Il 2 Maggio del 1941, nelle isole Eolie e più precisamente a Lipari, prende i natali quello che in futuro sarebbe diventato uno tra i più ammirati allenatori degli anni 80-90, Franco Scoglio.

Ci sono voci discordanti sulla sua nascita, perchè se è sicuro che il Comune sia quello della provincia Messinese, in molti sostengono che in realtà sia stata la frazione "Canneto" la sua vera culla. Tant'è che qualche anno dopo, agli esordi nel calcio giocato, Scoglio affronterà proprio il Lipari, con la squadra della sua frazione. Sì proprio il calcio giocato, perché anche se in pochi lo sanno, il "Professore" ha calcato i campi.

Troppo poco per essere ricordato, abbastanza per capire quale fosse la sua vera vocazione. 
Già in quei frangenti, infatti, dopo gli allenamenti con la squadra, mentre gli altri correvano sulle spiagge piene di Milanesi e Tedesche in vacanza, Scoglio rimaneva sul campo, a studiare le tattiche, a cercare di capire come poter sfruttare le palle inattive. Quelle palle inattive del cui studio lui è un vero e proprio pioniere, capace di sfruttarle come pochi e capace di contrastarle come pochi. 
Tecnicamente non era il più forte, ed appese le scarpette al chiodo, Franco Scoglio si era già trasferito oltre stretto, andando ad allenare le giovanili della Reggina, non abbandonando l'insegnamento per i ragazzi. Convinto di poter trovare un nuovo equilibrio tra tattica e muscoli, cercando di capire come si può correre meglio in campo. 

Lui che quel soprannome, Il Professore, non lo amava ed ha sempre sentenziato: <<E' un soprannome snob, preferisco maestro perché mi piace la figura del maestro elementare>>. Della sua carriera di allenatore, negli anni 70, si sa poco. Cerca di farsi le ossa allenando in Sicilia e Calabria, tra serie D e serie C. Messina, Crotone , Agrigento e Reggina in varie fasi, Acireale e poi un' avventura allo Spezia, ad assaggiare quella che sarà la sua seconda casa. Quella Liguria che porterà nel cuore. Nel frattempo inizia a parlare da Scoglio, con quella cadenza lenta, sentenziosa, chiara. Difficile vederlo sorridere, soprattutto quando dice cose che gli altri non condividono.

La sua carriera cambia totalmente e spicca il volo nella sua terra, nella sua Messina. Il 25 Maggio del 1986, lo stadio Giovanni Celeste catino che spesso, nella storia del calcio giallorosso, è risultato decisivo per il calore che i suoi supporters riuscivano a trasmettere ai calciatori in campo, è il teatro della promozione in Serie B di Scoglio e dei suoi "bastardi". Un'astinenza interrotta dopo 18 anni anche grazie ad una squadra di valore assoluto che annovera tra le sue fila un "figlioccio" del professore. Quel Totò Schillaci che quattro anni dopo sarà protagonista dei Mondiali di Italia '90, capace di realizzare undici gol in trentuno partite. 
Il Professore a 45 anni suonati, trova per la prima volta in Serie B nella sua città, smentendo senza fronzoli la locuzione latina: "Nemo propheta in patria" Scoglio rimane sulla panchina giallorossa altri due anni, riuscendo a regalare al calcio italiano altri talenti come Nicolò Napoli(Juventus e Napoli) e Carmelo Mancuso, che il Professore ha portato dalla primavera del Messina alla firma con il Milan, e sfiorando la promozione in Serie A, sfuggita solo nelle ultime giornate.
Alla conclusione dell'esperienza Messinese, un misterioso stage in Russia con il colonnello Lobanovskyj, è il preludio all'altra grande avventura della sua vita. Il presidente Spinelli lo vuole al Genoa e Scoglio si avvia alla sua seconda avventura in Liguria.
L'esperienza maturata e le vittorie con i giallorrossi, hanno lasciato a Scoglio un bagaglio importante che lo convincerà dell'utilizzo delle tanto amate tattiche, ma anche del fatto che l'estro, il talento, non possono essere tenuti a bada rinchiusi in uno scacchiere. Se a Messina questa libertà è stata concessa a Schillaci e Caccia, a Genova il Professore decide di affidarsi a Signorini, in un ruolo decisamente diverso, ma ugualmente importante.

Con il Genoa, Scoglio, sdogana la difesa a 3+1, grazie anche ai movimenti del centrocampista, e i risultati sono straordinari. La promozione in Serie A è il punto più alto della sua carriera, ottenuto in una città che per lui diventerà una seconda casa. Nella stagione successiva la tranquilla salvezza ottenuta gli vale la chiamata del Bologna qualificato in Uefa, per sostituire Gigi Maifredi, passato alla Juventus. Scoglio lascia la Liguria, ma in realtà da li non se ne andrà mai. Con i rossoblu emiliani dura 6 giornate e inizia la propria traversata nel deserto. Udinese, Pescara, Lucchese rimangono delle parentesi che servono da contorno al suo ritorno a Genova.
Scoglio viene richiamato nel 93-94 a fine girone d'andata. Quel Genoa subisce troppi gol e non riesce a vincere, cosi il 2 Gennaio del 1994, il Professore si siede nuovamente nella "sua" panchina e chiude la stagione a metà classifica. L'anno dopo, dopo appena 10 partite, andrà via in una stagione molto complicata per il Grifone, costellata dalla disgrazia della morte di Vincenzo Spagnolo e dalla retrocessione in B.

