Con l’inizio della fase ad eliminazione diretta l’Europeo è entrato nel vivo e dopo le partite di ieri anche il tabellone del torneo inizia a definirsi con il quadro dei quarti di finale che sta prendendo forma. Dopo la vittoria agevole della Danimarca sul Galles (4-0 senza appello in favore di Kjaer e compagni) e quella più sofferta dell’Italia sull’Austria (2-1 ai supplementari), ieri è toccato a Repubblica Ceca e Belgio staccare il pass per i quarti dove affronteranno proprio Danimarca e Italia.

Senza dubbio il match più atteso della giornata era quello tra la generazione d’oro del Belgio (alla ricerca di un trofeo che suggelli in maniera definitiva tale denominazione) e i campioni d’Europa in carica del Portogallo (alla ricerca dello storico bis nella rassegna continentale). Il Belgio di Martinez è arrivato agli ottavi grazie ad un percorso netto (3 vittorie 3 su in un girone dove però l’unico spauracchio era rappresentato dalla Danimarca) arrivato anche grazie alle ottime prestazioni di Lukaku (che sta proseguendo l’ottima annata fornita in maglia nerazzurra) e di Thorgan Hazard (che gioca da esterno di centrocampo nonostante le caratteristiche offensive) e nonostante le assenze di De Bruyne ed Eden Hazard che hanno utilizzato la fase a gironi per mettere minuti nelle gambe e recuperare la miglior forma fisica in vista delle partite più importanti (i due hanno dovuto fare i conti con vari acciacchi fisici). Diverso, invece, il percorso del Portogallo che come nell’Europeo del 2016 (poi vinto) si è qualificato come una delle migliori terze. Dopo la vittoria sull’Ungheria (arrivata solo nei minuti finali), i lusitani hanno dovuto fare i conti con la Germania e con un approccio alla partita non proprio riuscito che è costato una sonora sconfitta per 4-2. Decisivo per il passaggio del turno il 2-2 con la Francia che ha ridato anche slancio al gioco dei portoghesi in palla per tutto il match e forse meritevoli anche di una vittoria. Per accedere ai quarti Martinez ha puntato sull’esperienza del suo gruppo schierando dal primo minuto giocatori come Vermaelen e Witsel oltre a De Bruyne e Hazard pienamente recuperati. Diverse invece le scelte di Santos che dopo aver iniziato il torneo con il 4-2-3-1 è ormai tornato al più che collaudato 4-3-3 con Moutinho e Sanches (che come nel 2016 parte tra le riserve ad inizio torneo per poi diventare titolare a manifestazione in corso) in mezzo al campo e Bruno Fernandes costretto alla panchina (Europeo sottotono per l’ex Sampdoria incapace di ripetere in Nazionale le ottime prestazioni fornite con la maglia dello United.)

Le due squadre danno vita ad una partita spigolosa e poco divertente, facendosi frenare dall’alta posta in palio e dalla paura di sbagliare. Prima frazione praticamente senza sussulti con il Portogallo che mette in campo un possesso sterile che non porta alla creazione di occasioni da gol (a parte una punizione di Ronaldo parata da Courtois) ed il Belgio che preferisce stare guardingo nella propria metà campo. Almeno fino al minuto 42’ quando Thorgan Hazard tira un bolide dalla distanza (sul quale Rui Patricio non è esente da colpe) che porta in vantaggio i diavoli rossi. Lo svantaggio sembra ridare forze al Portogallo che però fatica anche nella ripresa a trovare varchi nella difesa avversaria. In più la partita si incattivisce e il continuo spezzettamento del gioco certo non aiuta Ronaldo e compagni. Per vedere delle occasioni bisogna aspettare gli ultimi dieci minuti con il Portogallo completamente riversato in avanti che sfiora il gol con Dias (bravo Courtois a respingere),Guerreiro (che colpisce il palo) e Andrè Silva (anticipato da Courtois al momento del tiro). Se il Portogallo non riesce a segnare il gol del pareggio, il Belgio da par sua sbaglia più di un contropiede con Lukaku e Carrasco che falliscono più di un’occasione per raddoppiare e chiudere la partita. Termina così 1-0 con il Portogallo che rimette in palio il titolo di campione d’Europa e il Belgio che ora dovrà affrontare l’Italia in uno dei quarti più attesi.

