I berberi tra loro non si chiamano Berberi, bensì “Imazighen” che vuol dire Uomini liberi. La popolazione berbera ha radici antichissime. Fin dal Neolitico ha deciso di stabilizzarsi sul territorio della Cabilia, una regione a Nord-est dell’Algeria. Le peculiarità della regione che è caratterizzata da un caldo torrido e immense distese desertiche di sabbia, hanno permesso che questo popolo fierissimo opponesse una forte resistenza a chiunque abbia cercato di conquistarli. Sono riusciti a tener testa dando filo da torcere ad eserciti numerosi e attrezzatissimi come quello Romano, quello Bizantino e quello Arabo). Questa Resistenza ha permesso il mantenimento delle tradizioni più antiche. L’unico esercito con il quale quale sono stati costretti ad arrendersi fu quello francese colonialista, che a cavallo tra gli anni ‘50 e gli anni ’60, anche se con estrema fatica, riuscì ad imporsi in Cabilia. L’economia stava cambiando radicalmente le abitudini di questa popolazione e così molti Berberi furono costretti a cercare fortuna in madre patria. Molti hanno cercato e trovato delle opportunità lavorative a Parigi, molti invece hanno deciso di orientarsi verso Sud che è la zona più ricca della Francia. In particolare le mete predilette della parte settentrionale del paese erano due: Marsiglia e Lione. Nella città costiera è esploso il talento più puro che la Francia abbia mai visto, un talento di seconda generazione, un talento dalle origini Algerine, più precisamente berbere. L’unico che può pensare anche di scalzare dalla postazione più alta del podio persino sua maestà Michelle Platini, non a caso “Le roi”. Da piccolino si fa chiamare Yazid mentre da grande, per tutti, sarà Zinedine Zidane. Le gesta di questo meraviglioso giocatore le conosciamo tutti e tutti abbiamo imparato a dare il giusto valore alla sua classe. Per questo oggi voglio concentrarmi su un altro fuoriclasse dalle origini “Imaghizen”; lui invece nasce a cresce a Bron, un quartiere di Lione immerso in una realtà non facile, dove se vuoi sopravvivere devi tirare fuori il coraggio e il carisma. Il protagonista della nostra storia di carattere ne ha da vendere; La sua personalità è un mix tra il fierissimo orgoglio berbero che gli scorre nel sangue e l’eccentricità tipica di chi si deve far rispettare per vivere. Il nostro protagonista tiene tantissimo a due cose. Al suo quartiere e alle sue origini. Ovviamente non ha nessun nuovo nome francesizzato, lui è semplicemente Karim Benzema.

“Si no tienes perro para ir a cazar y tienes un gato, vas con él”(se non hai il cane per andare a caccia e hai un gatto, vai con lui), questa è una frase dello Special One quando era alla guida del Real Madrid. Prima di una partita, per far pesare alla società l’assenza di mercato, vista la squalifica di Higuain, disse questa frase in conferenza stampa. Un’accusa neanche troppo nei confronti della società e dello stesso Benzema.

Questa frase secondo me è l’emblema della carriera di questo straordinario giocatore. Nonostante “el gato” (soprannome dato proprio in virtù di quell’insolita intervista”) abbia numeri da capogiro nel calcio che conta, da sempre viene considerato un attaccante mediocre. Spesso per motivi comportamentali non viene classificato tra gli attaccanti “top” nonostante 310 goal in carriera e 160 assistenze.

Il destino, che non è mai guidato dal caso, ha voluto che l’allenatore che ha saputo farlo rendere di più fosse proprio “Yazid”… Saranno le origini in comune, saranno i caratteracci così simili, saranno i piedi che parlano la stessa meravigliosa lingua del calcio, ma insieme sono riusciti a portare 3 coppe dalle grandi orecchie di fila nella vastissima bacheca del Bernabeu.

Voglio provare a descrivervi l’immensità di questo giocatore raccontando tre episodi della sua carriera che rispecchiano perfettamente i suoi tre principali punti di forza.

L’ASSIST

La capacità di sfornare assist è una delle qualità più preziose del vasto repertorio tecnico a disposizione di Karim. I suoi piedi setati e un QI calcistico sconfinato gli permettono di vedere corridoi che accompagnano i compagni dritti davanti la porta. I tanti palloni d’oro di Cristiano Ronaldo, in parte, sono anche merito di Benzema. Il franco-algerino ha avuto l’intelligenza di oscurarsi cedendo spesso la gloria e gli onori ai compagni, il tutto per il bene della squadra.

L’assist di cui voglio parlarvi è quello servito domenica a Barcellona in casa dell’Espanyol.

