L’ex bianconero Mauricio Isla, dopo il passaggio al Cagliari a titolo definitivo dalla Juventus, affermò che non aveva lasciato il segno nella sua esperienza in bianconero perché “non all’altezza” di una squadra di quel livello. Dichiarazione per molti di umiltà e correttezza ma che, a mio avviso, nasconde il voler mitigare l’ammissione di un fallimento, facendo passare il concetto che dalle parti di Vinovo non ci sia spazio per calciatori con le sue caratteristiche; Isla non fu acquistato per cifre discretamente elevate con l’idea di portare in squadra un talento cristallino ma in virtù di valutazioni che ravvisavano, nelle sue caratteristiche di corsa, grinta e sacrificio, un giocatore da Juve. Perché la storia della Juve (perlomeno da quando la seguo) è fatta sì di campioni ma anche di “gregari” altrettanto importanti. Uso un termine proprio del ciclismo, perché chiunque sia appassionato di quello sport sa quanto il termine gregario abbia un’accezione positiva: tutti, ad esempio, sanno quanto Scarponi sia stato fondamentale per le vittorie di Vincenzo Nibali, così come il famoso “treno” per le vittorie in volata di Cipollini e potrei fare molti altri esempi. Il gregario contribuisce attivamente alla costruzione di una vittoria, risulta determinante e chi ha con se’ i migliori gregari ha la sicurezza di avere le spalle coperte, un fido scudiero accanto pronto a scortarlo. Nelle Juventus che ho osservato ricordo come abbiano lasciato il segno calciatori come Pessotto, Torricelli, Birindelli, Tacchinardi, Di Livio e l’ultimo, amatissimo dai tifosi, Simone Padoin; tutti calciatori che, pur non eccellendo per una tecnica sopraffina, hanno contribuito in modo concreto nella costruzione dei successi che la Juventus ha ottenuto nel corso degli anni. Gente che ha saputo accettare la panchina col sorriso, sapendo di poter comunque contribuire alle sorti della squadra e che, quando chiamata in causa, si è sempre fatta trovare pronta, profondendo il massimo degli sforzi. Incredibili gli attestati di stima, ad esempio, riconosciuti al “talismano” Simone Padoin: arrivato dall’Atalanta tra lo scetticismo generale, ha saputo in poco tempo ritagliarsi uno spazio importante nel cuore dei tifosi grazie alla sua professionalità e dedizione alla causa ed è diventato una risorsa importante per l’allenatore: terzino, esterno, mezzala e… si… regista, ingiustamente massacrato da alcuni quando fu schierato in quella posizione, in un periodo nero per tutti, nessuno escluso, portando via lui quasi tutte le colpe delle prestazioni negative. Non appena fu formalizzato il suo trasferimento al Cagliari, dissi subito che andava iniziata la ricerca di nuovi “talismani”, dimenticando che uno era già presente in rosa: Stefano Sturaro. Il suo rinnovo fino al 2021, oltre che un ulteriore segno del desiderio bianconero di mantenere uno zoccolo duro italiano, è il risultato di prestazioni positive del ragazzo e segno della fiducia che la Juventus ha voluto accordargli per gli anni a venire. Dal suo arrivo a Torino ha messo in mostra le sue qualità: corsa, grinta, impegno totale e duttilità nei ruoli: è già stato utilizzato sia da mezzala che da esterno con la possibilità, per ammissione di Allegri, di fare anche il terzino; la fiducia del Misteri nei suoi confronti è totale, tanto che, al suo primo anno di Juve, non esitò a buttarlo nella mischia nella semifinale di andata contro il Real Madrid e Sturaro ripagò il coraggio della scelta con il famoso salvataggio sul colpo di testa di Rodriguez. Nelle interviste di rito post rinnovo ha ammesso che sarebbe suo desiderio rimanere a vita in bianconero: credo possano esserci tutte le potenzialità affinchè questo accada. Sturaro potrebbe diventare il nuovo “talismano” bianconero: un giocatore che quando serve c’è, che corre ed aiuta la squadra e che non tira mai indietro la gamba. Calciatore fondamentale: perché se è vero che le partite te le risolvono i fuoriclasse è altrettanto vero che nell’arco dei novanta minuti serve anche chi tira avanti la proverbiale “carretta” e aiuta i compagni, spesso correndo al posto loro per difendere il risultato. Da quando Allegri lo sta schierando nel ruolo che fu di Pogba, con un’interpretazione più da Vidal quasi da trequartista atipico, molto vicino alle punte, ha inanellato una serie di prestazioni molto convincenti, culminate con la partita di ieri sera in cui, a mio avviso, va inserito tra i migliori nelle file bianconere; sia chiaro, per arrivare ai livelli del cileno ne deve ancora fare di strada ma la giovane età, la voglia di mettersi in gioco e lo spirito di sacrificio sono tutti ingredienti che fanno presagire una crescita continua anche in chiave futura. Lui si è meritato il rinnovo e la fiducia della società, la Juventus dal canto suo si è ritrovata in casa un nuovo “talismano”, come da tradizione.