Alzi la mano chi non ha pensato “ecco, lo sapevo”. In effetti, dopo il rigore siglato da Petagna allo scadere del primo tempo, sembrava davvero la solita storia romanista. La più classica delle occasioni perse contro una squadra nettamente inferiore, l’ultima in classifica che viene all’Olimpico parcheggiando il pullman in area e sperando nella buona sorte per portarsi via qualche punto. D’altronde, nella scorsa stagione, la Spal è stata l’unica a squadra a fare 6 punti contro i giallorossi, quindi quel primo tempo chiuso in quel modo non era niente di nuovo. Eppure la Roma non l’aveva giocato male, anzi. A differenza di quanto fatto giovedì contro il Wolfsberg, la squadra di Fonseca aveva approcciato bene la partita, tentando di scardinare la cassaforte biancoblu con il grimaldello, più che con la dinamite. Per oltre quaranta minuti la Roma ha assediato la metà campo avversaria, facendo tanto possesso ma producendo poco dalle parti di Berisha, graziato in almeno tre occasioni da un Dzeko non al top della condizione.

Un assedio che la Spal è riuscita a spezzare in un’unica occasione, approfittando della non irreprensibile coppia Fazio-Cetin, alla prima apparizione insieme. Protagonista, manco a dirlo, quel Petagna che ce l’ha messa tutta per rovinare il pomeriggio a quelli che potrebbero essere i suoi prossimi tifosi, sbattendo però sul guantone ben aperto di Pau Lopez, un altro di cui si parla troppo poco. Un portiere attento e spesso decisivo, ma che forse confida un po’ troppo nei suoi mezzi tecnici e nella fiducia di una squadra che si appoggia sempre a lui per ripartire da dietro, nell’ossessiva ricerca del fraseggio predicata dall’allenatore. Esattamente ciò che è accaduto alla fine del primo tempo, quando lo spagnolo, invece di lanciare lungo, ha servito Kolarov sul lato corto dell’area. Al resto ci ha pensato il serbo, sbagliando uno stop piuttosto semplice e atterrando Cionek, bravo a pressarlo e approfittare dell’errore. Un primo tempo la Roma avrebbe dovuto chiudere in vantaggio è terminato così su uno 0-1 che, a dire la verità, sembrava davvero difficile da ribaltare.

E infatti, per quanto determinata, la Roma di inizio secondo tempo non sembrava in grado di farlo. Pagando sicuramente un po’ di stanchezza, ai giallorossi è servito un episodio fortunato per scuotersi del tutto e rimettere la partita sui binari giusti. Il tiro-cross di Pellegrini deviato in porta da Tomovic ha avuto sui giallorossi un effetto quasi magico, liberando la mente dei giocatori dal peso dello svantaggio e confermando la tendenza della squadra a segnare tanto nella prima parte delle riprese. Come se, negli spogliatoi, Fonseca riesca a entrare nella mente dei suoi calciatori e riprogrammarla. Dal pareggio in poi la Roma ha cambiato passo, tornando a chiudere la Spal nella propria metà campo e guadagnandosi il rigore del vantaggio con l’ennesima invenzione di Pellegrini per Dzeko, atterrato da Vicari. Dal dischetto ci ha pensato il solito, glaciale Perotti a ribaltare il risultato. Missione compiuta? Quasi. Perché, dopo il sorpasso, la Roma è sembrata intimorita di fronte a una Spal che, con tutti i suoi limiti, ha provato a riacciuffare la partita. I giallorossi hanno vissuto qualche minuto di apprensione prima che i biancoblu dessero fondo alle forze e capitolassero al gol facile facile di Mkhitaryan, servito a porta vuota da un buon Florenzi. Tutto in mezz’ora: tanto è passato dall’autogol di Tomovic alla rete dell’armeno (media gol impressionante per lui), a dimostrazione della differenza di valori tra i giallorossi e i ben più modesti avversari.

Il risultato finale, in ogni caso, premia una Roma visibilmente stanca, piena di giocatori chiave che avrebbero assoluto bisogno di riposare, ma che al momento non possono farlo per mancanza di alternative. Capita quindi che Fonseca debba schierare Fazio, Cetin e Florenzi ma non possa far rifiatare Dzeko per più di cinque minuti, se non per regalargli la meritata passerella per la 200° presenza in Serie A. Per non parlare di Kolarov, Veretout o Diawara (ieri ancora tra i migliori in campo), i cui colleghi restano in panca o girano l’Europa per consulti medici. Eppure, nonostante tutto, la Roma di Fonseca ha dimostrato ancora una volta di saper reagire alle avversità. Pur andando sotto, non ha mai perso di vista l’obiettivo finale. Non si è scoraggiata, né sbilanciata. Ha continuato a fare il suo gioco e, confidando nella netta superiorità tecnica, ha vinto una partita che in altri momenti non avrebbe neanche pareggiato. Ha completato la prima rimonta della stagione e messo in tasca 3 punti che, con un risultato favorevole da Cagliari, possono valere oro. Non mi piace auto-citarmi, ma qualche giorno fa ho sottolineato quanto fosse importante superare il doppio impegno di questa settimana. Pur con qualche patema, la Roma ha fatto il suo dovere. Ora, non resta che ripetersi a Firenze. Per chiudere in serenità un anno tutt’altro che semplice e, magari, guardare un po' più in su.