Marcelo alza la testa e scodella una palla morbida verso l’area di rigore avversaria, Sergio Ramos, anche se non dovrebbe essere lì, c’è e vince il duello aereo contro il difensore biancoblù. Benzema si libera repentinamente della marcatura, il centrale avversario cerca affannosamente di recuperare i centimetri persi pochi attimi primi e intelligentemente cerca di portare il numero 9 verso l’esterno. Benzema come se avesse già visto quello che stava per succedere vede con la coda dell’occhio l’inserimento di Casemiro e con un colpo di tacco che assomiglia tanto un tocco da biliardo fa passare la palla sotto le gambe dell’ignaro difensore avversario a quel punto il centrocampista Brasiliano non deve far altro che spingere comodamente la palla in rete. Assist fantascientifico, era necessario prevedere il futuro per sfornare un assist del genere e non chiedetemi come ma pare proprio che Karim una sbirciatina l’abbia data, forse con la coda dell’occhio…

IL KILLER ISTINCT

Nonostante l’indiscussa abilità nel servire i compagni sia conclamata. La vera natura di Benzema, è ciò per cui è nato e per cui vive: Il goal. Benzema sa far goal in tutti modi. Abbiamo potuto apprezzare decine di perle a giro, diagonali alla precisione chirurgica e numerosissime incornate o spizzate di testa. Il momento che ho scelto per esaltare questa sua qualità è la descrizione di un goal che potenzialmente ognuno di noi sarebbe in grado di fare ma effettivamente ne è stato capace solo lui (e pochissimi altri).

Si sta giocando la finale di Champions League del 2018 tra Real Madrid e Liverpool. I Blancos vengono da due coppe di fila e tre negli ultimi 4 anni, teoricamente hanno la pancia piena e potrebbero giocare il match con più leggerezza. Uno dei galacticos esegue un lancio lento e sfiduciato che si spegne nelle mani di Karius. Benzema nonostante abbia vissuto un momento simile a questo,migliaia di volte, non smette ai di crederci. La sua concentrazione è totale. Lui sa perfettamente che se il portiere commette un errore il suo compito è quello di punirlo, senza alcuna pietà. Karim pare che abbia previsto il futuro anche in questa occasione, quando Karius tiene saldamente la palla tra i guantoni; la punta madridista pare posizionarsi con la postura come se già sapesse quello che stava per accadere. Ovviamente con una prontezza di riflessi simile accompagnata da una lucidità impeccabile il pallone non può far altro che rotolare verso la rete.

LA TECNICA

Il tabellone Uefa decide di far scontrare per l’ennesima volta il Real contro gli acerrimi rivali dell’Atletico. Questa volta ci si gioca la finale e non direttamente la coppa come nei due scontri precedenti del2014 e del 2016. Il Real si ero imposto agevolmente per 3-0 al Bernabeu. La situazione si complica nell’inferno del Calderòn; La banda del Cholo non ci sta a perdere e sigla due goal che incendiano i cuori dei loro caldissimi tifosi. I colchoneros sperano in un’eroica rimonta ma Benzema non sembra essere molto d’accordo.

Il ragazzo di Lione riceve palla in un’inusuale posizione da ala sinistra, a un piede fuori dal campo e di fronte a lui pronti a fronteggiarlo ci sono tre dei difensori più arcigni del panorama europeo: Godin, Savic e Gimenez. Per l’ennesima volta il francese si dimostra un veggente, è come se sapesse già in che modo i difensori cercheranno di frapporsi tra lui e la porta e rubando il tempo a tutti e tre con un gioco di prestigio che coinvolge entrambi i piedi gioca la palla lungo la linea di fondo campo per poi sgusciare in area di rigore e servire un assist per toni Kroos che tirerà sul portiere e poi Isco prontamente ribadirà a rete.

Il rimpianto legato a questo giocatore è la sua etichetta di ”bad boy” che gli ha negato una valutazione più obiettiva sul suo reale valore.

Anche se la Francia è riuscita a vincere il mondiale senza di lui; da amante del calcio è un dispiacere non aver goduto della sua classe a disposizione di giocatori talentuosi come Mbappè, Griezzman, Pogba ecc… inoltre sono convinto che avendo qualche anno in più probabilmente sarebbe stato anche un leader all’interno dello spogliatoio.

Solo ultimamente forse la stampa pare essersi accorta di lui, da quando è ricominciato il calcio post pandemia KB9 sta dispensando sprazzi di classe uniti ad una concretezza unica che hanno riportato il Madrid in vetta alla classifica della Liga.

Le pretazioni del 9 sono così convincenti che hanno spinto addirittura a far circolare nei social l’hashtag #Benzemabalondeoro…

La vedo dura, sarebbe necessaria un’impresa nel ritorno di champions nella dimora dei citizens. Abbiamo imparato che con Karim non si sa mai, solo lui è in grado di leggere il futuro, chissà che nelle sue visioni sia saltato fuori qualcosa di meravigliosamente imprevedibile ma che ovviamente non ci è dato sapere…

Matteo Di Mango