Le successive esperienze con Torino, Cosenza ed Ancona, saranno un contorno che non lasceranno un segno nel calcio italiano.
Il lascito, però, è ben più di una serie di risultati. Si può partire dai <<21 modi per battere un calcio d'angolo>>, o dalla sua convinzione che <<Il calcio è fatto cosi: 47% tecnica, 30% condizione fisica e 23% condizione psicologica>>. Questa idea che l'allenamento e l'allenatore influiscono su un calciatore quanto il talento. Realtà ben nota oggi a molti calciatori che hanno avuto grandissime carriere. 
La sua convinzione che le rose lunghe servissero a poco: <<allenare più di 16 giocatori mi fa venire il mal di testa>>, e questa ricerca sfrenata dell'invenzione per divertirsi a stare in panchina.  Scoglio, in realtà, è un precursore del centrocampo a rombo, utilizzato per la prima nel Genoa di Signorini, con l'idea che questo sistema garantisca la copertura del campo suddiviso in piccoli segmenti che devono essere calcati dai calciatori con precisione ossessiva.
Ai tempi di Messina, ad esempio, era impressionante sentirlo parlare dei suoi "bastardi" e di come dovessero giocare: <<Bellopede non deve passare la palla ad Orati. Bellopede deve mettere la palla in una zona del campo dove ci deve essere Orati. Badate che non è la stessa cosa>>,  o ancora <<Io non comando i giocatori, li guido>>
L'esempio più eclatante di questa sua ossessione per la gestione del campo è la "zona sporca", un mix di marcatura a uomo e zona con ordine ferreo. Un pò quella che adesso viene definita la zona mista.  

Immancabili, poi, le sue tabelle di marcia, con le quali riusciva a calcolare, in un gruppo di partite, quale fosse il numero di punti da ottenere per arrivare all'obiettivo. Il contrario della visione "partita per partita" delle nostre generazioni.
Terminata la carriera di allenatore con l'esperienza da CT con la Tunisia,  il ritorno a Genoa nel 2001 per guidarlo alla Salvezza in Serie B, e l'esperienza con la Libia, Scoglio si avvia alla carriera televisiva, diventando commentatore di calcio sia in Italia che addirittura con la rampante emittente di Al Jazeera. Le sue massime diventano storia, il suo modo di vedere il calcio leggenda. Scoglio finisce per fare davvero il professore universitario, ancora nella sua Messina, di Scienze motorie con la cattedra di Teoria, tecnica e didattica del calcio. 

Il suo amore verso Messina e Genova, cosi viscerale, cosi puro dovuto alla sua carriera professionale ed alla sua vita personale, rimarrà un testamento eterno, cosi come la sua cultura calcistica e la sua innovazione. 

Sapeva di essere amato e affermava: «A Messina, a Genova e a Tunisi sono l’allenatore migliore del mondo» e in una frase, è riesciuto a spiegare tutto il suo modo di essere: «Solo chi è nato in un’isola può sapere cosa significa il gusto della libertà e dell’esplorazione, la voglia di partire e di sbarcare».
Se stessimo leggendo un libro, la morte di Franco Scoglio potrebbe apparire come una forzatura dello scrittore nel trovare un finale ad effetto. In realtà quella profezia pronunciata dal Professore qualche anno prima: <<Morirò parlando del Genoa>> si è trasformata nella crudele realtà. In una trasmissione ligure, mentre l'argomento principale della discussione erano proprio i rossoblu, Scoglio ebbe una vivace discussione con il presidente Preziosi, e colto da un malore si accasciò in diretta televisiva. Era il 3 Ottobre 2005. 13 anni dalla morte di uno dei personaggi più influenti del nostro calcio. 
Viscerale, come detto, l'amore di Scoglio per il Grifone, così come per la sua città. L'onore che Messina gli ha riservato, cioè quello di intitolare il nuovo Stadio nella contrada di San Filippo, è un doveroso riconoscimento ad un pezzo di storia della città dello stretto. 

Magari, un domani, se i siciliani dovessero riuscire a risalire la china, sarebbe suggestivo poter godere di una sfida tra Messina e Genoa allo "Scoglio".
Quello che è sicuro, è che in questo momento starà insegnando calcio nel posto dove si trova, e siamo sicuri che non stia dicendo, e mai lo farà, parole "ad minchiam".