La Roma ha vinto una gara importante. L’avversario era una squadra ostica e la gara era meno facile di quello che si vuole far passare. La Roma contro la Fiorentina non solo ha vinto, ha anche dominato sul piano tattico tutta la partita. A differenza di altre uscite stagionali dove è arrivato il risultato ma il piano tattico non ha convinto (la trasferta di Udine), oppure dove l’interpretazione della gara è stata ottima ma non è arrivato il risultato (la partita casalinga contro la Juventus), finalmente contro la Fiorentina sono arrivate entrambe le risposte. Tutto questo non può essere un caso e vanno riconosciuti i gesti meriti al principale artefice di questa splendida vittoria: Mister Fonseca.

LA BRAVURA DI FONSECA
L’allenatore portoghese è stato bravissimo nella preparazione tattica della partita; non solo, è stato anche molto freddo e lucido a non lasciarsi ingannare dai cambi fatti da Iachini all’ultimo istante. Tutti ci saremmo aspettati la titolarità di una punta centrale abbastanza fisica come Kouamè o Vlahovic, invece Iachini ha schierato una coppia “leggera” per cercare di confondere la difesa giallorossa evitando di lasciare punti di riferimenti. Visto il cambiamento della formazione viola, la tentazione di schierarsi a 4 in difesa per poter guadagnare un uomo in più a centrocampo avrebbe ingolosito chiunque. Il centrocampo Toscano è senza dubbio il reparto più qualitativo della Fiorentina. La dinamicità di Amrabat, la versatilità di Bonaventura e soprattutto la classe di Castrovilli avrebbero potuto mettere in difficoltà la compagine capitolina. Fonseca è stato bravo a non snaturare le sue idee e mantenere un canavaccio tattico basato sulle marcature preventive. Il lavoro di Mancini e di Ibanez è stato cruciale per l’annientamento di qualsiasi schema offensivo della squadra di Iachini.

LA DIFESA
Mancini ha lavorato molto bene su un cliente scomodo come Ribery. Il nostro Gianluca è sempre stato pulito ed efficace negli anticipi e non ha mai permesso che il fuoriclasse francese si girasse e potesse creare scompiglio nella difesa giallorossa. Ibanez in modo analogo è stato fondamentale su Callejon. Ibanez più che preoccuparsi della creatività del suo uomo, come Mancini, si è dovuto preoccupare di contenere la sua pericolosità negli inserimenti senza palla. Ovviamente la presenza di Smalling è stata fondamentale affinchè avvenisse questo tipo di copertura. L’Inglese è sempre stato l’uomo più arretrato della difesa Giallorossa, oltre ad avere il compito di essere la guida morale e tecnica della difesa aveva il delicato compito di salvare la squadra in caso di eventuali imprevisti.

IL CENTROCAMPO
L’intuizione più geniale di Fonseca è stata quella di sopperire all’inferiorità numerica del centrocampo aumentando l’elasticità tra i reparti.
La Roma non ha mai sofferto le transizioni e il pressing Fiorentino grazie alla paradossale superiorità numerica in mezzo al campo. A turno i centrali avevano la licenza di salire per fornire un’opzione in più in fase di appoggio. Grazie a questa chiave di lettura è anche comprensibile l’esclusione di Kumbulla a favore di Ibanez. Il centrale albanese sicuramente fornisce un po’ più di solidità in fase di copertura, ma in fase di possesso non ha la lucidità e l’intraprendenza di Ibanez. Il dominio del centrocampo è stato reso possibile anche grazie alla duttilità e alla classe dei nostri trequartisti. Mkhitaryan e Pedro sono stati magistrali, come sempre, in fase di palleggio. Avevano la licenza di abbassarsi e creare lo spazio per l’inserimento dei quinti o degli interni.
Da sottolineare la monumentale partita di Pellegrini. Il nostro Lorenzo pian piano sembra stia raggiungendo quella maturità calcistica che gli mancava per poter fare il definitivo salto di qualità. Il numero 7 ha abbinato la sua eleganza palla al piede ad uno spirito di sacrificio ricco di grinta e determinazione; l’abbiamo visto spesso sradicare prepotentemente la palla dai piedi dei giocatori della Fiorentina e ripartire con astuzia ed intelligenza. La squadra sembra conoscersi meglio e si vede. Pellegrini ha capito come e quando inserirsi, con la consapevolezza che verrà coperto ed è pronto a ricambiare il favore. Il lavoro di Veretout è stato altrettanto importante anche se meno visibile. L’ex della partita non ha brillato per il suo contributo palla al piede ma è stato cruciale in fase di corsa. Un pressing costante ed asfissiante abbinato ad una spiccata capacità di copertura delle linee di passaggio ha annientato le fonti di gioco della Fiorentina.

LE FASCE
L’interpretazione della partita sulle fasce poteva nascondere diverse insidie, ma Fonseca si è dimostrato preparato anche a questo. Lirola e Biraghi potrebbero essere delle spine nel fianco per chiunque, eppure sono stati completamente annientati da Karsdorp e Spinazzola. L’arma scelta da Fonsceca per combattere sulle fasce è stata una mossa collettiva: alzare il baricentro della squadra.
Grazie a questa impostazione di gioco i due terzini della Fiorentina si sono trovati spesso bloccati. Spinazzola e Karsdorp hanno fatto girare la testa più di una volta alla difesa viola ed il terzino sinistro ha anche segnato. La Fiorentina si è ritrovata con i centrali a cercare di occuparsi del tridente giallorosso e con i terzini ad occuparsi dei nostri quinti. Grazie al movimento continuo dei nostri tre attaccanti e all’inserimento dei centrocampisti (o addirittura dei difensori) siamo arrivati a creare moltissime occasioni da goal. Il lavoro e le qualità di Spinazzola sono note a tutti e sappiamo l’importanza che ha per la squadra ma va elogiata anche la prestazione di Karsdorp, che più di una volta si è ritrovato in difficoltà in questa stagione; con la prestazione di ieri ha dimostrato di poter beneficiare questo sistema di gioco che non lo tiene molto legato alla fase difensiva, è stato autore di parecchi triangoli ed ha interpretato bene parecchie trame offensive.

L’ATTACCO
Si potrebbe obiettare che il lavoro di Fonseca è relativo perché la qualità e l’esperienza del tridente Romanista è talmente alta che chiunque potrebbe ottenere quel tipo di gioco. Ci si sbaglia di grosso.
Fonseca è riuscito ad esaltare le qualità del tridente concentrandosi sulle caratteristiche di ognuno. Fonseca ha creato degli schemi offensivi che esaltano la capacità realizzativa di Pedro, l’ispirazione e la propensione al passaggio chiave di Mkhitaryan e l’innata dote di regista offensivo di Dzeko. I tre si trovano e si muovono in modo così armonico grazie all’equilibrio della squadra che glielo consente, tutti hanno la libertà di fare come meglio credono poiché c’è un intero sistema pronto a supportarli e a reggere il loro peso.

Adesso testa al Cluj. In Europa League non possiamo più sbagliare e bisogna farsi trovare pronti.
Tutti devono dare il loro contributo perché la stagione è lunga e c’è il bisogno del contributo di tutti.