La follia è compiuta. Il maestro è stato esonerato dopo la sconfitta per 2 a 0 in casa del Cittadella.
Zdenek Zeman non è più l'allenatore del Pescara Calcio.

Il presidente Daniele Sebastiani ha deciso di sollevarlo dall'incarico, proprio lui che da sempre sostiene che della parola progetto spesso si abusa, che non c'è pazienza nel calcio, per poi lui stesso perdere la pazienza ed esonerare un allenatore che comunque stava facendo bene con il materiale umano che ha a disposizione, e che, chiunque subentrera' non potrà fare meglio del boemo, poiché i calciatori a disposizione sono sempre gli stessi e la competitività della squadra corrisponde alla posizione in classifica. In campo vanno i calciatori, e il valore dell'organico del Pescara era valorizzato al meglio da Zeman. Un nome su tutti, Mancuso, valorizzato da Zeman a tal punto da essere prelevato dalla Juventus e lasciato in prestito al Pescara nell'operazione che ha portato in Abruzzo Bunino dai bianconeri via Alessandria.

Il Delfino, secondo Sebastiani, può tranquillamente ambire ai play off, ma se vediamo l'organico del Pescara, esso è zeppo di giovani e non ci sono molti elementi che hanno tanta esperienza nella serie cadetta.
Esonerare Zeman significa fermare un progetto. Io penso che Zdenek Zeman sia un allenatore perfetto per piazze come Pescara, una società che cerca i risultati attraverso il bel giuoco e la valorizzazione dei giovani.
Zeman in questo è perfetto. Nell'ultimo anno a Pescara non è stato compreso dalla dirigenza. Prima le scaramucce sul mercato ad inizio anno, un mercato non propriamente 'Zemaniano', un esempio l'acquisto da parte del Pescara di Simone Andrea Ganz, pagato 1,8 mln dal Pescara Calcio e prelevato dalla Juventus via Verona, non richiesto da Zeman, e non usato dal tecnico boemo, e poi a gennaio subito ceduto all'Ascoli per 2 mln.

Altro problema che Zeman ha riscontrato a Pescara è la rosa extra large, che supera le 30 unità. Zeman non ama lavorare con gli organici ampi e vorrebbe avere una rosa che non supera le 25 unità. Senza dimenticare le scaramucce, anche per via televisiva, dinanzi a dichiarazioni rilasciate davanti alle telecamere, dove il presidente Sebastiani e il tecnico boemo non se la mandavano di certo a dire, e sono stati protagonisti di un alterco dove Zeman dichiarò che a inizio anno aveva presentato le dimissioni, e che queste erano state rifiutate dalla società, e dove Sebastiani invece, sostenne che non era vero tutto ciò, che Zeman non aveva mai rassegnato le sue dimissioni e che il Pescara non tiene nessuno controvoglia.

Il rapporto tra Zeman e Sebastiani è stato molto altalenante per quanto riguarda la sfera prettamente calcistica. Come dichiarato da entrambi, il loro rapporto è ottimo a livello umano, come testimoniano le numerose volte in cui hanno mangiato insieme e sono stati a cena o a pranzo, per quanto riguarda invece il rapporto lavorativo e le tematiche calcistiche, ci sono state delle divergenze di vedute che hanno fatto sì che il rapporto tra i due sia stato condizionato da tanti alti e bassi. Fino ad arrivare all'esonero-follia di Zeman. 

Il Pescara ha un organico per fare una buona serie B, al massimo poteva ambire ad uno degli ultimi posti per i play off, ma di certo non è una delle compagini più competitive della serie cadetta. Pescara è una piazza piccola, una realtà piccola, uno come Zeman comunque, anche a livello di immagine, a livello nazionale, anche a livello di marketing, permetteva al Pescara di avere un certo riscontro a livello nazionale. Zeman è un catalizzatore di attenzioni, suscita curiosità, è un personaggio del nostro calcio,  e ogni sua dichiarazione fa eco a livello nazionale, oltre a fare un calcio spettacolare con il suo inconfondibile 4/3/3, ormai il suo marchio di fabbrica votato al calcio offensivo. 

Questo esonero sancisce la fine di Zemanlandia. Non rivedremo più Zeman sulla panchina del Pescara. Zeman con  il Pescara ha vinto un campionato di Serie B, portando il delfino al primo posto nel 2011/2012, e permettendo agli abruzzesi di approdare in Serie A. Quel Pescara aveva il tridente delle meraviglie composto da Marco Verratti, Lorenzo Insigne e Ciro Immobile, tutti valorizzati dal tecnico boemo. L'anno dopo si trasferisce alla Roma, dove aveva già allenato in precedenza. Il 17 Febbraio 2017, dopo 5 anni, torna sulla panchina del Delfino, in Serie A, al posto di Massimo Oddo ed esordisce vincendo 5 a 0 contro il Genoa. Ma era una situazione compromessa. Quel Pescara era ultimo in A e fino all'arrivo del tecnico boemo non aveva ancora vinto nessuna gara, eccezion fatta per una vittoria a tavolino contro il Sassuolo. Ora è arrivato l'ultimo atto di questo spettacolo chiamato Zemanlandia. Se ne va da Pescara ma probabilmente questo è l'epilogo della carriera di Zeman.

