Le storie dei grandi bomber di provincia, quelli che nascono dalla polvere dei Campi dilettantistici fino a toccare l'apice del successo, affascinano sempre e rendono contezza di quanto il gioco del calcio sia straordinario.

Tra questi grandi Bomber, uno che per numeri ed affetto si distingue è sicuramente Christian Riganò. Nato a Lipari nel 1974, il giovane Riganò non ha in testa un futuro da calciatore. Niente provini con grandi squadre, niente giovanili, solo lavoro per aiutare la famiglia ad andare avanti, in un periodo storico complicato. Fino a 25 anni, infatti, a Lipari Riganò è un muratore, con l'hobby del pallone, quello di periferia, quello che gli allenamenti iniziano alle 8 di sera perchè la gente lavora. Lui inizia facendo il difensore nella squadra eoliana. Un difensore che randella tutto quello che gli passa accanto. Alto, fisicamente prestante, tecnicamente non eccelso, ma con una caparbia ed una tenacia che gli consentono di fare una ottima figura. Un giorno, però, succede l'incredibile. L'attaccante titolare del Lipari è infortunato, e l'allenatore, come i grandi hanno fatto con fantastici calciatori, reinventa la posizione di Riganò. <<Vai a fare l'attaccante>>. Quella frase cambierà per sempre la storia del messinese, che si tramuterà nel "Bomber Muratore". 

Dopo una avventura nella sua Messina, in cui Riganò non riesce ad imporsi, a notare le prestazioni di questo ariete, sono i Barcellonesi dell'Igea Virtus, che disputa il Campionato Nazionale Dilettanti. Quell'avventura in provincia gli da grandi soddisfazioni. 28 Gol in 2 stagioni siglati su campi polverosi, in un calcio ben lontano da quello delle grandi sfide, dei grandi stadi e dei grandi trofei. A 26 anni, nel 2000, arriva una chiamata importante.

Il Taranto, in Serie C2, decide di dargli una chance. Riganò, che nella vita ha sempre sudato per ottenere i risultati, non si lascia sfuggire l'occasione e trascina il Tarano alla promozione con 14 gol. La stagione successiva, nella Serie C1, i risultati sono ancora più sorprendenti. Grazie alle sue reti, infatti, i pugliesi sfiorano la promozione in Serie B, persa solo nella finale playoff contro il Catania. Saranno 28 reti totali, e l'attaccante messinese per la prima volta vince il titolo di capocannoniere. 

Sembra aver trovato il proprio habitat naturale, quella Serie C fatta di campi meno polverosi, ma comunque lontana dai riflettori, dalla ribalta, che a Riganò proprio non piace. Una volta, qualche grande cronista sportivo, lo avrebbe definito, semplicemente, un attaccante di categoria. Nel 2002, però, arriva la svolta che cambierà definitivamente le sue sorti. La Florentia Viola, squadra risorta dalle ceneri della fallita Fiorentina di Cecchi Gori, lo vuole in Serie C2 per tornare a scalare le categorie dei campionati Italiani. Riganò accetta questa sfida complicata, in una piazza che ha visto grandissimi campioni calcare il prato del Franchi. I paragoni sono inevitabili, quelli con Batistuta, ad esempio, anche se decisamente esagerati. 

Giocare al Franchi, per lui, è un grosso salto in avanti, ma Riganò non sente le pressioni, gioca come se quello stadio fosse un polveroso campetto di periferia, e realizza 30 gol in 32 partite. Semplicemente inarrestabile. 

Non sono finite qui, però, le sorprese per il "Bomber Muratore". All'alba dei 30 anni, infatti, la Florentia viene ripescata, riacquistando il nome di Fiorentina, e Christian Riganò si ritrova a giocare, per la prima volta in carriera, in cadetteria. Questo salto potrebbe sembrare troppo azzardato per un calciatore che non è mai andato oltre la C, ma lui non si abbatte, anzi combatte e vince anche questa sfida, trascinando i Viola con 23 gol in campionato. A fine stagione, la squadra dei Della Valle otterrà la promozione in Serie A vincendo i playoff contro il Perugia.

