Napoli, Lecce, Verona e Frosinone. Queste sono le squadre che hanno deciso di cambiare guida tecnica per la prossima stagione. Poche, se si pensa al vento di rivoluzione che sembrava pronto a sconvolgere la Serie A sul finire della stagione, ma soprattutto strane visto che solo il Verona risultati alla mano aveva il giusto pretesto per cambiare allenatore.

La scelta più particolare è senza dubbio quella del Napoli scudettato, anche se si capisce la voglia di Spalletti di non intaccare in nessun modo la gioia regalata al popolo napoletano con il tricolore.
Alla fine a sorprendere più che il cambio di guida è stata la scelta, visto che Rudi Garcia non era certo il primo nome sulla lista di De Laurentiis.
Da Italiano (profilo giovane e innovativo che tanto piace al presidente) ai grandi nomi internazionali (da Luis Enrique a Negelsmann passando per l’autocandidatura di Benitez) erano tanti gli allenatori accostati alla panchina azzurra. Per questo motivo la scelta di Garcia ha lasciato tutti molto sorpresi (così come l’annuncio di Meluso come nuovo direttore sportivo) sia per il nome (ai margini delle varie liste accostate ai partenopei) sia per i tempi (un pomeriggio tranquillo nel pieno delle varie candidature).
Insomma, quello di De Laurentiis è stato un vero e proprio colpo di teatro (o di cinema) in pieno stile De Laurentiis sempre bravo e lucido nello sparigliare le carte. Ora però la palla passa al campo unico giudice che sancirà se la scelta del tecnico francese sia stata giusta o meno.

Campione di Francia con il Lille nel 2011 (dove vinse anche la coppa di Francia), Garcia nel 2013 diventò allenatore della Roma dove visse quasi tre anni di amore: le dieci vittorie consecutive, il rilancio di Totti, la famosa chiesa al centro del villaggio, il gesto del violino, i due secondi posti consecutivi e soprattutto il 4-3-3 suo grande marchio di fabbrica sono i ricordi del Garcia italiano che dovrebbero aver convinto il Napoli a puntare su di lui.
Poi dopo l’addio burrascoso alla Roma, il ritorno in Francia prima al Marsiglia (punto più alto la finale di Europa League persa però nettamente contro l’Atletico Madrid) e poi al Lione (eliminando la Juventus agli ottavi di Champions). Poi l’approdo in Arabia quando ancora l’Arabia non era di moda ed infine il presente con l’arrivo a Napoli dove non solo sarà chiamato a non far rimpiangere Spalletti ma anche a migliorare i suoi risultati soprattutto in Europa.
Il modulo e l’idea di proporre gioco sono sicuramente due tasselli importanti per continuare quanto costruito nel biennio passato ma per migliorare servirà soprattutto una mano dal mercato visto che la rosa andrà rinforzata con nomi importanti a partire dal nuovo Kim visto che il centrale è già emigrato versi altri lidi (il Bayern Monaco).
Tra le squadre della scorsa Serie A cambiano allenatore anche Lecce e Verona con Baroni che passa dal Salento al Veneto mentre D’Aversa torna in una panchina di Serie A dopo la difficile esperienza nella Genova blucerchiata.

Dopo la promozione e la salvezza conquistata nella passata stagione, il ciclo di Baroni sulla panchina del Lecce era ormai terminato anche perché difficile pensare che il Lecce possa alzare l’asticella puntando a qualcosa di più della permanenza nella massima serie.
Come Spalletti anche Baroni ha fatto bene a cambiare aria lasciando così ai tifosi giallorossi un ottimo ricordo che non potrà essere scalfito da eventuali risultati negativi.
Ottima la scelta anche di ripartire da Verona una società che ben conosce la categoria ma che deve dare una sterzata dopo una stagione piuttosto travagliata culminata con la salvezza arrivata solo dopo lo spareggio con lo Spezia.
Se per Baroni il Verona rappresenta una nuova sfida, per il Verona Baroni vuol dire rivoluzione: dopo anni di difesa a tre, di pressing e di uomo contro uomo prima con Juric e poi con Tudor (con ottimi risultati sia di classifica che di gioco oltre ad aver portato numerose plusvalenze alla società) i gialloblù probabilmente dovranno passare ad una difesa a quattro visto che il 4-3-3 è il modulo tipico delle squadre di Baroni.
La palla passa quindi alla società che dovrà costruire una squadra adatta al nuovo tecnico e che al tempo stesso possa migliorare lo score (pessimo) della passata stagione. Dal canto suo Baroni potrebbe anche cambiare le proprie idee scegliendo di dare seguito a quanto costruito nelle ultime stagioni anche se appare piuttosto complicato che il tecnico toscano cambi in maniera così netta le proprie idee.

Continuità è invece la parola chiave in casa Lecce visto che i salentini hanno deciso di puntare su D’Aversa per il dopo Baroni. L’ex allenatore del Parma è da sempre grande estimatore del 4-3-3 e potrebbe essere l’uomo giusto per far proseguire il progetto tecnico del Lecce.
Anche qui il mercato potrebbe essere fondamentale visto l’addio di alcuni punti fermi come Umtiti e Colombo e la possibile partenza di elementi come Hjulmand da anni perno del centrocampo. In più il Lecce più che cercare giocatori di grido da sempre è attento al mercato giovanile con Corvino ormai maestro nel trovare calciatori poco conosciuti che nel tempo diventano certezze e plusvalenze importanti per la società. Per D’Aversa quindi Lecce diventa una grande occasione sia per tornare nel calcio di Serie A sia per dimostrare le proprie qualità ammirate per il momento solo nella sua prima esperienza alla guida del Parma portando i ducali dalla Serie C alla Serie A.

Intrigante è invece la scelta del Frosinone che dopo l’addio di Fabio Grosso (al momento rimasto senza panchina) ha deciso di puntare su Di Francesco, tecnico che dopo le grandi annate a Sassuolo e la prima grande stagione sulla panchina della Roma si è trovato in una spirale negativa iniziata alla Sampdoria e finita a Verona. Una serie di scelte sbagliate che ha portato Di Francesco a passare da uno dei prospetti più promettenti della panchina a tecnico sopravvalutato in decadenza.
Frosinone rappresenta per il tecnico uno snodo cruciale per la sua carriera: se dovesse salvare i ciociari entrerebbe nella storia (mai il Frosinone si è salvato in Serie A) e rilancerebbe la sua carriera e le sue idee,se invece dovesse fallire allora i grandi traguardi di inizio carriera restano di restare solo pallidi ricordi di una carriera in declino.