolo, il 15 settembre, e, da quel momento, Jordan Veretout diventa un titolare inamovibile della Roma di Fonseca. Non è soltanto il centrocampista che mancava dopo la cessione di Nainggolan, ma soprattutto un tassello ideale della cerniera a due che il tecnico portoghese piazza a centrocampo (contro il Cagliari, per mancanza di alternative, gioca anche da trequartista). Affiancato da Cristante, Diawara e addirittura Mancini, Veretout diventa ben presto il fulcro della manovra giallorossa. L’idea di dominio della partita attraverso possesso palla e verticalizzazioni predicata da Fonseca passa inevitabilmente per i suoi piedi, meno talentuosi di quelli di Pellegrini ma forse più sicuri, ideali per cucire il gioco come piace all’allenatore.

Veretout è quel tipo di centrocampista da lavoro oscuro ma oltremodo prezioso. Nella Roma difficilmente arriva alla conclusione da fuori (uno dei suoi pezzi forti) e a servire assist (solo uno in Europa League), per non parlare di calciare da fermo quando in squadra c’è un certo Kolarov (ma è lui a segnare dal dischetto contro il Napoli, dopo un errore del serbo, oltre che a Istanbul), eppure la squadra va al ritmo del suo respiro. Davanti alla difesa, Veretout fa sia il frangiflutti che il regista. Un attimo prima combatte per spezzare le trame avversarie e un attimo dopo eccolo lì, a smistare palloni sui piedi del quartetto offensivo. Sempre con ordine e disciplina, seguendo alla lettera i dettami di un tecnico i cui schemi esaltano le sue doti di centrocampista totale. Senza di lui, il gioco della Roma perde in velocità e fluidità, ma, per fortuna, fino a questo momento si è notato poco. Anche nei momenti di maggiore difficoltà, quando, per via degli infortuni di Cristante e Diawara, era rimasto l’unico centrocampista in rosa, Veretout si è adattato velocemente a fare coppia con Mancini, segno evidente di dedizione e intelligenza, calcistica e non. Per rallentarlo c’è voluto il ciclo terribile culminato con la sconfitta rimediata a Parma, dove il francese era forse il giocatore con le pile più scariche. Sempre titolare, mai sostituito, Veretout ha beneficiato più di tutti della sosta di novembre, ripresentandosi al meglio per l’ultimo segmento del 2019, che l’ha visto tra i protagonisti della striscia positiva con cui la Roma si è presa quarto posto e qualificazione in Europa League.

Non so quali lidi abbia scelto per le feste, ma spero che il francese le abbia trascorse nel riposo più assoluto. Perché, nonostante sembri spesso disumano per presenza in campo, ne aveva assolutamente bisogno. Il 21 giallorosso non ha una riserva naturale: né Diawara né Cristante (quando tornerà a disposizione) possono prendere il suo posto senza che il gioco ne risenta, ed è difficile che a gennaio si riesca a trovare un sostituto alla sua altezza.
Il Veretout versione estate-autunno, dunque, sarà chiamato a sfilare anche in versione inverno-primavera, per una seconda parte di stagione che la Roma non può permettersi di fallire.
Se tutti ci metteranno la metà della sua tigna, non escludo qualche sorpresa. Per ora, come tutti i romanisti, mi godo un giocatore che avrei sinceramente invidiato a Napoli e Milan, se l’avessero acquistato.
A metà campionato, sono contento di vedere che, per una volta, i ruoli si sono ribaltati.