La Coppa Italia 2021 va alla Juventus capace di battere per 2-1 l’Atalanta e di portare a casa il secondo trofeo stagionale dopo la Supercoppa vinta contro il Napoli. Sconfessato, quindi, il pronostico della vigilia che vedeva l’Atalanta favorita (alla luce delle ultime prestazioni e del gioco offerto fin qui dalle due compagini) sui bianconeri.

In un Mapei Stadium vestito a festa grazie al ritorno sugli spalti dei tifosi (4300),Atalanta e Juventus hanno dato vita ad una bella partita, giocata a viso aperto e dove entrambe le squadre hanno messo in pratica i propri principi di gioco senza farsi prendere dall’emozione della finale che per entrambe le compagini aveva mille sfumature diverse oltre alla vittoria in se: per la dea valeva come prova tangibile di quello che da miracolo Atalanta è diventato pura realtà attraverso le qualificazioni in Champions ed un gioco esaltato anche dai grandi tecnici europei oltre alla rivincita dopo la sconfitta di due anni fa quando la Lazio trionfò tra le polemiche, per i bianconeri valeva invece come piccola consolazione per una stagione sotto le aspettative ma anche come punto di ripartenza non solo del progetto Juve attuale (definito al capolinea vita la stagione in corso) ma anche del progetto Pirlo visto che il tecnico si giocava molto del suo futuro attraverso la vincita o meno della Coppa (anche se la vera discriminante rischia di essere la Champions oltre l’eventuale rimpasto societario che potrebbe comunque cambiare in un senso o nell’altro il futuro del tecnico).
Quasi confermati gli undici della vigilia con Gasperini che sceglie Palomino al posto di Djimsiti (dato per titolare nelle ore precedenti al match) in difesa e che si affida in avanti all’estro e alla fantasia di Malinovskyi e Pessina alle spalle di Zapata,mentre sorprende Pirlo che sceglie Kulusevski come spalla di Ronaldo al posto di Dybala che sembrava dover partire dal primo minuto.

Primo tempo a forti tinte nerazzurre con gli uomini di Gasperini che tengono il pallino del gioco e che creano più di un’occasione da gol, mentre sembrano soffrire più del previsto i bianconeri che faticano sia ad arginare l’avanzata avversaria sia ad impostare il gioco perdendo più di un pallone per via delle uscite dal basso poco lucide e spesso forzate dal pressing avversario. Soprattutto ad inizio partita la forza dell’Atalanta colpisce in maniera netta e precisa gli avversari creando occasioni a raffica senza però riuscire a sbloccare il risultato: nell’ordine ci provano Palomino (bravo Buffon di piede), Zapata (tiro che colpisce l’esterno della rete a Buffon battuto), Pessina (che chiede il rigore per un intervento dubbio di Rabiot) e Freuler (che sfiora il palo con un tiro a incrociare).

Come spesso capita nel calcio, però, se non concretizzi rischi di essere punito alla prima occasione. Ed è quello che capita all’Atalanta quando alla mezz’ora Cuadrado recupera un pallone (altro intervento dubbio) e fa così partire il contropiede bianconero concluso da un bellissimo sinistro a giro di Kulusevski (che segna un gol dei suoi). Il vantaggio bianconero non sembra però colpire l’umore dell’Atalanta che una decina di minuti dopo sigla il gol del pareggio con Malinovskyi, ben imbeccato da Hateboer al limite dell’area. Si conclude quindi in parità la prima frazione della finale di Coppa Italia.

Nella ripresa, però, cambia completamente lo spartito con l’Atalanta che sembra aver terminato le energie e con la Juventus più aggressiva e pericolosa in fase offensiva. Grazie al pressing alto e al possesso per finalizzare l’azione i bianconeri prendono in mano la partita e a cavallo dell’ora di gioco sfiorano in due occasioni il gol del vantaggio grazie a Chiesa (in ombra fin lì): prima si rende protagonista con una delle sue incursioni sulla fascia, grazie alla quale serve un buonissimo pallone a Kulusevski che però trova l’ottima reazione di Gollini sulla strada per la doppietta, poi, ben imbeccato da un colpo di tacco di Roanaldo, conclude l’azione sul palo che salva così l’Atalanta dallo svantaggio. Le azioni da gol della Juve non scuotono però gli uomini di Gasperini che faticano a creare occasioni da gol (l’unica arriva grazie al subentrato Muriel che però spara alta da buona posizione) e che vengono puniti al minuto 73 quando uno scambio ad alta velocità tra Kulusevski e Chiesa manda in porta quest’ultimo che, complice una difesa avversaria un po' troppo statica, supera Gollini e sigla così il gol del vantaggio. Nel finale la partita si incattivisce con tanti falli e conseguenti cartellini gialli che rallentano non poco il ritmo dell’incontro. Finisce così 2-1 per la Juventus che mette in bacheca la Coppa numero 14 e che per una sera torna a rivivere le gioie delle ultime trionfali stagioni.

Vittoria importante, quindi, quella dei bianconeri che rilanciano il futuro di Pirlo comunque capace di vincere le due finali alle quali ha preso parte. Di positivo, oltre alla reazione della ripresa e alla parvenza di un gioco mai visto durante l’intera stagione (se non in sporadiche occasioni come a Barcellona), ci sono le prestazioni di Chiesa (premiato come MVP della serata e comunque miglior giocatore della complicata stagione bianconera) e Kulusevski (che riscatta, parzialmente, una prima stagione in maglia bianconera con troppi bassi e pochi alti). Bene anche la fase difensiva con la coppia De Ligt-Chiellini capace di mettere più di una pezza sulle offensive avversarie e Buffon che conclude la sua storia alla Juventus alzando la coppa nel cielo di Reggio Emilia. Sottotono, invece, Ronaldo che oltre al colpo di tacco nell’azione del palo di Chiesa crea poco e niente. Nessuno mette in dubbio la classe e la forza del portoghese (confermata anche dai numeri),ma da un giocatore con queste capacità è lecito aspettarsi molto di più.

In casa Atalanta resta la buona prova fornita nella prima frazione che conferma ancora una volta come la dea sia ormai da considerarsi tra le big del nostro campionato. Tra i singoli buone le prove di Malinovskyi (ancora in gol) e di Pessina (che si candida sempre più per una maglia ai prossimi europei soprattutto in caso di forfait di Verratti). Male invece i cambi (spesso mossa risolutiva per Gasperini) con Muriel e Ilicic incapaci di cambiare ritmo alla partita. La prova dello sloveno è quella che lascia più perplessi visto che oltre ad aver perso i galloni di titolare sembra anche aver smarrito la classe e l’inventiva che spesso caratterizzavano le sue giocate.

Ora per la Juventus arriva la prova più difficile, visto che resta ancora in ballo la qualificazione alla prossima Champions e molte delle possibilità di accesso si trovano proprio nelle mani dell’Atalanta che affronterà il Milan domenica sera.