Il mercato invernale ha chiuso i battenti

 

Ieri, puntualmente all'orario stabilito, ha chiuso il mercato invernale senza operazioni di rilievo da sottolineare. Si sapeva che, come sempre ogni anno, non avvengono quasi mai scossoni, tanto da rivoluzionare o quantomeno da rinforzare decisamente le società calcistiche che portano al termine le trattative da tempo iniziate. Le operazioni di mercato nel mese di gennaio potrebbero essere in alcuni casi pericolose e azzardate. Si corre il rischio infatti di spendere cifre impegnative per poi accorgersi che l'operazione effettuata si trasforma in un boomerang a tutto danno del bilancio economico e soprattutto dell'equilibrio tecnico della aquadra in questione.

A mio modesto parere, tranne esigenze impellenti e necessariamente urgenti, il mercato invernale non serve a nulla, o meglio servirebbe qualora si potesse operare in proiezione futura per il mercato estivo. Sono convinto che durante la sessione estiva si potrebbe operare in modo più facilitato qualora in inverno, procuratori, direttori sportivi, amministratori e infine i giocatori possano trovare accordi preventivi con stesure preliminari in maniera programmatica e ordinata in proiezione della nuova stagione da affrontare. Vero è che i contatti, i “ pour parler” e le promesse di accordi vengono trattati tutti i giorni dell'anno, ma è altrettanto vero che, “verba volant, scripta manet” pertanto preliminari accordi scritti con l'intento di essere perfezionati in sede estiva non guasterebbero affatto.

In ogni caso pochi pensano che, durante la sessione invernale, il tale giocatore acquistato dalla società alfa, giungendo a campionato già in corso, potrebbe turbare i compagni corrispettivi pari ruolo già presenti, i quali temono nell'aspetto tecnico, di essere poco considerati e quindi di inficiarne il loro rendimento. Lo stesso tipo di turbativa si potrebbe ingenerare tra i giocatori della società beta poiché essi si sentirebbero defraudati della perdita del loro compagno trasferito alla società alfa, compagno magari tanto utile nell'economia del gioco e negli equilibri di spogliatoio e creando pertanto perplessità e dubbi certamente deleteri a tutto il gruppo. E poco importa poi se nascono questi scompensi! Pur di portare a termine un affare si scavalca qualsiasi tipo di esigenza senza valutare bene il risultato finale che, magari non sempre potrebbe essere utile alla società. Chiaramente poi tutto dipenderà dal carattere e dall'umiltà del nuovo arrivato, come anche dalla disponibilità di tutti i giocatori in rosa, pronti ad accettare benevolmente il nuovo arrivato. Ma tra professionisti, ovviamente, non sorgono mai questi problemi se, giustamente, l'obiettivo da raggiungere è comune per l'interesse di tutti.

Seneca, il grande filosofo latino, sosteneva che la fortuna non esiste. Seneca sosteneva invece che qualsiasi situazione che approda al successo, è dovuta solamente alla capacità (bravura) di colui che sa cogliere l'opportunità in quel preciso momento. Certamente questo è vero, ma io mi permetterei di aggiungere che i fattori esterni spesso, si presentano inaspettatamente e complicano le situazioni prossime alla soluzione nostro malgrado. Un esempio? Tanto per restare in tema rispetto a quanto affermato prima vorrei affermare: la società alfa acquista il tale giocatore prelevato dalla società beta e si conclude l'operazione durante la sessione invernale, quando il campionato è già a metà del suo cammino. Il giocatore viene inserito “full immersion” nella nuova squadra, il quale riesce a impiegare poco tempo per integrarsi nel gruppo. Tutti soddisfatti in buona pace. La società alfa orgogliosa di aver risolto il problema tecnico esistente, il tale giocatore contento di essersi integrato velocemente nel gruppo e la società beta soddisfatta di aver concluso l'affare magari con relativa plusvalenza economica. Ma ecco improvvisamente il fattore esterno in agguato, il destino avverso, il fato,“fatum” detto alla Seneca maniera , che interviene nostro malgrado e altera le cose. Il tale giocatore in uno scontro di gioco si infortuna gravemente e rimane “fermo” per 5/6 mesi, sciagura imprevedebile quanto inattesa!

Ecco, naturalmente ora possiamo immaginare tutte le conseguenze che ne scaturiscono, del tutto imprevedibili, ma non sto qui a enumerarle e mi chiedo legittimamente: è bravura da parte della società beta quella di aver evitato questo tipo di guaio, cedendo il giocatore e quindi non incappare nell'atroce evento? Oppure è incapacità della società alfa per averlo acquistato? Non mi sembra opportuno continuare a disquisire su elucubrazioni di carattere filosofico in questo momento, ma enunciando questo concetto ho voluto spiegare una delle tante ragioni per cui ritengo, sempre a mio modesto parere, che le operazioni di calciomercato invernale non è proprio il caso di doverle effettuare, tranne ribadisco in caso di necessità urgenti e inevitabili (vedi Piatek dal Genoa al Milan)

Mi si potrebbe contestare la mia riflessione rispondendomi che la stessa cosa sarebbe successa, qualora l'operazione medesima fosse stata effettuata durante il mercato estivo. Sì certamente è così, ma bisogna considerare che una cosa è se ciò dovesse succedere a inizio di campionato (vedi il caso Andrea Conti nel Milan), un'altra cosa invece se il fatto avviene a metà campionato, quando gli equilibri di una squadra si sono già perfezionati da tempo.

Per concludere, io spero l'anno prossimo in questo stesso periodo di tempo, di dare un titolo similare all'articolo che scriverò, ma con un significato diverso e cioè:

Il mercato invernale chiude definitivamente i battenti!

 

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