La prima giornata dei Mondiali si è conclusa e in attesa di capire come si svolgerà il prosieguo del torneo è tempo di primi bilanci soprattutto per le due grandi Nazionali che hanno iniziato con una sconfitta il loro percorso in quel del Qatar.

A steccare clamorosamente l’esordio mondiale sono state Argentina e Germania sconfitte, a sorpresa, dall’Arabia Saudita e dal Giappone. Due sconfitte che hanno diversi punti di contatto: entrambe le compagini hanno dominato il primo tempo, si sono portate in vantaggio su calcio di rigore e si sono fatte ribaltare nella ripresa (anche se con modalità diverse). Insomma sia Argentina che Germania hanno fallito la gara d’esordio rendendo così più che complicato il passaggio alla fase ad eliminazione diretta (soprattutto per i tedeschi che si trovano nel girone un’altra big come la Spagna).

Per l’Argentina il Mondiale in Qatar non è un’edizione come le altre: Qatar 2022 sarà infatti l’ultimo Mondiale di Leo ma anche il primo senza Diego e questo per molti era quasi un segno divino sulla conquista dell’ambito trofeo da parte dell’Albiceleste. In più l’Argentina arriva dalla vittoria in Copa America e da una serie di risultati utili consecutivi (stoppati dall’Arabia) che permettevano alla Nazionale di partire davanti a tutti (insieme alla Francia e al Brasile) in una ideale griglia di partenza alla vigilia del Mondiale. Alla squadra di Scaloni però sono bastati novanta minuti (più lauto recupero) per rovesciare le previsioni nei loro confronti e ora rischiano di trasformare la spedizione in Qatar in un sonoro flop che non solo potrebbe costare caro a Scaloni ma anche all’intero gruppo della Nazionale compreso Messi che rischia di chiudere male la sua storia con la selecion.

Contro l’Arabia Saudita, Scaloni aveva puntato sulla grande qualità a sua disposizione schierando la squadra con un classico 4-2-3-1 che a conti fatti lascia un po' perplessi soprattutto per la prestazione dei difensori e della coppia di centrocampo. A colpire è infatti la prestazione dei due centrocampisti con la coppia De Paul-Paredes che non brilla né in fase di impostazione né in fase d’interdizione cosa questa che si nota soprattutto ad inizio ripresa quando l’Arabia impiega meno di dieci minuti per ribaltare il risultato. Anche la coppia di difesa ha poi le sue colpe con Romero che sembra soffrire la difesa a quattro e Otamendi che mostra i segni dell’età (sono 34). Anche davanti,poi,ci sono stati problemi con la manovra affidata sempre e soltanto a Di Maria (apparso non ancora al meglio della condizione) con il papu (schierato titolare a sorpresa da Scaloni) e Lautaro che faticano ad entrare in partita. Discorso diverso invece per Messi al quale capitano alcune occasioni e che comunque ha il merito di aver sbloccato il risultato (anche se su calcio di rigore). Se analizziamo la partita viene però da pensare che al di là della prestazione dei singoli a pesare maggiormente sulla sconfitta rimediata all’esordio sono stati la poca conoscenza degli avversari e il forte calo mentale avuto ad inizio ripresa (non è un caso se l’Arabia ha rimontato la svantaggio proprio nei primi dieci minuti del secondo tempo). Il pressing feroce e i tanti falli commessi (alcuni anche passibili d’ammonizione) sommata alla perfetta tattica del fuorigioco messa in campo dal tecnico giramondo Renard ha messo più che in difficoltà l’Argentina che soprattutto nel caso del fuorigioco si fa spesso trovare impreparata tanto da segnare ben tre gol in posizione irregolare. A mente fredda però viene da pensare che Scaloni potesse sfruttare a suo vantaggio l’idea tattica avversaria magari abbassando la propria squadra così da infilare in contropiede la difesa avversaria partendo dalla propria metà campo. Invece l’Argentina si lascia quasi innervosire e inizia un possesso palla che non riesce quasi mai ad essere efficace. Poco da dire, invece, sul calo mentale che costa la partita e, forse, il continuo del torneo anche se il contestuale pareggio tra Messico e Polonia lascia all’Argentina la possibilità di riprendere le redini del girone e anche di dimenticare questo avvio choc.

Situazione più grave, invece, per la Germania che rischia per la seconda edizione consecutiva di uscire alla fase a gironi. Al momento dei sorteggi, secondo molti si sarebbe profilata una sfida tutta europea contro la Spagna per decidere chi avrebbe vinto il girone con Giappone e Costa Rica vittime sacrificali nel percorso verso la fase ad eliminazione diretta.
A sorpresa, però, la Germania perde con il Giappone e considerando la prossima sfida contro le furie rosse rischia clamorosamente di lasciare anzitempo il Qatar. Voglioso di rilanciare la Germania dopo il flop dell’ultima fase dell’era Low,Flick ha puntato tutto sull’ossatura del Bayern (come spesso capita alla Germania) schierando la sua squadra con una specie di 4-2-3-1 più simile però ad un 3-4-2-1 con Sule un po’ terzino un po' centrale,Gnabry praticamente esterno a tutta fascia e la coppia Muller-Musiala alle spalle di Havertz falso nove. La prima frazione sembra dare ragione al tecnico tedesco con la Germania che crea più di un pericolo alla difesa nipponica e che sblocca il risultato grazie ad un rigore di Gundogan. La squadra nonostante una concezione tattica rivedibile sembra rispondere bene con Raum imprendibile sulla corsia mancina e con Musiala in modalità dribblatore seriale che mette spesso ai ferri corti l’intera difesa avversaria che fatica non poco a contrastarlo. Nella ripresa,però,il Giappone si trasforma prima tatticamente (passa alla difesa a tre quasi ad imitare gli avversari) e poi tecnicamente con il C.T. Moriyasu che mette in campo praticamente tutti gli attaccanti a disposizione. Le novità apportate dal Giappone sommate alla stanchezza che mostra la Germania contribuiscono al ribaltamento del risultato con gli asiatici che prima pareggiano con un tap-in di Doan e poi completano l’opera grazie al bellissimo gol di Asano fuggito in contropiede ad una difesa ormai diventato centrocampo vista la voglia di riportarsi in vantaggio degli uomini di Flick. La poca lucidità della ripresa rischia di pesare e non poco sul percorso della Germania che paga anche l’assenza di una prima punta (non basta l’ingresso di Fulkrug nella ripresa). Ora contro la Spagna serve solo una vittoria in caso contrario il Mondiale della Germania terminerà alla fase a gironi per il secondo Mondiale consecutivo.