Se n'è dibattuto per tanto tempo, ma la conclusione a cui si giunge è sempre la stessa: il Milan ha perso la bussola da ormai qualche anno a questa parte. Segno evidente di una dirigenza che fatica ad adattarsi al cambiamento, perchè diciamocelo, guidare un club è sempre più simile, o meglio, è sempre stato come guidare un'impresa, saper leggere in anticipo le situazioni, anticipare il cambiamento o magari veicolarlo. La frase che più mi ha fatto riflettere è stata quella di qualche settimana fa, di Castori, il quale, allenatore di una squadra che lotta per salvarsi, va a San Siro a cercare di "fare risultato" contro il Milan, sì, proprio così, parole che stupirebbero se solo non fosse che il Carpi a Milano il risultato alla fine lo ha fatto. Per non parlare del fatto che se fino ad ora allenare il Milan era un privilegio per molti, ora , lo è solo per i vari Inzaghi, Seedorf, Brocchi, i quali con ogni probabilità diventeranno grandi allenatori, ma non lo sono tutt'ora, i vari rifiuti di Emery prima, Ancelotti poi e Lippi ora è la conferma che il Milan oltre alle sconfitte in campo perde anche in credibilità, è vero che le due cose sono connesse, però una società forte, in grado di reggere l'urto avrebbe potuto scongiurare questo rischio, e invece si continuano a preferire degli allenatori, se vogliamo usare un termine forte, "plagiati" dalle volontà presidenziali, anche nel modulo da schierare. Seedorf sposò la linea offensivista del patron rossonero, schierando il Milan con quattro attaccanti, Inzaghi ne sperimentò il trequartista, Brocchi tutt'ora continua ad insistere su questo modulo, tutto ciò non farà altro che disincantare gli allenatori, quelli con idee di calcio, quelli dal polso fermo che sono capaci di gestire anche lo spogliatoio, facendo precipitare il Milan nella confusione più totale. Osservando il Milan di quest'anno, credo di poter riassumere i problemi in tre punti, tutti riconducibili, ahiloro, alla dirigenza: -Mancanza di programmazione: Brocchi e Balotelli ne sono un esempio, entrambi si giocano il futuro in poche partite, ciò significa che di programmato, realmente, per il futuro, il Milan ha ben poco; -Mancanza di una politica chiara sui contratti: Montolivo, contro di cui, ogni eccesso spasmodico di critiche, è, a mio avviso, riprovevole, poichè non lo ritengo l'unico responsabile, è un calciatore che non ha certezze sul suo futuro contrattuale, una politica in questi termini potrebbe disincentivare i calciatori a mostrare poco impegno in campo perchè con la testa già da qualche altra parte; -La scelta dell'allenatore: il Milan, ha bisogno di nomi esperti ma giovani, Emery, se solo non avesse già snobbato l'incarico, potrebbe essere ottimo, Prandelli anche, ma tutto passa dalla programmazione e magari anche dalla vendita societaria. Salvo di questo Milan la capacità di adattarsi a quelle che sono le nuove regole, dando forza al vivaio e sperimentando l'utilizzo di calciatori giovani, italiani e non. Andare nella direzione giusta è un qualcosa di semplice laddove tutte le componenti mirano allo stesso obiettivo, chi gestisce un'impresa, lo sa.