Inizio a percorrere questo sentiero di parole senza una meta precisa, come al solito. So che mi soffermerò in qualche parte ben precisa per poi riprendere a scrivere e andare oltre e, magari, alla fine, il pudore mi impedirà di proporre quanto scritto, perché lo riterrò insufficiente a suscitare interesse o a far nascere una condivisione di sensazioni con gli altri, quei pochi temerari che leggono queste mie cose e che, dovrò guardare bene se ho avuto la giusta intuizione, vanno man mano assottigliandosi come numero.

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Pietruzzo Anastasi

 

Beh, Pietro Anastasi è una fermata obbligatoria, per tanti motivi. Era siciliano come me, della stessa provincia addirittura, anche se hai limiti opposti dei confini, quasi 80 chilometri di distanza. Lui ragazzo di mare io dell'interno, collinare e campagnolo. Non per questo mi soffermo. Non conoscevo gli eventi che l'hanno portato a lasciarci: la malattia, vissuta nel silenzio e nella discrezione che gli erano abituali. Mi soffermo perché, al di là dei meriti sportivi in maglia bianconera, e azzurra, quando il mio pensiero va a lui lo associo ad una delle operazioni di mercato più autolesionistiche che conosca: lo scambio che portò l'interistissimo Boninsegna e qualche milione alla juve, dove avrebbe rinverdito le sue qualità di goleador, e lui all'Inter, dove avrebbe confermato che la sua parabola discendente non aveva frizzi festosi da offrire, ne svolazzi piacevoli da memorizzare per il futuro.

Questo è impietoso e riduttivo e me ne dolgo profondamente. I tifosi della Juve e del Varese ne hanno apprezzato ben più di me le qualità e l'esilio di Boninsegna presso l'odiata (si fa per dire e allora molto meno, perché vi erano meno veleni, oltre che meno interessi) rivale mi avevano amareggiato l'animo di tifoso irriducibile che aveva già subito amarezza ancora più profonda con l'allontanamento di Mariolino Corso. È stato uomo di campo e poco uomo immagine. Un signore di poche parole, per quanto ricordi io.

Ma quello scambio...

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Conte...

 

Conte è Conte. Messa così, abbiamo detto tutto senza spiegare nulla e ognuno ci mette del suo. Allora, proviamo ad approfondire. Il primo timore che ho provato - subito dopo la partita in cui l'Inter inchiodata al pareggio dal Lecce è scivolata ad un secondo posto meno virtuoso (da -1 a -4) e, addirittura, ad un virtuale terzo posto, se la Lazio, lanciatissima, dovesse portarsi a casa anche i 3 punti della partita da recuperare - è che qualche furbastro di giornalista riuscisse a provocarne l'eruzione e che "lapilli e lava" potessero colpire indiscriminatamente calciatori (già Barella e Sensi, nonostante nazionali inamovibili, ritenuti poco affidabili in campo internazionale, per la poca esperienza), dirigenti (incapaci di portare a casa le "prede" indicate e magari tornare con nel calmiere "roba" immangiabile), proprietari (con quei cacchio di cordoni della borsa tanto stretti che, da spilorci, hanno solo speso qualche spicciolo per accontentarlo), avversari più fortunati (Gasperini, avvantaggiato da una società che gli procura i giocatori che vuole e che gli sono utili in campo)... ecco, il mio terrore è che magari, in un momento in cui la vena gli si chiude, venisse fuori con un Liverani che ha la fortuna di guidare il Lecce anziché questa Inter senza troppo tono e benzina nei muscoli (autocritica? Manco a pensarci!).

Mi sta antipatico Conte? Non pensatelo neppure. A volte mi fa perfino tenerezza ed è così convincente che stavo per separarmi da qualche centinaio di euro, tagliando anche esigenze non secondarie dal mio bilancio, per venire incontro alle avversità economiche in cui siamo costretti a barcamenarci, come Inter. Poi, mi è sorto il dubbio che, se possono permettersi di pagare a lui 12 milioni netti, questi tirchioni, che accetterebbero pure i miei euro, magari qualche motivo per gridare alla malasorte e alla miseria, cosa che non hanno mai fatto, tra l'altro, dev'essere taroccato. Mi sta antipatico? insistete! No! Anzi, la mia speranza che questa seconda parte del campionato ci porti cose migliori, di quelle ricche di traversie, degli ultimi anni, poggia sulla sua presenza in panchina. Certo, il malumore che trapela in ogni sua dichiarazione, a meno che non si sia appena schiantato l'inerme Genoa, può influenzare un po' la squadra e quel grigiore, descritto ad ogni passo, può intristirla.

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Il miracolato...

