D'accordo, Brocchi è solo un altro delle vittime dei frenetici cambiamenti in panchina dei Rossoneri, ma dire che questo Milan sia migliore di quello visto con Miha risulta veramente difficile. In primo luogo sono da considerare i numeri. Il Milan ha perso la sesta posizione, ultimo obiettivo della stagione, l'ennesima, fallimentare. Il modulo di gioco è figlio del diktat presidenziale, impartito prima a Seedorf, poi ad Inzaghi ed infine a Mihajlovic, l'impressione è che chi voglia durare alla guida del Milan non debba scostarsi troppo dall'amato traquartista, ma nessuna delle altre squadre, se non l'Empoli, utilizza questo modulo. L'impressione che ne ho avuto è che con questo modulo si riesca a far giocar male anche uno come Bonaventura, luce del Milan di Mihajlovic e infortunato di lusso in quello di Brocchi. Inoltre è evidente che con il trequartista si corra male, mettendo in evidenza le criticità del centrocampo, costituito dal lento recupera-palloni Montolivo e da Kucka, su cui Brocchi ha lavorato in negativo, trasformandolo da lottatore in giocatore in balia degli avversari, testimoni dell'involuzione, gli ultimi 4 in pagella. Si è inoltre messo a nudo un Bacca sempre fuori dal gioco, che ha segnato tanto in questa stagione, ma che ha sofferto le suddette problematiche del centrocampo. La squadra è apparsa disperata tanto quanto il mister, che quando va in difficoltà inserisce spesso un'altra punta, che sia Menez o Luiz Adriano o entrambi, dando l'idea di essere una squadra confusa e all'arrembaggio. Le attenuanti di Brocchi sono appunto gli infortuni ed il coraggio. Niang e Bonaventura, tra i migliori dell'annata rossonera sono rimasti ai box, costringendo l'allenatore ad affidarsi al poco ispirato Balotelli ed al fuori ruolo Honda, il quale, consentitemelo, mette in campo sempre tutto quello che ha. Il coraggio di accettare una sfida impossibile gli va riconosciuto, la voglia di mettersi in gioco e di provare a cambiare le cose, mettendo in campo giovani quali Calabria, Mauri e Locatelli. Indiscutibile la voglia di far bene del giovane Brocchi, ma, a mio avviso, per intraprendere un cammino fatto di successi tutto questo non basta.