Sembra una favola, arrivare nel Massimo Campionato Italiano, senza passare da provini, procuratori, trattative. Lui quella categoria l'ha conquistata sul campo, a suon di gol, a suon di promozioni, vincendo qualunque sfida gli fosse stata imposta. 

Come in tutte le favole, però, arriva il momento del risveglio, del ritorno alla realtà. Il destino, beffardo come non mai, gli regala un infortunio che ne condiziona la stagione. Dopo 18 presenze e 4 gol, la sua avventura con i Viola si conclude, anche perchè nell'anno successivo, l'attaccante scelto dai Della Valle è un certo Luca Toni, che nel frattempo si è messo in luce nel Palermo. Riganò andrà all'Empoli, in prestito, dove segna 5 gol in 33 partite. 

Sembra essersi rotto, quindi, l'incantesimo che permetteva a Riganò di segnare dovunque e comunque. Quella Serie A conquistata con sudore e abnegazione, adesso sembra una muro di cinta da costruire. 

Nel 2006, però, arriva una chiamata di quelle difficili da rifiutare, sopratutto per lui. Il Messina di Franza, reduce da due stagioni di A(la prima straordinaria con il settimo posto), decide di affidare le chiavi dell'attacco proprio a lui, e Riganò, da Messinese, non si esime dall'aiutare la propria città. La squadra per cui lui ha sempre tifato, e l'unica squadra con cui non era riuscito ad imporsi. 

La sfida è stimolante, i giallorossi non sono tra le compagini più forti e devono, quindi, lottare per mantenere questa categoria. Riganò non si scoraggia, anzi, questo è proprio il suo pane quotidiano.

Con quel Messina, il "Bomber Muratore" torna ai suoi standard. 19 Gol in 27 partite, nonostante un infortunio che per due mesi lo tiene lontano dal campo. 2 Gol ai rivali di sempre, la Reggina, dei quali uno è da vera antologia. 3 Gol al Palermo in 2 partite, e tante altre belle soddisfazioni. I giallorossi, nonostante il contributo di Riganò, retrocederanno, ma per l'attaccante di Lipari quella rimarrà la migliore stagione della carriera.

Al termine di quel campionato, il Levante, neopromosso in Liga, lo chiama. Riganò, quindi, per la prima volta va all'estero, in un campionato molto tecnico e molto complicato. Le difficoltà sono evidenti e si notano i suoi problemi di adattamento. 6 mesi e 4 gol dopo, infatti, Christian torna in Italia. Siena in Serie A e poi Ternana e Cremonese in Lega Pro.

A 34 anni, però, il suo fisico comincia a risentire degli acciacchi, delle tante botte prese, e Riganò non riesce più a tornare in forma ed a essere decisivo.

Nel 2011, allora, il "Bomber Muratore" torna nel suo habitat naturale. Un pò di pancetta, una condizione fisica non ottimale, ma la certezza che il calcio sia unicamente un divertimento, senza le pressioni di stampa, tifoseria, addetti ai lavori. Rondinella, Jolly e Montemuro, Montevarchi, Bardolino, Settignanese. Tutte squadre tra promozione, Prima e Seconda Categoria, dove Riganò segna ancora, ed ancora. Non è importante che il gol arrivi al "Franchi", allo "Scoglio" oppure in un campetto di periferia. Lui vive di questo, vive di quelle emozioni che attraversano il corpo dopo che la palla supera la linea. 

Non è stato sicuramente uno degli attaccanti più belli da vedere, ma il suo fiuto del gol, la sua tenacia, la sua capacità di essere determinate, lo hanno consegnato alla storia del Calcio Italiano.

Alle volte la poesia non è sempre bella, scorrevole, condita da perle, alle volte la poesia rappresenta la semplicità.

Prendere a calci o a zuccate un pallone, lottare su ogni centimetro, tuffarsi, che sia nel prato o nel fango, per anticipare gli avversari. Queste sono le poesie che Christian Riganò ci ha lasciato. Il "Bomber Muratore"... un attaccante di altre epoche.