“Con Ronaldo si punta alla Champions in modo deciso”; “non nascondiamoci”; “Juventus favorita per la Champions”; queste e altre le dichiarazioni che, da inizio stagione, stanno accompagnando la Juventus nel suo cammino europeo.
Una squadra che, dopo due finali perse in quattro anni di gestione Allegri, si appresta a giocare la competizione con l’obiettivo, dichiarato apertamente anche dalla società, di vincere, forte anche dell’innesto di CR7; l’entusiasmo aiuta a vincere e, da più parti, si parlava già, dopo le prime uscite europee, di una Juventus con una maggior autorevolezza nel disputare le partite: una bella vittoria a Valencia, una passerella contro lo Young Boys e la conquista di Old Trafford avevano dato alla Juventus la possibilità di chiudere già ieri sera la pratica qualificazione nel match casalingo contro lo United.
Al contrario invece, nella partita di ieri abbiamo rovinato un ottimo inizio: o meglio, a partire dalla punizione che ha portato al gol del momentaneo pareggio dello United, anticamera alla più classica delle beffe; una partita dominata dalla Juventus, rea tuttavia di non aver chiuso la pratica dopo il gol-capolavoro di Ronaldo e di essere poi letteralmente crollata sul fine gara.
Poteva essere tutto semplice: una vittoria che avrebbe garantito non solo il passaggio del turno ma il primo posto con possibilità, nelle prossime due partite, di far rifiatare chi ha giocato di più; ora invece occorrerà chiudere la pratica qualificazione contro il Valencia la prossima partita e guardarsi comunque dallo United che, con la vittoria di stasera, ha pure riaperto il discorso legato al primo posto nel girone; tutto questo per non replicare la beffa di tre anni fa quando, dopo un girone dominato, perdemmo l’ultima partita a Siviglia cedendo il primato del girone al City e trovandoci agli ottavi il Bayern di Guardiola.
Possiamo parlare di tutto fuorché di sfortuna: lo United non avrà forse giocato la partita del secolo, ma la Juventus si è dimostrata troppo leziosa; certo, un palo e una traversa sono scherzi del destino ma un gol sbagliato come quello di Cuadrado dopo l’uno a zero è un qualcosa di inaccettabile per una squadra che ha la velleità di vincere la Champions. Forse Ronaldo credeva, passando quel pallone, di avere ancora al suo fianco Benzema o chissà Bale o Isco e invece ha trovato Cuadrado, con tutto il rispetto per il colombiano. Troppo leziosi quando si trattava di chiudere la partita, con amnesie vergognose quando si tratta di svolgere la fase difensiva. Il gol della vittoria dello United è un qualcosa di inaccettabile: ennesimo gol da palla ferma, vede un Bonucci, tanto sublime palla al piede, quanto fallace sulle palle alte, e uno Szczesny altamente insufficiente.

Forse in pochi hanno considerato che abbiamo sì preso CR7 ma abbiamo, allo stesso tempo, perso quello che, ancora a quarant’anni, è il CR7 dei portieri. Perdere Buffon e rimpiazzarlo con un portiere che, seppur bravo, è ben lungi dall’essere al livello degli estremi difensori degli altri top club (escludendo forse il City), non è stato un colpo di genio e mi auguro che questa scelta non possa alla fine pesare nell’economia della stagione.
E’ vero che abbiamo Ronaldo, ma se pensiamo che il talento lusitano ci possa sempre togliere le castagne dal fuoco siamo decisamente fuori strada: serve un lavoro di squadra di gran lunga superiore e soprattutto una difesa di collettivo migliore per poter anche solo pensare di arrivare in fondo. Che poi in Champions conti anche la fortuna posso essere d’accordo ma, come detto in precedenza, stasera non c’entra assolutamente nulla la fortuna. La gara l’abbiamo persa perché abbiamo consentito allo United di rimanere in partita quando, al contrario, andava annichilito dopo il gol di Ronaldo.
Se cincischi e rimani sull’uno pari poi vieni punito ma non solo dallo United, anche da squadre di valore ben inferiore. Allegri farà bene a fare un bel discorso ai suoi: occorre cinismo, decisione nel chiudere le partite e sfrontatezza nel ridurre l’avversario alle corde, altrimenti continueremo a vivere con il rimpianto di dire che abbiamo una squadra fortissima ma che alla fine ci manca sempre qualcosa; sarebbe forse anche l’ora di smetterla di parlare di obiettivo vittoria Champions e di tornare con i piedi per terra, nel lavoro quotidiano per non vivere di rimpianti. Immaginate perdere una semifinale o, ancora peggio, una finale, giocando una partita come stasera.