Prima della partenza un cappuccino e una ciambella. Non sono amante del caffè perchè ho impazienza per l'attesa (a me piace tiepido, è più forte di me), mentre-mi vien da dire - A Qualcuno Piace Caldo - (al mio amico e a tanti) con tanto di una canzone jazz come sottofondo. Nemmeno a farlo apposta, giuro.
Uno, Due, Tre e si parte verso la meta, che non è San Siro ma l'Appartamento.
Durante il viaggio l'ottombrata si prende gioco di noi e decide di sua spontanea volontà (ma che carina!) di farci sudare sempre di più, tant'è, che se non fosse per il buon senso, saremmo arrivati direttamente a Milano in costume. Un proverbio Romano dice "L'omo pe' esse omo a' dda puzzà", per favore riparliamone. Ho riscoperto le stazioni radio (solitamente sono una più da CD o pennetta USB) l'ultima volta che ho ascoltato per lunghe ore la musica in radio risale nel 30 a.C (all'incirca). Così tuffandoci da una stazione all'altra ti accorgi che il viaggio senza una sinfonia non sarebbe mai lo stesso. La musica è la colonna sonora che accompagna il tuo film nelle scene quotidiane. I radiocronisti tra scherzi, dibattiti e curiosità a fine viaggio diventano tuoi amici perchè fanno compagnia senza che qualcuno glie lo chiede. Sono lì, è il loro lavoro che amano svolgere, con passione e dedizione.
Oltre Firenze tre macchine economiche sfrecciano accanto a noi, una Maserati, una Ferrari e una Porche, della serie "La Grande Corsa"; arriviamo in augrill per una sosta e mi accorgo che la mia macchinetta istantanea non funziona più.
Panico《Non è possibile gli ho cambiato la pellicola ieri!》Sì, peccato che mi sono dimenticata completamente di sostituire le batterie! In augrill niente batterie che interessavano a me (morale della favola la mia macchinetta ha fatto un viaggio senza essere adoperata perché non abbiamo avuto tempo per girare i negozi e tutta la mia idea di mettere le foto instantanee per l'articolo rimane solo "un'idea in letargo").
Arriviamo al tratto della Direttissima e il mio amico scombussolato dalle tante gallerie cerca conforto in una canzone, ma sono io che ho sobbalzato per prima dalla gioia perchè Finalmente!》c'era la Janis Joplin che gridava poeticamente Peaece My Heart a tutto volume. Pare abbia fatto effetto anche al mio amico perchè è rimasto a cantare anche dopo che la galleria aveva interrotto per pochi secondi la recezione del segnale.
Abbiamo fatto un'altra sosta a quaranta minuti da Milano e scopriamo che il Napoli è entrato in campo pochi minuti, il tempo di fare 4 goal e mettersi poi sugli spalti perchè volevano assistere pure loro alla partita. Arriviamo a distinzione e scambiamo quattro chiacchiere con chi fa le pulizie della stanza. Una donna sorridente dove ci racconta le sue ambizioni dopo la pandemia, i cambiamenti, le tante occasioni perse e, un lavoro nuovo in arrivo, che la proietterà verso un nuovo inizio più ambizioso e roseo, almeno spera. Buona fortuna!

Ci avviamo verso San Siro nel Viale del Tramonto dove il traffico ci abbraccia, e spunta la scala del calcio. Parcheggiamo. Si prosegue a piedi in mezzo al calore della gente e l'odore del cibo delle bancarelle e noi lì a fotografare qualcosa che già è protagonista nei vecchi album ricordi, San Siro. 
Dopo aver superato i soliti riti di passaggio per entrare nello stadio ci accingiamo sempre più emozionati verso il terzo anello rosso.
Non c'è nulla da fare. Qualsiasi sia il tuo posto, la visuale non deluderà mai. Approposito auguri a tutti gli Inter Club!
Cantiamo a squarciagola le canzoni, i nomi della formazione e i riti di scaramanzia.
Poi però succede qualcosa di anomalo. La Curva Nord rimane in silenzio per tutto il primo tempo. Tutti a chiedersi perchè, ma in tanto la partita prosegue e noi esultiamo ai goal di De Vraij e Barella
All'​​​intervallo la Nord fa qualcosa di ancora più stranoVa via. Tutti di nuovo a chiedersi perchè, ma intanto inzia il secondo tempo e noi sugli spalti non abbiamo mai abbandonato la squadra, esultando per il terzo goal di Correa.
Finisce la partita e - non starò qui a commentare la partita e la classifica, non è il mio obiettivo o non starò qui a commentare il motivo che ha scaturito qualcosa di brutto al di fuori del calcio - si va verso la macchina dando un arrivederci allo stadio.
Si parte il giorno dopo, si torna a casa (la seconda perché la prima rimane a Milano e può ospitare "solo" 80.000 persone). 

