Un’ultima partita di campionato da disputare ma la Juventus sta già pensando alla stagione che verrà, partendo dalle basi: una volta ufficializzata la separazione da Allegri, dopo cinque anni di successi, è infatti già tempo di cercare l’allenatore a cui verrà affidato l’arduo compito di non far rimpiangere il suo predecessore.

Tanti i nomi che già da tempo stanno circolando e che, con l’ufficialità dell’addio di Allegri, son tornati prepotentemente a gravitare in orbita Juventus. Un dato piuttosto inconfutabile, tuttavia, è legato al fatto che dietro alla scelta di salutare Allegri vi siano una serie di convinzioni che hanno portato a ritenere il gioco professato dal tecnico toscano assolutamente insoddisfacente, soprattutto in ottica europea.

Allegri era e rimane il migliore tra gli allenatori-gestori sulla piazza: un meraviglioso valorizzatore di individualità, ma totalmente incapace di tradurre le stesse in una dinamica più ampia di gioco; un allenatore che ha fatto del camaleontismo tattico una delle sue cifre distintive in questi anni bianconeri, riscuotendo gioie alternate a delusioni cocenti.

Ad oggi ci risulta difficile ipotizzare chi potrà mai sedere sulla panchina della Juventus la prossima stagione, tuttavia, nel toto-nomi degli ultimi giorni, c’è un nome che mi ha causato non pochi turbamenti: Simone Inzaghi.
Arrigo Sacchi sulla Gazzetta affermava che se la Juventus ha esonerato Allegri, molto probabilmente starà cercando un allenatore diverso da Max che, come detto prima, resta il migliore tra i gestori. A questo assunto credo pure io, o meglio, vi spero: non mi illudo circa nomi altisonanti, legati a doppio filo alle loro attuali squadre (penso a Klopp e Guardiola) ma sicuramente auspico che alla Juventus arrivi un allenatore che sappia dare un’anima ad una squadra che in questa stagione è parsa svuotata d’idee. Anima fondamentale per approcciare nel modo corretto (il che poi non significa per forza vincente) una competizione come la Champions, dove il pressapochismo, il timore e la mancanza di idee possono fare la differenza. Ebbene, Simone Inzaghi in questi anni di Lazio si è dimostrato un allenatore furbo, bravo a sfruttare le caratteristiche dei suoi giocatori adattandosi spesso e volentieri alle strategie di gioco degli avversari; fautore di un 3-5-2 impostato sulla filosofia del “massimo risultato con minimo sforzo”, accanito aziendalista, senza una chiara idea di gioco e totalmente inesperto nella gestione di spogliatoi d’alto livello.
Un piccolo Allegri in erba, un gestore, uno che fa il compitino; un tecnico che non mi sento di escludere possa avere un futuro da big ma che non è adatto per questa Juventus. Se è vero che, dietro all’addio di Allegri, vi sia una forte presa di posizione del comparto tecnico, stanco di un certo tipo di gioco, com’è possibile che, per rimpiazzare il vecchio tecnico, se ne vada poi a scegliere uno che abbraccia la medesima filosofia?

Non me ne vogliano gli attori in causa, ma tra Allegri e una sua copia giovane e inesperta preferisco tenermi il primo. Il prossimo allenatore della Juventus dovrà essere un decisionista, uno che arriva con un’idea di gioco e la porta avanti a costo di sbattere contro un muro; in questa fase storica la Juventus ha bisogno di tutto tranne che di uno che opti per lo status quo: o l’idea funziona, oppure si cambia, basta notai che giocano per il male minore. Capisco che, dalle parti della Continassa, qualcuno si era affezionato agli “yes man” ma, allo stato attuale, serve una persona, rubando un termine coniato dal compianto maestro Scoglio, con “attributi tripallici” che sappia portare un’idea con coraggio e svilupparla con la squadra.

L’assunto secondo cui Inzaghi sarà il prossimo allenatore della Juventus è una bestemmia, anche solo pensarlo.