Lo confesso: ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che il campionato la Juventus lo avrebbe perso; nell’arco temporale tra la pesantissima sconfitta casalinga contro il Napoli fino agli ultimi minuti, prima della rimonta di Inter-Juventus ho realmente pensato che lo scudetto di questa stagione andasse nelle mani del Napoli; squadra uscita vincente dallo Stadium e con partite tutt’altro che proibitive da affrontare. Poi il calcio, sport assolutamente imprevedibile, ha invece stabilito un copione differente: la Juventus è riuscita ad acciuffare una vittoria importantissima a San Siro e, di pari passo, il Napoli è tornato da Firenze con zero punti. Se uniamo a ciò i risultati di questo turno, ecco che le mie previsioni sono state sovvertite: il Napoli ha clamorosamente portato a casa un solo punto dopo la vittoria nello scontro diretto mentre la Juventus si è ricreata un vantaggio che, a due giornate dalla fine del campionato, le permette di essere ad un punto dalla conquista matematica del settimo scudetto consecutivo.

Una vittoria che avrebbe senza dubbio dello straordinario, come del resto straordinario è stato il cammino compiuto in questi anni dalle compagini bianconere guidate prima da Antonio Conte e poi da Max Allegri. Una vittoria che, tuttavia, non cancellerà in alcun modo gli svariati interrogativi che porto con me sulla squadra da un po’ ti tempo a questa parte; già ebbi modo di scrivere di come, dopo la gara di Madrid, la squadra avesse reagito in un modo quasi isterico andando a collezionare prestazioni tutt’altro che lusinghiere culminate con la sconfitta contro il Napoli che ci poteva costare una stagione (e attenzione, sebbene il traguardo sia vicino, il campionato non è ancora vinto).
Una mentalità che ho riscontrato anche nelle ultime due partite: bene lo scatto d’orgoglio contro l’Inter e bene la rimonta di ieri contro il Bologna ma le prestazioni sono state molto deludenti: una squadra nervosa, alla costante ricerca della giocata individuale, caratterizzata da continui e sempre più irritanti errori tecnici e difensivi; una squadra che ha dovuto fare affidamento alle prodezze di un Douglas Costa in stato di grazia per andarsi a conquistare questi sei punti vitali dopo il Napoli.

L’impressione reale è che, dopo anni di successi, un qualcosa negli ingranaggi si sia inceppato: sarà forse la bulimia di successi di alcuni calciatori che li porta ad una sorta di appagamento seppur incosciente; oppure i “dolori” di alcuni giocatori arrivati alla fine delle loro carriere agonistiche e che forse, volente o nolente, hanno rischiato di polarizzare l’attenzione più su se’ stessi che sul gruppo; oppure ancora, sarà forse il segno di un’esperienza, quella di Allegri, forse arrivata all’epilogo. Inizio infatti a pensare che, al netto della stima incondizionata che nutro nei confronti del mister, sia forse arrivato il momento, così come accade quando Max subentrò a Conte, di far compiere un ulteriore step a questa squadra; step che non sono così sicuro possa far compiere Allegri.

Tutto questo per dire che, inutile dirlo, già dalla prossima stagione tutto sarà più difficile. Partiremo quasi sicuramente ancora con il sodalizio più forte perché ritengo che il gap sia ancora importante ma la squadra dovrà reagire nel modo consono perché con una mentalità come quella ampiamente emersa nelle ultime partite vedo difficile affrontare un campionato dignitoso, il che non vuol dire vincere a tutti i costi lo scudetto ma senza dubbio fare bella figura in Italia e progredire nella crescita/consolidamento europeo.

Alla dirigenza dunque spetterà un duro lavoro estivo, nel ripulire la rosa di quegli elementi logori quegli altri che hanno dimostrato di non valere la Juventus (ogni riferimento ad Alex Sandro è puramente voluto) e nell’implementare quelle posizioni oggi manifestamente deficitarie come la difesa, da rifondare a mio avviso in blocco.