Quello dei social network è ormai un fenomeno conclamato e consolidato: negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito ad una crescita esponenziale di piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter; attraverso questi contenitori, molte persone “comuni” hanno la possibilità di condividere i propri pensieri e le proprie immagini e, inoltre, possono entrare in contatto con persone più “note”.
I social network, infatti, hanno anche avvicinato le cosiddette “star” di ogni ambito a noi comuni mortali, condividendo spesso attimi delle loro vite che, fino a qualche anno fa, rimanevano un “segreto”.
Venendo poi al nostro caro amato mondo del pallone, possiamo certamente affermare che la “fascinazione” social non ha lasciato indifferenti nemmeno i calciatori, che ormai da qualche anno si sbizzarriscono nel mostrare attimi delle loro vite sui social: la notizia di oggi è però che il calciatore dell’Inter Davide Santon ha dovuto cancellare il proprio profilo Instagram in seguito ad una marea di insulti, tra i quali numerose minacce, ricevuti da alcuni supporters interisti, infastiditi da una prestazione, quella di ieri sera, non di certo lusinghiera.

Quella degli “insulti” via social è una pratica consolidata ma che, con il passare del tempo, sta diventando una vergognosa caccia alle streghe portata avanti da gente che, rinfrancata dall’anonimato di un “nickname”, sfoga tutto il suo odio represso nei confronti di un bersaglio.
Vi invito a svolgere un piccolo esperimento sociale: mentre state guardando la vostra squadra del cuore, qualsiasi essa sia, e magari vi è un calciatore avversario che compie un “torto”, sia esso un fallo o una provocazione, verso la vostra squadra e, dopo cinque minuti, andate a leggere i commenti sotto il loro ultimo post di Facebook o foto di Instagram; ebbene, vi ritroverete di fronte ad un vero e proprio “letamaio” di insulti e minacce, anche rivolte a chi non c’entra assolutamente nulla come mogli, figli e parenti.
Una terribile, quanto inutile, pratica compensatoria, quasi come se ci fosse il bisogno di mostrare al diretto interessato tutto il rancore che si porta nei suoi confronti dall’alto di non si sa bene quale autorevolezza tra l’altro.

La stragrande maggioranza dei calciatori ignora il tutto, qualcuno si lascia trascinare in querelle ridicole (penso al caso di Sturaro e delle sue risposte ad un ragazzino su Instagram) qualcun altro non ci sta e, come nel caso di Santon, decide di chiudere addirittura il profilo dandola vinta, a mio avviso, a chi non fa altro che propagare ignoranza.

Chissà poi però perché, quando si tratta di presentarsi di persona e quando si tratta di fare contestazioni alla squadra, alla fine siano sempre i soliti ad andare perlomeno a prendersi le querele e a metterci la faccia; mentre i “leoni da tastiera” della “caccia alle streghe” sui social, come d’incanto, spariscono nel loro anonimato che li qualifica anche come persone.
Belli i tempi in cui, se volevi dire qualcosa a qualcuno, lo dovevi andare a cercare di persona…