Nella classifica dei 10 presidenti più ricchi di A riportata da 90min.com nel 2018 (qui - https://bit.ly/2KvC3y3) , che considera quindi il fatturato extra-calcistico di chi possiede un club nella nostra massima serie, De Laurentiis occupa proprio l'ultima posizione, con 280 milioni totali di fatturato. Ma è un posizione decisamente falsata, perché a differenza degli altri patron in classifica, quello del Napoli pare essere l’unico proprietario che di fatto ha quasi il 100% del fatturato (attenzione: societario, non personale) proveniente proprio dalla sua squadra di calcio. Prima di lui, considerando come detto l’indotto totale di tutte le realtà imprenditoriali ad essi connesse, ci sono nell’ordine: John Elkan con 140 miliardi di fatturato, Jindong Zhang dell’Inter con 40 miliardi, Joey Saputo del Bologna con 4,7 miliardi, Paul Singer del Milan con 3 miliardi, Giorgio Squinzi del Sassuolo con 2,6 miliardi, Diego Della Valle (ex Fiorentina) con 1 miliardo, Enrico Preziosi del Genoa con 900 milioni, Antonio Percassi dell’Atalanta con 800 milioni e Tommaso Giulini del Cagliari con 300 milioni.

L’altra classifica, quella sportiva degli ultimi anni, vede però il numero uno del Napoli posizionarsi al secondo posto, dietro solo alla corazzata bianconera. A conti fatti ed in proporzione, quindi, De Laurentiis è di sicuro quello che ha di gran lunga un patrimonio inferiore, raggiungendo però risultati ben superiori a quelli dei colleghi miliardari che finiscono puntualmente dietro al suo club (ripartito dalla C appena 15 anni fa). In più, mentre per gli altri esistono numerosi e ricchi canali d'entrata aggiuntivi che provengono da altre aziende, per De Laurentiis di fatto il reddito arriva quasi esclusivamente dal Napoli. Senza il club partneopeo, il patron perderebbe infatti praticamente quasi tutto il suo indotto. 

 
A conti fatti, quindi, il "pappone" (come lo chiamano in tono dispregiativo alcuni tifosi del Napoli) potrebbe benissimo decidere di svendere i suoi prezzi pregiati, evitare di aumentare loro gli ingaggi ogni anno, non acquistare nuovi giocatori come Ruiz, Meret, Manolas, Milik ecc, accontentarsi di una mezza classifica fissa in Serie A e concedersi un compenso in CDA molto più alto dell’attuale, che è di gran lunga inferiore ai compensi percepiti dai migliori titolari del Napoli.  Ed è assurdo e folle, se ci riflettiamo, il modo in cui una frangia nutrita di (pseudo)tifosi partenopei sia tanto ossessionata esclusivamente dalla tasca del presidente azzurro, pretendendo al contempo spese folli ed irrazionali per assicurarsi i vari Pèpè, Icardi, Rodriguez senza andare in (doverosa) trattativa ed accettare di perderla. 

I "TIFOSI" CHE MERITANO IL CARO BIGLIETTI

Perché giocatori e procuratori a quanto pare possono pretendere stipendi e commissioni fuori da ogni logica, mentre i presidenti di club devono limitarsi a "cacciare i soldi". Non solo: al contempo i biglietti devono costare meno, gli abbonamenti idem e la pay tv non deve conoscere aumenti. In questo mondo fatato dove è normale e doveroso investire 80 milioni di cartellino più 10 milioni netti più 10 di commissione ai suoi agenti per un 24enne forte ma che ancora tutto deve dimostrare, evidentemente i club sportivi devo inventare nuovi modi per coltivare e far crescere denaro a costo zero. Perché de Ligt a 12 milioni netti va benissimo, ma 50 euro per la curva proprio no: sono una cosa indecente che tagliano fuori dallo stadio chi "non guadagna abbastanza". 

LA ROTTA STA CAMBIANDO?


Per fortuna, questo delirio sta forse pian piano cessando in favore di politiche di costo meno scriteriate (lo ha ribadito anche Rumenigge per il suo Bayern, dopo l'ennessima campagna acquisti molto esosa). E dunque, se è vero che i presidenti (almeno in teoria) non possono usare proprie risorse per finanziare la squadre di calcio che posseggono, è altrettanto vero che pare paradossale accusare di "papponismo" proprio Aurelio De Laurentiis, che di sicuro avrebbe potuto destinarsi ben più di quanto si è destinato in 15 anni di presidenza (soprattutto considerando investimento e garanzia sul prestito per acquisizione della società nel 2004). Non sarà il più simpatico e generoso al mondo, ma ogni tanto occorrerebbe guardarsi intorno a chiedersi cosa dovrebbero dire ad esempio i tifosi del Genoa pensando a Preziosi che cede il suo Piątek al Milan a gennaio, poco dopo il "Piątek Day" e le magliette vendute (soprattutto ai più piccoli). Oppure quelli dell'Udinese con i Pozzo, prontissimi a cedere qualsiasi prospetto che inizi anche solo lontanamente a sembrare più che promettente. O ancora chi sostiene il Sassuolo pensando a Squinzi. O in aggiunta cosa dovrebbe provare chi oggi tifa Milan ed Inter, che pur avendo speso non poco nelle precedenti sessioni, hanno ancora difficoltà a colmare il gap esistente con azzurri e bianconeri. O in ultimo i tifosi della Roma, che prende ex calciatori, vende alcuni pezzi pregiatissimi e viene snobbata da Higuain, non facendo neppure la Champions quest'anno. Insomma, come ho ripetuto spesso: diversi pseudotifosi napoletani non meritano Adl, ma un pappone vero...