 

Qualcosa di vero sulla confusione gestionale del nostro mercato ci dev'essere, però. Ieri, il rimandato al mittente per palesi problemi fisici che ne mettono in dubbio la possibilità di utilizzo, Spinazzola, è sceso in campo e ha disputato una buona partita. Certo, può fare di meglio e lo farà, ma non sembrava quel giocatore con le stampelle a portata di mano che si descriveva. Cos'è successo? Ausilio ha acquistato e Marotta ha disdetto l'ordine? Problemi di conti? Di obbiettivi? Cellulari scarichi e piccioni viaggiatori ormai inutilizzati da troppo tempo e tanto in carne da far fatica a levarsi in volo? 

Va bene così, contenti che almeno il ragazzo stia bene, al di là dei timori degli ultimi giorni. Magari gli hanno fatto bene. Resta il fatto che questa maldestra operazione (togliere la fascia di capitano a campionato in corso, e destabilizzando la squadra, fu, invece raffinatissima gestione) è incomprensibile e avrà creato qualche malumore anche nel buon Politano che, avendo ormai esplicito il suo non essere gradito in casa Inter e avendo avuto motivi di esultare, nel tornare alla Roma, sarà non proprio un'anima felice in mezzo ai compagni. Professionisti sì, ma anche persone e non costa nulla tenerne conto.

Come Vecino a cui, dopo aver chiesto sacrifici e un rientro affrettato dall'infortunio, per contingenze negative della stessa natura, adesso soffre di qualche ostracismo perché, forse, messo sul mercato vuole fare le scelte che più gli aggradano, anziché sentirsi mera merce di scambio o pedina sulla scacchiera di qualche trattativa.

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Il mancato miracolo...

 

Certo, in fatto di scelte, c'è chi ne ha sbagliate di più e fatto peggio. Dalla guerra di battute ironiche al proprio allenatore (Sarri, perché poco vincente), all'amico Ancelotti a cui ha sottratto poi autorità, mandando la squadra in ritiro contro il suo parere e punendo i recalcitranti con multe, alla scelta del Gennaro sbagliato a cui, ormai, votarsi. Gattuto è una brava persona, caratterialmente forte e, forse, anche un buon allenatore. Ma ha poca dimestichezza con i miracoli. Forse che il Gennaro giusto a cui votarsi per ripartire dovesse essere, per forza di cose, un altro?

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L'innocente ossessione...

 

Anche dopo una separazione, pure se  penosa, per molti aspetti, a volte è difficile cancellare del tutto l'ex amat*, perfino dopo averl* cospars* di salsa antipatia (e peggio) e, allora, di tanto in tanto, bisogna precisare che non si ha alcuna intenzione di rivederl* né che i nostri, peggiori, sentimenti nei suoi confronti siano mutati.

Allora si può anche scrivere che "La rinascita dell'Inter è iniziata con la partenza di Icardi". Vero? Sbagliato? Forse qualcosa ha contato l'aver deciso, per averne finalmente la possibilità, di spendere qualche euro sul mercato per portare qualche giocatore di qualità? La permanenza di Icardi, a giocarsela con gli altri attaccanti, sarebbe stata un'arma in più per un allenatore (che non fosse Conte) o una debolezza? Comunque la si pensi, dedicare uno scritto all'odiato amore del passato, ha un che di nostalgico e malinconico. Perfino io che ho descritto in mille modi quanto mi desse fastidio l'allontanamento del nostro miglior giocatore, cosa che reputo ancora come decisione deleteria, me ne sono fatto una ragione. Quando posso guardo le partite del PSG, così come facevo anche quando Ibra vi era stato spinto dal Milan, e so che, a meno che non si ribaltino situazioni consolidate, terremotando e facendo perdere la faccia a qualche dirigente, Icardi ormai è il presente di qualche altra squadra e, al 99,9%, anche il futuro sarà altrove.

Che la mia rassegnazione in verità voglia dire che non lo apprezzassi abbastanta e che solo quelli che continuano a parlarne (male) ne avessero capito davvero le reali potenzialità, non potendo fare a meno di tenerlo presente nei propri pensieri?

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I punti di vista

 

Icardi non è più all'Inter e l'Inter è al primo posto. Quindi se ne deriva che fosse Icardi  ad impedire all'Inter di essere competitiva. Può essere una chiave di lettura, anzi lo è. Io ne ho altre e credo che anch'esse siano legittime.

I punti di vista appartengono a chi li palesa, perfino quelli bizzari, come quelli che sento in questi giorni, in campo politico. Uno in particolare mi ha colpito, quello espresso dal sindaco di una città con una squadra in serie A  molto in salute al momento, e negli ultimi anni, in cui dice chiaramente che un tale politico (sono di parte, perché lo stimavo, pur non condividendone sempre le decisioni) che denunciava il decadimento etico nella politica italiana e che chiedeva atteggiamenti più austeri, perché chi pretende di essere guida deve dare l'esempio, avesse chiaramente torto rispetto ad un altro politico (sono di parte anche qua, visto che non ne condividevo le azioni, pur condividendone gli ideali sociali del suo partito, almeno fin quando erano stati rispettati, anche se non da lui), di cui era andato a celebrare un anniversario della morte, che proclamava il suo diritto a qualche marachella (tangenti, soldi all'estero per il benessere personale suo e dei suoi cari, amante compresa, e per avvantaggiare il suo partito, dal punto di vista economico, rispetto alla concorrenza) visto che tutti rubavano.

