"Il cambiamento non è mai doloroso. Solo la resistenza al cambiamento lo è". Buddha

Come se non fosse successo nulla. Come se si fosse assuefatti alla mediocrità. Come se avessimo accettato come risultato il non partecipare ai mondiali. Non è più eccezione. È regola. L'Italia non parteciperà per la seconda volta consecutiva al mondiale ma non pagherà nessuno per questo. Mancini e Gravina restano al loro posto.

​​​​Non sono d'accordo con la conferma di Roberto Mancini. Avrei optato per un cambiamento, che magari non si sarebbe limitato solo al cambio di Ct, ma avrebbe stimolato l'Italia a migliorare il suo sistema calcio in generale. Si è deciso invece di proseguire in un percorso stazionario, inerme, come se il cambiamento spaventasse.
Se si fanno sempre le stesse cose, si otterranno sempre gli stessi risultati. E se si prosegue a fare le stesse cose, è perché quel risultato che si ottiene ci sta bene, altrimenti opteremo per il cambiamento, per ottenere qualcosa di diverso.
La colpa della disfatta azzurra, nonostante l'umiliante sconfitta contro la Macedonia del Nord non è solo colpa di Roberto Mancini, ma di un sistema che non valorizza il made in Italy e non invoglia ad investire su di esso. E non obbliga ad investire sui propri vivai e sulla valorizzazione dei talenti nostrani.
La vittoria degli Europei è stato un grande risultato da parte degli azzurri guidati da Mancini, ma non vorrei che fosse stato un fuoco di paglia come quando la Grecia vinse gli europei nel 2004. Un autentico miracolo sportivo.
Nonostante la conferma di Mancini, penso che si sia talmente toccato un punto così basso, si sia talmente toccato il fondo, che per inerzia Mancini, per forza di cose, sarà costretto sia lui che il sistema calcio Italia ad almeno un tentativo di cambiamento. Più in basso di così è difficile andare. Molto più difficile continuare a peggiorare. Toccando il fondo si può solo migliorare. 

Ormai il dado è tratto e la frittata è fatta. Si va avanti con Roberto Mancini. Questo passa il convento. La speranza che sia un Mancini 2.0. Un Ct diverso, con un sistema calcio Italia che provi la strada del cambiamento partendo dalla valorizzazione del made in Italy dai vivai, che si metta da parte l'orgoglio e con umiltà, dedizione e lavoro si provi ad uscire da questo fosso, smettendo di crogiolarsi negli allori per un passato trionfante che non c'è più. È relegato agli annali. Si provi in qualche modo a restituire dignità agli azzurri, in primis qualificandosi per i mondiali del 2026, e poi cercando di vincere la Nations League oppure arrivando almeno in semifinale e finale ad essa.

Da qui al 2026 possono uscire dei talenti azzurri che possono migliorare la Nazionale. Tonali, Chiesa, Zaniolo, Scamacca, Bastoni, Barella, Gigio Donnarumma, Meret, Calabria, Pobega, Kean, Raspadori, Lorenzo Pellegrini, Spinazzola, sono elementi che possono formare una dorsale per un nuovo corso azzurro. Poi magari nel corso del tempo potrebbero emergere dei nuovi prospetti. Con l'aiuto di veterani come Florenzi e Verratti, che possono dare ancora molto all'Italia. E forse anche Jorginho e Belotti.

Mancini con Zaniolo a ridosso delle punte può optare per un 4/2/3/1 o 4/3/1/2 e non necessariamente proseguire con il 4/3/3. Con un centrocampo composto da Tonali e Barella che darebbe quantità e qualità, con Verratti in aggiunta. Direi di voltare pagina e di non proseguire con i vari Lorenzo Insigne, Immobile, Bonucci, Chiellini. Hanno dato tutto. 

Bisogna smetterla di naturalizzare mediocri o gente che non porta nessuna miglioria. Un conto è valorizzare Jorginho, e ci è andata bene, così come con Emerson Palmieri, ma un conto è naturalizzare Joao Pedro o Luiz Felipe. A questo punto anziché naturalizzare loro si continuava a chiamare Quagliarella e al posto di Luiz Felipe uno tra Romagnoli e Gabbia. Non mi sembrano che siano inferiori a loro, anzi.

La nazionale è di tutti gli italiani. Non bisogna approcciarsi ad essa con superficialità. La naturalizzazione di profili mediocri denota anche una mancanza di progettazione. Al posto di Joao Pedro si poteva pescare dell'Under 21 oppure richiamare El Shaarawy e Balotelli, o ancora valorizzare Lucca, Pellegri e Lorenzo Colombo.
I calciatori italiani vanno valorizzati al massimo. Un po' come ha fatto Antonio Conte, che ebbe una nazionale molto, ma molto più modesta di quella di Mancini. Non vinse, e quella nazionale può anche essere definita una nazionale di transizione, ma con quel poco materiale umano decente che aveva ha ottenuto buoni risultati, migliori di quello che ci si aspettasse, cavando sangue dalle rape.
Per questo avrei optato per un profilo alla Gattuso, un tecnico carismatico e di carattere, sulla falsa riga di Antonio Conte. Ma queste chiacchiere ormai se le porta via il vento. La realtà è che si avanti come se nulla fosse successo. Come se l'Italia fosse andata ai mondiali e avesse vinto contro la Macedonia del Nord. Ma è accaduto esattamente il contrario. Avanti con Mancini. E lo sosteremo perché non possiamo fare  altrimenti, sperando che riesca a rinnovarsi, a cambiare sé stesso per cambiare la Nazionale e farla rinascere restituendole dignità.


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