Tutto parte da un messaggio di un mio amico interista qualche settimana fa.
Questa voglia di riprendere l'abitudine di decidere qualcosa di non programmato mi mancava effettivamente. Il suo desiderio di tornare 《Prossimamente》questa è stata la parola esatta, per assistere una partita dal vivo a San Siro. Io tutta entusiasta dissi《E' dal 2019 che non andiamo! Chissà se per Inter-Napoli sarà possibile》. Entrambi senza volerlo (o forse sì?) sbirciammo il sito dell'Inter, ci consultammo ed domandammo《Perchè no in Inter-Sampdoria?》.
L'ultima volta che ho fatto tappa a Milano nessuno conosceva la parola Covid 19.
Le strade brulicavano di passanti sognanti che strisciavano i loro pensieri nei loro gesti distratti. Sì, distratti dalla bellezza, dallo stupore di chi aveva il bisogno di esplorare nuovi orizzonti della città, o da chi voleva semplicemente sentire le sensazioni che aveva già vissuto la prima volta. E perchè no, anche persone che in realtà sarebbero state ovunque in quel momento tranne che lì, certo che sì, può capitare anche questo. Turisti che si incrociavano con gli abitanti sempre a mille all'ora, che brontolavano o che erano felici per qualcosa che solo loro nella più profonda intimità sapevano di possedere.
La Milano della moda, la Milano dello sport, la Milano del risotto alla Milanese, la Milano insolita, la Milano, quella che ogni mattina riceveva il buongiorno dal Duomola buonasera dal Teatro della Scala e la buonanotte dai Navigli.
E il pomeriggio? Da tutti, perfino dallo stadio che sembrava dormire nelle ore di risposo, ma era solo un'impressione per chi non aveva emozioni da spartire. Perfino le persone che non sono più con noi (tifosi di entrambe le squadre), o anche persone che amavano la curiosità di affrontare esperienze, senza la necessità di tifare, ma solo per la necessità di vivereinnamorandosi delle cose, delle situazioni, delle persone portatori di felicità ogni giorno presidiavano lo stadio dentro e fuori perchè un amore vero è eterno.
La Milano, quella che conduce il tifoso verso la propria casa calcistica, che si colora o di blu o di rosso accompagnati dal nero e da una sinfonia che cambia a seconda dell'umore avvolto dai risultati, dai trofei, dallo sfottò.

Oh Milano, l'ultima volta che ti ho guardata c'era tanta gente che ora probabilmente non c'è più, altre persone, ne sono certa, saranno lì con i loro guai, ma sempre presenti. Dalle persone sconosciute che mi hanno sfiorato passando o cedendo il posto per sedermi (e viceversa) in mezzi pubblici, o dalle persone che hanno dato dei consigli per arrivare a destinazione di una meta, persone di un museo, persone chi ti vengono incontro, ti abbracciano e baciano per un saluto e tu lì, spensierata perchè non c è nessun motivo al mondo di avere paura.
Però la vita è in continua espansione, ti giri in un attimo e ti ritrovi una lezione da imparare ogni volta.
Non ci si abituerà mai a questo, ogni cambiamento è dietro l'angolo e per noi le cose che ci fanno stare bene -perchè presi dalla bellezza di un qualcosa che ci fa sentire vivi- non vorremo mai sostituirle.
Chissà se quel bambino che chiedeva alla mamma un giocattolo a forma di coccodrillo a quest'ora starà giocando nel salotto di casa, chissà se quel signore di mezza età che ci aveva indicato la strada per San Siro (la prima volta nel 2015) starà dando indicazioni a qualcun altro, chissà se alcuni "gira mondo" incrociati al Museo della Scienza e Tecnologia hanno ripreso i loro sogni facendo viaggi lunghi senza una meta precisa per le parti più sperdute del pianeta, chissà invece se una ragazza che disegnava dannatamente bene e faceva teatro a Parigi - conosciuta nella fermata dell'autobus - sarà da qualche parte a esibire la sua arte, chissà se un ragazzo avrà avuto il coraggio di rivelare la sua sessualità a chi avrebbe dovuto amarlo senza se e senza ma - dopo aver fatto più di 1000 chilometri da casa - e trovare 《Quel fottuto》coraggio, e chissà invece quante altre persone potrei far arrivare il mio pensiero ogni tanto.

Queste domande, quando sono arrivata a Milano - dopo aver fatto un viaggio di più di 600 km con la macchina - mi sono uscite spontanee, ma non ho risposte, quello che so è che una mia amica che voleva avere un figlio è riuscita ad averlo, quello che so è che chi aveva perso le speranze per una malattia ne è uscito più forte di prima, quello che so è che mia nonna forte e coraggiosa ha sconfitto il Covid 19, quello che so è che purtroppo una persona che conoscevo non ha superato la depressione e ci ha lasciano, quello che so è che la Milano che c'era l'ultima volta, ora di nuovo torna a ricomporsi, quello che so è che è stato possibile assistere ad una notte che mancava da tempo e che ci ha fatto saltare sulle seggiole di questo immenso stadio, che ti spezza il fiato per l'emozione che provoca dopo tutto, ed ora e sempre, ma no, sempre forse nemmeno tu, caro Giuseppe Meazza in San Siro, arriverà il momento che ti demoliranno (?!?) e lì che rimarranno tutti ricordi che difficilmente potrai trasmettere raccontando a qualcuno che non li ha mai vissuti, perchè c'è tanta bellezza a torno a noi, ma non ce ne rendiamo conto, troppo distratti, troppo presi dal superfluo che attanaglia il nostro giudizio rendoci nervosi; ma in fondo cos'è la bellezza?
Qualcosa che tu provi a descrivere, ma ti imbamboli nel farlo  perché te ne sei innamorato
Mark Twain disse:《I due giorni più importanti della vita sono il giorno in cui sei nato e il giorno in cui scopri il perchè》.