Ad aprire la giornata sono state però Olanda e Repubblica Ceca con la Nazionale di Silhavy che a sorpresa ha estromesso l’Olanda dall’Europeo. Dopo aver saltato gli Europei francesi e il Mondiale di Russia,l’Olanda è arrivata ad Euro2020 con l’obiettivo di ridare slancio al calcio olandese e grazie ad una nuova generazione più che promettente le premesse per fare bene erano più che legittime. Nonostante una fase a gironi da protagonisti (3/3 con ben otto reti messe a referto e le ottime prestazioni di Wijnaldum, Depay e Dumfries che hanno trascinato il gioco degli Orange) non sono mancate le critiche verso De Boer colpevole di utilizzare come modulo il 3-4-1-2,calpestando così anni di storia con il 4-3-3 da sempre visto come il modulo chiave dell’Olanda. Sorprendente, invece, il cammino della Repubblica Ceca che nonostante un girone più che complicato (con Inghilterra e Scozia che giocavano in casa e i vicecampioni del mondo della Croazia) è riuscita a qualificarsi agli ottavi grazie ai quattro punti racimolati nelle tre partite disputate. Punti arrivati grazie ad una buona organizzazione di squadra e ad un Patrik Schick finalmente decisivo e al massimo della forma. Per vincere la partita ed ottenere il passaggio ai quarti, De Boer si affida all’undici tipo con la sola eccezione di Malen preferito a Weghorst. Cambia invece Silhavy che sostituisce lo squalificato Boril con Kaderabek,mentre al posto del capitano Darida, infortunato, gioca Barak. Fuori, poi, anche Jankto al quale viene preferito Sevcik.

Primo tempo giocato a buon ritmo dalle due squadre con l’Olanda che però fatica a creare occasioni (e che si affida prevalentemente alle folate di Dumfries),e la Repubblica Ceca che dopo un inizio sulla difensiva trova più di un varco nella difesa avversaria senza però colpire (occasione più clamorosa capitata sui piedi di Barak che viene però fermato al momento del tiro da De Ligt). Il momento clou del match arriva nella ripresa, più precisamente al minuto 51’: Malen si invola verso la porta avversaria ma al momento del tiro viene bloccato dall’uscita tempestiva di Vaclik che rilancia subito l’azione. Sul capovolgimento De Ligt ferma il pallone con la mano impedendo a Schick di involarsi verso la porta avversaria. Rosso per De Ligt (dopo l’intervento del VAR) ed Olanda in dieci per il resto della partita.

Da qui in avanti l’Olanda esce completamente dalla partita regalando il pallino del gioco agli avversari e arroccandosi in difesa quasi con l’obiettivo di portare la partita ai rigori. La parità, però, dura poco visto il vantaggio dei cechi con Holes al 68’ che su azione di calcio di punizione sfrutta l’uscita fuori tempo di Stekelenburg e porta in vantaggio i suoi. Il gol subito non porta a nessuna reazione da parte degli uomini di De Boer che subiscono anche il gol del due a zero con Schick che insacca il preciso suggerimento di Holes.

Termina così agli ottavi il sogno dell’Olanda e probabilmente anche l’avventura da C.T. di De Boer, che proprio alla vigilia del match aveva addirittura parlato di vittoria dell’Europeo. Oltre alle scelte sbagliate del tecnico (soprattutto alla luce dell’iperdifensività chiesta ai suoi dopo essere rimasti in dieci),l’Olanda paga la giornata no delle sue stelle: ne Wijnaldum ne Depay riescono a dare una scossa alla partita, mentre De Ligt paga a caro prezzo un intervento maldestro che da un giocatore con le sue qualità certo non ci si aspetta.
Continua, invece, il sogno della Repubblica Ceca che ora affronterà la Danimarca per il pass alle semifinali che in ogni caso vedranno come protagonista una squadra impronosticabile alla vigilia (cosa questa che spesso accade agli Europei come dimostra il Galles nel 2016).