Bene, non ho approfondito le motivazioni di questo suo giudizio (poco rispettato, da parte mia) perché non sono in possesso di altre sue dichiarazioni in tal senso, ma è lecito che lui le palesi, visto che se ne assume la responsabilità. Il fatto che io continui a pensare che un politico debba per primo avere il senso dello stato e non dei fatti suoi è secondario ed è solo un altro punto di vista.

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Innocente ossessione #2

 

In questi ultimi giorni mi sono imbattuto in un'altra innocente ossessione. Ci sono inciampato andando a rileggere il bell'articolo dell'amico Arsenico17 (parlo di "Caffè con Sconcerti? Preferisco ascoltare Luca Carboni") e trovandovi un fiorire di pollici rossi di dissenso che prima non avevo notato.

Guardando altri post ho notato che era accaduta la stessa cosa. Da qui ne ho tratto che uno o più utenti avessero maturato una specie di ossessione per Arsenico17 e lo seguissero dappertutto pronti a spolliciarlo in rosso. In sè può sembrare una cosa negativa ma, a pensarci bene, non lo è, a meno che non sfoci nell'ossessione, decisamente pericolosa, manifestata dalla fan lettrice Annie Wilkes nei confronti dell'amato scrittore di successo Paul Sheldon, quando scopre che nell'ultimo libro fa morire la sua eroina (in Misery di Stephen King).

Non lo è perché l'affetto puntiglioso che manifestano nell'andare a visitare tutti gli scritti del nostro eroe per marcarne il territorio con i pollici rossi, come fanno i cani con l'urina, è un po' commovente. Pensate all'ansia che devono provare quando il nostro eroe si prende una pausa di riflessione di qualche giorno e quanto deve pesare questa assenza in termini di mancanza di fiducia in sè stessi, non potendo dare il meglio in quell'atto divenuto ragione di vita. Chi, anche tra i più bravi blogger presenti su VxL può vantare tanta dedizione?

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"I poeti che brutte creature..." (cit Francesco de Gregori)

 

Ero andato a rivisitare lo scritto di Arsenico17 perché, pur apprezzandolo, non mi trovavo d'accordo in pieno quando stila una classifica fra pochi (il cantautore e il calciatore). Sarà perché, fra le cose che davvero mi emozionano, preferisco sommare anziché escludere e, allora, perché non sommare le emozioni di alcuni ascolti e di alcune letture, a tutto il resto che ci emoziona e farne un unico patrimonio personale? Perché dover scegliere tra un ascolto o una giornata passata alla chitarra, con giornate in cui si è stato bene con le persone che si amano o con quelle partitelle dove alzavamo la polvere dei campetti di periferia o le partite infinite in oratorio, o le attese davanti alla scuola sperando che la "lei" del momento apparisse e ci sorridesse, mentre facevamo gli sbruffoni e solo il nostro compagno di banco sapeva che avevamo uno strano tremolio alle gambe e un po' di vuoto allo stomaco?

Ci aggiungo anche la cornice delle partite seguite allo stadio, quasi come le partite stesse, perché mi godevo perfino quella lunga passeggiata che da Piazzale Lotto, a Milano, porta a San Siro, con le tifoserie mischiate e con sconosciuti con cui scambiavamo battute, speranze e valutazioni al volo (sembra strano a dirlo adesso) educatamente, in un vociare indistinto appena distante pochi metri da noi, ma vivo e festoso. La partita andava come andava ma, vedere giocare Corso, Sivori o Meroni (e poi Cruyff, Mancini, Baggio, Cerezo, Falcao, Zico, Maradona, Ronaldo... e vai avanti), per me era emozionante.

Allora diciamo che chi fa poesia è un po' un malfattore, oltre che una brutta creatura, come cantava Francesco de Gregori, perché il suo lavoro è quello di scassinare la nostra anima per tirarne fuori i sentimenti, a volte perfino quelli meglio riposti, di cui non abbiamo il coraggio di confessare il possesso. Certo, un malfattore a metà, perché, alla fine, non ha il cuore abbastanza nero da portarceli via.  Se chi fa poesia è uno che ci scardina l'anima e ci mette in mostra i sentimenti, allora anche un calciatore può essere poeta e malfattore, nel suo piccolo, come uno scrittore, un pittore, un fotografo, un musicista, un cantore, un... continuate voi. Perché farne una classifica? All'occorrenza si può scegliere tra due interessi concomitanti, ma sempre per aggiungere al vissuto.