In occasione della sfortunata trasferta a Mönchengladbach, Alessandro Florenzi si è accomodato in panchina per la quinta volta consecutiva. La sua ultima presenza da titolare risale al match contro la Sampdoria, partita in cui il capitano giallorosso, così come il resto della squadra, ha offerto una prestazione negativa, frutto anche, così si disse, di un persistente stato influenzale. Al termine della partita, in effetti, Florenzi aveva l'aria di uno a cui avrebbe fatto bene passare un paio di giorni a letto. Purtroppo, causa la serie di sfortunati infortuni che ha colpito i suoi compagni, il capitano giallorosso ha dovuto svestire la tuta per aiutare la squadra nel successivo match di andata contro i tedeschi. Risultato: una clamorosa palla gol sprecata a tu per tu con il portiere, sull'1-0. Se quella palla avesse gonfiato la rete, la Roma oggi sarebbe qualificata ai sedicesimi di Euoropa League e intorno a Florenzi non si sarebbe scatenato alcun polverone. O forse no. 

Già, perché se è vero che quell'occasione sprecata abbia inciso pesantemente sugli equilibri del girone di Europa League, non è detto che potesse essere anche l'atto di redenzione di Florenzi, il momento in cui Fonseca potesse cambiare idea sul suo capitano. Ormai è del tutto evidente che il tecnico portoghese non veda in Florenzi il giocatore adatto a occupare la casella in basso a destra. Nè da titolare, nè tantomeno da riserva, superato nelle gerarchie da Santon, che alla fine di agosto aveva le valigie pronte; e perfino da Cetin, che sei mesi fa militava nella Serie B turca. Nei piani di Petrachi e Fonseca, Florenzi era già stato sollevato dal ruolo di terzino con l'arrivo di Zappacosta. Il grave infortunio dell'ex-Chelsea ha costretto l'allenatore a cambiarli, ma senza includere Florenzi. Schierato terzino per inerzia e uscito dalla rotazione nel ruolo dal momento in cui Fonseca ha preso le misure al campionato italiano, decidendo che il capitano, lì, nel suo sistema, semplicemente non può giocare. Come ha detto anche Petrachi, "gli equilibri possono cambiare". Amen. 

Se non in basso a destra, dunque, dove? In quale ruolo, in quale zona del campo, Florenzi può ancora dire la sua con la maglia della Roma addosso? Difficile vederlo nel centrocampo a due di Fonseca, dove servono qualità che il capitano giallorosso non possiede. E davanti? In qualche occasione, ma con poca convinzione, Fonseca lo ha provato alto a sinistra. Dove, tuttavia, già si giocano una maglia Kluivert, Mkhitaryan e Perotti. L'esterno ideale di Fonseca, inoltre, non è quello che arriva sul fondo e crossa, ma praticamente un trequartista, in grado di giocare molto dentro al campo. Un lavoro poco nelle corde di Florenzi. C'è infine la questione, non meno spinosa, della fascia e del difficile rapporto che si è venuto a instaurare tra il capitano della Roma e parte della tifoseria.

Chiamato a ricoprire un ruolo che è evidentemente troppo grande per lui, Florenzi sembra già consumato dai demoni del passato che la fascia giallorossa si porta dentro. Un fardello che sembra pesargli come l'Unico Anello di Sauron pesava al collo di Frodo Baggins, svuotandolo allo stesso modo di energie e pensieri positivi, trasformandosi in un'ossessione che non può essere placata. Dimostrare di essere all'altezza della fascia ereditata da Totti e De Rossi non è facile per nessuno, figurarsi per chi, come lui, ha visto il suo legame con l'ambiente, cioè casa sua, incrinarsi fin quasi alla rottura. Tanti, a Roma, vorrebbero vedere la fascia di capitano cingere ben altre braccia, tra cui quella di Pellegrini. Romano e romanista già idealmente incoronato dal romano e romanista che più di ogni altro ha portato quella fascia. Un'investitura, quella di Totti a Pellegrini, che Florenzi non può aver vissuto bene. E che, unita alle esclusioni dal campo, devono necessariamente farlo riflettere sull'eventualità di un futuro lontano dalla Capitale. 

Alessandro Florenzi non è un caso. Non è, non è stato e mai sarà il giocatore più importante della rosa giallorossa. Neanche per ciò che rappresenta, visto che, per tanti, c'è chi lo fa meglio di lui. Allo stato attuale delle cose, Florenzi è semplicemente un esubero di una rosa già completa (a infermeria vuota) e di una squadra con un gioco non adatto alle sue caratteristiche. Insomma, Florenzi non è necessario. La Roma può fare benissimo a meno di lui, anche se non è scontato il contrario. Questo lo scopriremo, lo scoprirà lui stesso, se e quando (molto più quando che se) prenderà la decisione più sofferta della sua vita. Togliersi la sua seconda pelle e rimettersi in gioco altrove. Non sarà il primo romano e romanista a farlo, ma sarà il primo a doversi sfilare dal braccio, e non di sua spontanea volontà, anche la fascia da capitano. Liberandosi così di un peso, più che di un onore, di un vanto, di un dono prezioso.
Non è facile. Alessandro Florenzi lo sa. Ma per il bene suo e della Roma che ama come la amiamo noi, forse sarà meglio così. A malincuore, ma con la consapevolezza che prolungare l'agonia sia la scelta più dannosa per tutti.