Il Boemo è stato protagonista di una grande carriera da allenatore, fatta di tanto spettacolo ma di zero successi e zero trofei in bacheca nelle massime serie. Il risultato è casuale, la prestazione no. Questa è una delle frasi di Zeman che rispecchiano fedelmente il suo personaggio e il suo modo di fare questo mestiere. E casualmente di risultati importanti ne ha ottenuti pochi, ma di grandi prestazioni spettacolari, ne ha ottenute tante. Zeman è nato a Praga il 12 maggio 1947. Nella sua lunga carriera, Zemanlandia ha regalato il suo spettacolo toccando diverse piazze, sempre con il suo 4/3/3 spettacolare votato al gioco offensivo e alla ricerca del gol. Tanti gol. Ha iniziato nelle giovanili allenando in diverse squadre. Ha iniziato al Cinisi nel lontano 1969/70 per poi passare ad allenare, sempre le giovanili di Bacigalupo, Carini, Misilmeri ed Esalkasa, società siciliane dilettantistiche, per poi arrivare nel 1974 fino al 1983, dove allena le giovanili del Palermo, prima i giovanissimi e poi la primavera rosanero. Successivamente, dal 1983 passa ad allenare le prime squadre. La prima tappa è Licata, dal 1983 fino al 1986. Successivamente passa ad allenare il Foggia, nel 1986/87, poi Parma, Messina, per poi fare ritorno a Foggia, dal 1989/1994. Qui nasce ufficialmente Zemanlandia e il 'Foggia dei miracoli'. 4/3/3 spettacolare con un gioco offensivo, fresco, spettacolare e spumeggiante. Porta il Foggia in A vincendo il campionato cadetto nel 1990/91 con il miglior attacco, con il tridente delle meraviglie Francesco Baiano, Giuseppe Signori e Roberto Rambaudi. In Serie A, nelle successive tre stagioni, riesce sempre a salvarsi nella massima serie. Nel 1994/97 passa alla Lazio. L'anno dopo passa alla Roma, dove resta dal 1997 fino al 1999. Alla fine del millennio, nella stagione  1999/2000, tenta la sua prima esperienza all'estero, in Turchia, al Fenerbahce. Qui va male, resta solo tre mesi, e dopo tre vittorie, cinque pareggi e due sconfitte si dimette da allenatore del club turco e torna in Italia, sulla panchina del Napoli, in Seria A. Viene esonerato dalla società partenopea dopo due punti conquistati in 6 match. Successivamente, nel 2001/2002, passa ad allenare la Salernitana, in Serie B. Poi Avellino, Lecce, Brescia, di nuovo Lecce, poi nel 2008 tenta una nuova esperienza all'estero, con la Stella Rossa. Anche qui una esperienza deludente. Non supera il turno preliminare di Coppa Uefa e in campionato perde le prime tre partite non riuscendo a segnare nemmeno un gol, così decide rescindere consensualmente il contratto con il club serbo. Nel 2010/2011 torna a Foggia in lega pro. L'anno dopo sbarca a Pescara e vince il campionato cadetto. L'anno successivo è a Roma. Poi nel 2014/ 2015 allena il Cagliari in due intermezzi, dove prima viene esonerato, sostituito da Gianfranco Zola, e poi viene richiamato al posto dello stesso Zola. Il 21 Aprile 2015 si dimette da tecnico della squadra sarda dopo 4 sconfitte consecutive e la miseria di 13 punti in 21 partite.  Nel 2015/2016 è di nuovo protagonista di una avventura all'estero, in Svizzera, nel Lugano, che porterà alla salvezza e alla finale di Coppa di Svizzera, persa poi contro lo Zurigo. Il 17 Febbraio 2017 il suo ritorno al Pescara, in Serie A, fino al 4 Marzo 2018,  data che segna la fine dell'avventura di Zeman sulla panchina del delfino e la fine dello spettacolo di Zemanlandia.

Nella sua carriera da coach ha vinto 1 campionato di C2 con il Licata nel 1984/85,  2 campionati di Serie B con il Foggia nel 1990/91 e con il Pescara nel 2011/2012. A livello individuale ha vinto la panchina d'argento nel 2011/2012.

Zeman è stato il fautore del tiki taka, ha inventato un calcio spettacolo e offensivo, spregiudicato, ma non equilibrato. Ai calciatori piace attaccare e fare gol, non piace difendere, ha sempre sostenuto il boemo. È questa è stata la sua peculiarità, ma è anche stato il suo limite. Ha sempre curato e privilegiato il gioco offensivo, dando poca importanza e non curando molto l'aspetto difensivo. Il suo mantra è sempre stato fare un gol in più degli avversari. È stato e sarà sempre un maestro del calcio offensivo sia in campo che nelle dichiarazioni. Nemico di Moggi e della Juventus, fece scoppiare lo scandalo doping nel calcio, il famoso caso delle farmacie nel calcio, attaccando la Juventus, con il quale non c'è mai stato buon sangue. Ha deliziato le platee con il suo calcio-champagne. Se avesse curato di più l'equilibrio del gioco e la fase difensiva forse saremmo di fronte ad uno dei top allenatori in assoluto. Ma Zeman non è mai stato un allenatore equilibrato. Ma a suo modo, è stato un top coach del calcio offensivo e spumeggiante, che ha offerto uno spettacolo unico chiamato Zemanlandia.